Libretto amharico Ailé Selassié, Recuperato sul campo di battaglia

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view post Posted on 27/3/2021, 17:36
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Gentilissimi/e,
sperando di trovare il vostro interesse invio alcune scansioni di un libretto (cm.10X13) che trovai parecchi anni fa in un mercatino della mia città. Come potete leggere, è stato recuperato da uno dei nostri soldati dopo una battaglia.
Ai tempi avevo ancora qualche aggancio all'università e ne avevo approfittato per far fare una analisi e traduzione del libretto da parte di un collega competente. Non so se i risultati siano ad oggi ancora condivisibili (sono passati parecchi anni!) ma il risultato è stato il seguente:

Il titolo con traduzione interlineare del libretto in italiano corrente sarebbe: “Spiegazione del vantaggio della libertà e dell’amore per la patria//la vostra madrepatria Etiopia, avendo chiamato, vi consiglia affinché non diventiate consapevolmente malvagi// da parte dei vostri fratelli etiopici cristiani e musulmani”.
Quanto al contenuto, ho appurato quanto segue. Si tratta di un pamphlet politico-religioso, indirizzato agli Etiopi di Eritrea, proveniente dall’ambiente di corte di Ailé Selassié (in trascrizione non scientifica), e contenente un invito agli Eritrei a riconoscere la loro comunanza politica e culturale con l’Etiopia, il tutto probabilmente in funzione anti italiana. Il libretto non è datato ma probabilmente risale a circa il 1934, quando comincia a crescere la tensione fra Italia ed Etiopia. Esso è anche anonimo, attribuito ai “Fratelli etiopici cristiani e musulmani”.
Sotto al ritratto di Ailé Selassié si legge: “A colui che custodisce la vostra libertà, il venerabile Ailé Selassié I, re dei re d’Etiopia”. Il libretto, interessante, non è repertoriato nelle letterature amhariche.


A seguire, le scansioni. Le pagine sono parecchie, qui ne riproduco soltanto alcune :)

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amarico2

amarico3

amarico4
 
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view post Posted on 27/3/2021, 18:48
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Carissimo Daibanana, quando vedo queste cose che ho inseguito per anni (e questa è per me una novità), faccio fatica a trattenermi; si tratta di una delle edizioni della propaganda etiopica (direi piuttosto un tentativo di guerra psicologica) che, mentre da un lato si preparava la guerra, nella convinzione di poterla vincere e ricacciare gli Italiani come nel 1896, una parte meno acritica e più responsabile si rivolgeva alle nostre truppe di colore invitandole a non combattere i fratelli, sia cristiani (ortodossi) sia musulmani.
Nonostante la fedeltà degli Eritrei, non mancarono le diserzioni, anche di massa, ma quello che più mi incuriosisce è il fatto che, secondo chi ha letto il libretto, l'invito sia comune o contemporaneo alle due fedi religiose, mentre per quel che conosco l'appello era più spesso indirizzato nel nome della comunanza del paese; nazionalismo e rifiuto degli stranieri.
Bello, bello, bellissimo ... poi un documento storico per gli appunti relativi alla data e al luogo del ritrovamento.
 
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view post Posted on 27/3/2021, 19:17
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Chissà se questi libretti erano usati anche dagli agenti etiopici in missione in Eritrea alla vigilia della guerra...

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Il fenomeno delle diserzioni di militari eritrei durante la campagna AO assunse toni piuttosto preoccupanti, al punto che nel febbraio 1936 venne stabilito che tutti gli ascari rientrati ai reparti dopo un'assenza dovuta a qualsivoglia motivo, compreso il fatto di essere stati catturati o dispersi in combattimento, dovessero essere cautelativamente denunciati al tribunale militare per diserzione; fatti salvi poi gli specifici approfondimenti caso per caso...
 
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view post Posted on 28/3/2021, 05:53
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Bellissimo documento......
 
