Un libro " pesante" : L’action du projectile cuirrasé de 6,5 m/m”

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 22/7/2020, 13:10
Avatar


Group:
UTENTE
Posts:
3,002

Status:


Sto leggendo un vecchio libro che non so se sia più curioso o per così dire un pochino “macabro”, ma certo interessante, realistico e istruttivo.
E’ intitolato “L’action du projectile cuirassé du fusil Mannlicher nouveau modèle Roumain de 6,5 mm. Ses effets sur les obstacles de differentes sortes ».


1_20

Il libro, scritto da un medico militare, presentato sotto forma di relazione all’Accademia di Medicina di Parigi nel dicembre 1893 e stampato a Bucarest nel 1894 (quindi non dovrebbero esserci problemi di copyright) presenta gli effetti del proiettile da 6,5 mm. ( lo stesso usato dal nostro ’91) su diversi obstacles, ovvero bersagli: dalle lastre di ferro, ai tronchi di albero, per finire su animali (cavalli vivi! ) e .. cadaveri umani.
Il tutto corredato da un impressionante serie di fotografie: da qui l’aggettivo “macabro” da me ( forse con un po’ di esagerazione) usato.

La definizione del 6,5 mm. come proiettile “corazzato” non deve far pensare a qualcosa di speciale tipo perforante etc.: semplicemente allora si stava passando dal proiettile in piombo al proiettile incamiciato, di qui il termine “corazzato”

Il proiettile del Mannlicher Schoenauer rumeno
2_15
Siamo negli anni in cui in Italia si stava testando il nuovo moschetto ’91, il cui munizionamento era identico a quello del Mannlicher Schoenauer rumeno (v. in Il ’91 di Simone, Belogi, Grimaldi: “ il calibro 6,5 era stato adottato con un leggero anticipo dalla Romania per i suoi Mannlicher”).
Gli esperimenti (effettuati nel febbraio ’92) consistettero in una serie di tiri contro bersagli diversi e su distanze diverse.

Il libro parte con alcune osservazioni generali sul nuovo (per allora) tipo di proiettile e sul confronto (allora attuale) con le palle non incamiciate e con i calibri maggiori allora in uso.
Al riguardo leggiamo tra l’altro che “la forza di penetrazione di questo proiettile è pressapoco di un terzo maggiore di quella del proiettile corazzato da 8 mm.” e che la precisione è “ due volte più grande di quella del fucile da 8 mm.
Per quanto riguarda la precisione essa permetteva (così almeno leggiamo) di piazzare da 50 m. 4 colpi su 5 in un rettangolo di 4x3 cm. Ma al riguardo mi dichiaro del tutto incompetente..

Dopo una parte introduttiva in cui si presentano le caratteristiche tecniche di proiettili, bossoli, carica e polveri utilizzate, il libro descrive minuziosamente i test effettuati e poi le autopsie eseguite sui “bersagli” per studiare le tipologie delle ferite
Ma leggiamo direttamente dal testo: “gli esperimenti erano divisi in tre categorie. Nella prima noi abbiamo fatto tirare su lastre metalliche, tavole, tronchi d’albero, sacchi di segatura, lastre di paraffina. La seconda concerne tiri su cadaveri umani vestiti piazzati alle distanze di 50, 100, 600, 1000, 1200, 1400 metri. La terza tiri su cavalli vivi su distanze dai 5 a 1400 metri”.
E certo un centro a 1400 metri ( sia pure in condizioni da poligono e quindi senza stress) non è cosa da poco, anche in considerazione che nel testo non si fa cenno ad ottiche montate sull’arma, i cui proiettili già a 600 m. avevano una deviazione verso il basso (così almeno abbiamo letto) di oltre 1,5 m..

Ma veniamo alle diverse fasi della prova.
Tiri su lastre
Lastre metalliche di 2 mm. disposte parallelamente a 5 cm. di intervallo e fissate saldamente. Distanza di tiro 12 metri. I proiettili perforano le prime 4 lastre e ammaccano profondamente la quinta .

5lastrew_das_2_da_12m

Aumentando lo spessore delle prime due lastre a 4 mm., entrambe sono perforate e la terza ammaccata. Ponendo 3 lastre di 4 mm., 3 proiettili su 4 perforano le prime due ammaccando la terza. Il 4° proiettile ha perforato anche la terza.

effetti su una lastra da 13 mm. a 12 e 25 m.
13_mm

effetti su una lastra di 15 mm. a 12 m.