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view post Posted on 28/3/2021, 10:50
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Carissimi,
grazie per i vostri interventi! Wiezel, credo di aver compreso che tu ,da profondo conoscitore della materia, parli/legga l'amharico. Se lo desideri, posso farti una scansione dell'intero libretto e inviartelo per email: dovrai però avere un po' di pazienza, perché le pagine non sono poche! E questo mi porta ad una considerazione. Qui non si tratta di un semplice volantino di propaganda, ma di un libretto con argomentazioni, evidentemente, sviluppate e strutturate. Se veniva effettivamente usato come strumento di propaganda tra i soldati, mi viene da dedurne che il livello di scolarizzazione tra le truppe coloniali fosse ben più alto di quello che pensavo (da buon ignorante della materia): era effettivamente così? Anche l'appello alla solidarietà interreligiosa mi sembra che presupponga una maturità ed una consapevolezza non banali...
 
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view post Posted on 28/3/2021, 12:05
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Carissimo Daibanana, quel libretto mi interessa moltissimo ... beh, dopo tanti anni di Etiopia mastico qualche parola, tieni conto però che l'alfabeto (sillabico) di quel paese è composto da ben 260 segni contro i nostri 21 e le espressioni, come nella lingua araba, cambiano a seconda dell'interlocutore, del sesso, dell'età, dell'importanza, del livello sociale e religioso ed altrettanto mutano per la qualità di chi parla ...
Giusto quanto riporta Gebret e lua tua osservazione: ovviamente il libretto non era indirizzato al soldato, la cui analfabetizzione raggiungeva anche il 90% e i nostri "indigeni" alfabetizzati nelle nostre scuole non apprendevano l'amarico (l'amarigna, con cui è scritto il libretto), ma il tigrino (il tigrigna) e poi occorre tener conto che, in quello che diventerà l'Impero dell'AOI, si parlavano almeno 72 lingue (non dialetti).
Ancora, la produzione di quel libretto doveva essere piuttosto modesta, sia per la capacità produttiva della stamperia di Addis, sia e soprattutto per la carenza di carta, per cui, come richiama Gebret, quel libretto era un manuale d'istruzione per gli "agenti infiltrati" fra le nostre truppe, nei villaggi di confine e in quelle regioni (la buona parte dell'Impero) che mal sopportavano, ma tolleravano, l'avida dominazione esercitata da un potere feudale.
Scusa la sbrodolata, ma è colpa tua: mi fai vedere una cosa interessantissima ... e io non mi fermo più!
Grazie comunque di quanto potrai fare per me.
 
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view post Posted on 29/3/2021, 07:36
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Un magnifico documento.

Mia zia, sorella di mia nonna, fu odontotecnica ed emigrò in Eritrea prima ed in Etiopia poi, assieme al suo fidanzato, poi suo marito, sottufficiale della R. Aeronautica.

Di modeste origini (famiglia contadina, di Cordenons), volle studiare e cercare un futuro oltremare.

Mi raccontava della vita difficile, ma entusiasmante, all'Asmara prima e ad Addis Abeba poi e del successo e benessere raggiunto col proprio lavoro. Il marito cadde prigioniero e morì nel 1947 in conseguenza di aggravamento della malaria contratta in prigionia, nel Kenia.
La zia rimase in Etiopia fino al 1965, poi visse a Torino fino al 1991, anno in cui morì in tardissima età.

Era una signora semplice, ma di lei ricordo che in casa sua aveva tanti libri scritti in caratteri amarici ed in arabo, lingue che parlava correntemente, al punto da aver operato volontariamente quale interprete (ora si direbbe "mediatore culturale") a Torino, ai tempi della prima emigrazione etiopica dopo la caduta di Hailé Selassie.

Quando veniva a trovarci a Civitavecchia, ai tempi nei quali mio papà era insegnante alla Scuola di Guerra, al Circolo Ufficiali, si intratteneva con piacere a chiacchierare in lingue a me ed ai più incomprensibili, con gli ufficiali frequentatori somali, sorpresi di trovare un interlocutore...

Scusate la divagazione.
 
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view post Posted on 29/3/2021, 09:36
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Non è una divagazione
È una foto di un mondo che sta scomparendo.
Compagni di una vita e di scuola fino ai ventanni di mia moglie, ritrovati poi nel 63 a Mogadiscio, parlavano correntemente il somalo del Benadir e li ho ritrovati a chiacchierare con ragazzi Somali alla scuola d'applicazione d'arma a Torino...fino a quando è successo il disastro somalo.
I Tagliero di Asmara (Almeno alcuno di loro) abitavano in collina a Torino, si erano portati in Italia il boy con cui parlavano nella sua /loro lingua. I figli, attorno alla mia età, sono dispersi per il mondo. Uno di sicuro in Florida.
Stiamo parlando di persone che (come me del resto) se non hanno varcato la soglia degli 80, ci sono molto vicini. ed è un mondo ed una civiltà in estinzione.
Ricordarli è per spingere ancora un po' più in là l'oblio
 
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view post Posted on 29/3/2021, 10:26
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Caro Elmar Lang, bella la "divagazione" ... purtroppo le persone che vissero quegli anni se ne sono andate con i loro ricordi e pochi come te hanno potuto ascoltarli dal vivo. La zia ebbe sicuramente un momento difficile nel dopoguerra italo-etiopico, ma quando Haile Selassie capì che avrebbe avuto maggiori risultati dagli Italiani (e "cacciò" gli Inglesi il cui unico scopo era imporre una specie di protettorato e spostare le fabbriche italiane nei loro dominions), lei visse il periodo "aureo" dell'Impero, sicuramente ben integrata e rispettata (tant'è che molti italiani dimenticarono il loro paese, sconvolto da una guerra fratricida e poi non ebbero più la possibilità di tornare).
Scusa, ma dove sono finiti i ricordi della zia (i libri scritti in caratteri amarici e somali) e, ciò sarebbe veramente interessante, la zia non ha lasciato qualche scritto, qualcosa della sua esperienza, il diario di un momento storico di cui rimane davvero tanto poco?
Mi scuso di nuovo per l'intromissione nei tuoi ricordi, ma, come ho detto più sopra, di fronte a certe notizie faccio davvero fatica a comportrmi secondo le regole.
 
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view post Posted on 4/5/2021, 18:27
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Salve,

mi scuso molto per aver lasciato passare tutto questo tempo. Purtroppo, la situazione generale e le necessità della famiglia, mi tolgono gran parte del tempo che dedicherei volentieri agli hobbies.

Mia zia mancò a Torino come detto, nel 1991, dopo una lunga degenza in ospedale. Nei suoi ultimi anni, regalò praticamente tutti i suoi ricordi relativi al periodo africano... non so a chi! Ebbi la brutta sorpresa in occasione di una visita che le facemmo mio papà ed io a Torino, nel 1989. Ci disse solo che era un signore molto gentile conosciuto all'ufficio postale nei giorni di ritiro della pensione... Mio papà cercò di capire chi fosse, anche perché c'erano un paio di sciabole molto belle, che io ricordo assai vagamente ed altro.

Eh, vabbè, è tutto in mano ad un collezionista, sicuramente.

Si salvarono solo un "servizio" di teiera, lattiera e zuccheriera, in silver-plate, provenienti immagino da un circolo ufficiali italiano, che la zia mi raccontò di aver comprato da un "gioielliere" di Addis Abeba negli anni 50 e che non volle cedere per nessuna ragione. Quei tre pezzi, sono sempre ancora a casa di mia madre.
 
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view post Posted on 11/10/2021, 11:30
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Carissimo "Daibanana", scusa se torno sull'argomento, ma tempo fa (tanto tempo fa) mi avevi promesso delle fotocopie di un libretto ... non vorrei essere troppo noioso e invadente, ma quel libretto è diventato per me una ossessione e un punto importante per il mio ultimo lavoro. Ti prego, aiutami ... e non mi cederesti quel documento (o almeno le fotocopie)?
Grazie e scusa ancora la mia insistenza, Wiezel.
 
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view post Posted on 3/11/2021, 17:49
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Ciao Wiezel,
perdonami se ti rispondo con così grande ritardo, motivi purtroppo seri ultimamente mi hanno impedito di dedicarmi alla nostra comune passione per la Storia. Appena possibile ti manderò le scansioni, ne faccio una questione di correttezza (ma è anche un piacere!). O preferisci che fotocopi il libretto e ti spedisca il cartaceo?
Un caro saluto!
 
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view post Posted on 4/11/2021, 14:48
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Ricordo di essere stato impressionato, qualche mese fa, quando fu proposto alla nostra attenzionr il libretto oggetto di questa discussione. Pensavo di essere anche intervenuto, ma evidentemente mi sbagliavo.

Quindi, per ricapitolare, è confermato il suo fine e il suo utilizzo al seguito di “infiltrati” nel nostro schieramento?
 
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