15mm12m

Tiri su cavalli e cadaveri

cranio di cavallo dopo il tiro.. cavallo15_ma


Tralasciando i tiri su legno (ma vedi la foto di un tiro da 12 m. su un tronco di 50 cm di diametro)
4_8
, sacchi etc. passiamo a quelli su cadaveri a distanze crescenti da 5 a 1400 metri.
I cadaveri (traduciamo dal francese) “erano piazzati ora di fronte ora a gruppi di tre o cinque gli uni dietro gli altri a intervalli di 50 cm. ».
Continuiamo leggendo qua e là : « Uno stesso proiettile ha attraversato a 600 metri tre cadaveri e per un caso curioso è passato attraverso lo stesso osso (tibia) in tutti e tre » ..” Un quarto proiettile ha attraversato a 1400 (!) metri il braccio destro di un cadavere producendo una frattura di 12 cm. e frantumando l’osso in schegge”, un quinto proiettile “ha prodotto a 1200 m. una frattura della tibia di 13 cm., spezzandola in 8 frammenti, restando poi conficcato nel muscolo”, a 1200 metri un altro proiettile “ ha attraversato l’addome di un cavallo, perforando 5 volte le viscere, penetrando nella cavità toracica, perforando il polmone, colpendo una costola, tornando indietro e poi piantandosi nel polmone”: sembra un proiettile dell’attentato a Kennedy!
A 1400 metri un altro proiettile ha attraversato la coscia sinistra di un cavallo penetrando poi per 45 cm. in un sacco di segatura collocato 5 metri dietro.
Il libro registra anche il ferimento accidentale (e conseguente morte) di un soldato, Tudor Nicola, colpito accidentalmente nel poligono nel giugno del ’93, elencando con precisione i danni mortali inferti al corpo da una singola palla e riscontrati nell’autopsia: “ferita penetrante accidentale da 600 metri. Foro d’entrata nella fossa clavicolare di 6/8 mm, perforazione di 20 mm. della prima costola, perforazione del polmone sinistro, perforazione della quarta e quinta vertebra dorsale, foro d’uscita di 6-7 mm”. Il soldato morì “per emorragia polmonare e distruzione del midollo osseo”.
Questo è quanto provoca un’arma in un corpo umano…

E questo è il molto sintetico riassunto di un libro di 150 pagine, che comprende anche altri capitoli e informazioni (descrizione del proiettile, del bossolo, della carica e polvere utilizzata, esame particolareggiato dei diversi tipi di ferite, suggerimenti sulla collocazione e istruzione dei reparti e personale di pronto soccorso).
Ci sono poi (e soprattutto) 60 pagine di fotografie eseguite durante le autopsie sui “bersagli”, fra cui alcune veramente impressionanti di teste umane (ricordiamo che i tiri erano effettuati su cadaveri e non su viventi: e chissà da dove provenivano quei corpi “offerti alla scienza”, forse poveri morti senza nessuno, non reclamati dai famigliari), fotografie effettuate in due tempi: dopo essere state colpite (volti con l’espressione congelata dalla precedente morte) e dopo essere state dissezionate e ridotte a teschio. Ovviamente non mi pare il caso di presentare qui queste ultime foto.

A margine un’annotazione curiosa riguardante una discussione nata allora anche da noi, ovvero la definizione del proiettile del ’91 come “proiettile umanitario”, in quanto per la sua notevole forza e velocità di penetrazione non avrebbe fatto gravi danni se non avesse incontrato parti vitali (ma di superfluo nel nostro corpo c’è poco..), discussione che poi porterà l’Italia a realizzare (ma in pratica non distribuendolo) il “91” in calibro 7,35: “Infine non possiamo impedirci di confessare che è difficile condividere l’opinione di chi è disposto ad accordare una qualità umanitaria al proiettile moderno”: del resto, umanità e guerra mi sembra un assoluto ossimoro.
Incomincio con le prime foto.
saluti
niemand

Edited by niemand - 22/7/2020, 14:25
 
Top
0 replies since 22/7/2020, 13:10   214 views
  Share