Visto l’enorme interesse suscitato dall’argomento (meno male che Lupo e Kanister ci sono), proseguo con qualche approfondimento.
Innanzi tutto sgomberiamo il campo da un equivoco: non si trattò di un generoso e disinteressato gesto inglese, anzi, con quello ottennero ( al di là dell’effetto propagandistico) diversi risultati positivi (ovviamente quelle che seguono sono mie opinioni personali, e come tali opinabili)
Probabilmente il motivo principale fu di ampia importanza strategica anche per il dopo: procedere ad una “pulizia etnica” soft, sgombrando dall’Etiopia la presenza italiana: piano direi perfettamente riuscito.
Ma probabilmente ci furono per gli inglesi anche altri scopi più immediati (sempre opinione personale)
Innanzi tutto liberarsi dal gravoso impegno di mantenere e sfamare (in realtà con grande parsimonia, v. la relazione dell’Amm. V. Martines nel link sopra ricordato) 30000 civili, anziani, donne, bambini, scaricandolo contemporaneamente sull’Italia, che aveva già grossi problemi alimentari.
Poi bloccare praticamente per un anno quattro veloci navi ospedale che sarebbero certo state utili in missioni di soccorso feriti e naufraghi.
Infine obbligare la Marina Italiana a privarsi (o a comprare all’estero) di un’enorme quantità di nafta: la distanza da percorrere era di 10460 miglia pari (se sono miglia marine) a 18000 Km. Dato che le navi erano 4 e le missioni tre, in totale furono percorsi oltre 200.000 Km, più di cinque volte il giro del mondo!
Quello dei rifornimenti fu forse il problema più grosso. In origine era stata preparata allo scopo la cisterna
Lucania, dotata di tutti i contrassegni di neutralità previsti per la missione: la stessa era però stata ugualmente affondata del sottomarino inglese UNA il 13 febbraio del ’42 (ne abbiamo ampiamente parlato qui
http://uomini-in-guerra.blogspot.com/2019/...mpest.html#more.)
Ecco come l’affondamento del Lucania trova spazio nelle pagine del Diario di Ciano, che così scrive: “
12 Febbraio – Gli inglesi hanno silurato una nostra cisterna, il Lucania, mentre si recava da Taranto a Genova per unirsi al convoglio di piroscafi destinati all'evacuazione dei connazionali dall'Africa Orientale”.
” La nave –continua il diario di Ciano-
andava secondo le regole e i patti convenuti: si tratta di una vera e propria mancanza alla parola data, che non può trovare giustificazioni”.
L’affondamento della Lucania rischiò di compromettere l’intera operazione di evacuazione dei civili: scrive infatti Ciano nel Diario: “
15 Febbraio – Mussolini non ha ancora preso la decisione di rompere i negoziati con l'Inghilterra per l'evacuazione dall'A. O. Preferisce prendere ancora tempo: è contrario, in massima, alla partenza dei piroscafi, ma si rende conto che sarebbe responsabilità troppo grave il rifiutare”. La faccenda ha un seguito all'inizio di Marzo: Ciano scrive “1
Marzo – Gli inglesi vengono incontro alle nostre richieste in seguito al siluramento del Lucania: danno di nuovo le più ampie garanzie e metteranno in libertà, per rimpiazzare il Lucania, una delle nostre motocisterne confiscate. La Marina, che vuole ad ogni costo sabotare l'iniziativa,
fa obiezioni: vuole che la cisterna restituita sia inglese. Se no – dicono – al momento della pace avremo una cisterna di meno. Anche il Duce – che pure non è entusiasta del rimpatrio degli italiani – ha reagito a tale sciocca obiezione: "O vinciamo la guerra" ha commentato "ed avremo cisterne a strafottere. O la perdiamo e non ci lasceranno nemmeno gli occhi per piangere".
Interessante l'osservazione di Ciano circa il fatto che "
La Marina vuole a ogni costo sabotare l'iniziativa": forse per il consumo di nafta necessario per far uscire dai campi di raccolta (chiamiamoli così) inglesi migliaia di donne e bambini ?
Affondata la
Lucania, il problema dei rifornimenti fu risolto mediante l’utilizzo di “
due petroliere italiane l'Arcola e il Taigete (riparate dopo lo scoppio del conflitto nelle Canarie ) cui venne concesso di rifornirsi in Messico e in Golfo Persico , (munite ovviamente dei contrassegni di neutralità come quelli delle navi ospedale) per poi procedere al rifornimento in determinati punti d'incontro.” (
www.ammiragliovincenzomartines.it/..._militare_1942_)
Al riguardo di tutta l’operazione è interessante cosa ne pensasse il Duce (almeno dalle pagine del diario di Ciano):
"
9 GENNAIO Mussolini è preoccupato per la sorte dei quattro transatlantici che dovrebbero andare in Etiopia a ritirare un primo lotto di italiani: teme che gli inglesi fermino al ritorno i piroscafi a Lisbona e li catturino. Io non lo credo: escludo che il Governo inglese voglia rendersi colpevole di una simile rottura di fede promessa. Comunque – dato che Mussolini la pensa così – non posso prendermi la responsabilità e lascio a lui la decisione senza influire in alcun senso.
10 GENNAIO – Mussolini tiene duro sul suo punto di vista circa i piroscafi che avremmo dovuto inviare in Etiopia. Non vuole però prendere sulle sue spalle il peso di un rifiuto e dà queste istruzioni: insabbiare la pratica senza però spezzare il filo delle trattative”: insabbiare, tipica usanza. E intanto nei campi “di raccolta” anziani, donne, bambini languivano.
Ma, come abbiamo visto, l’operazione di rimpatrio poi ci fu.
E forse, giudicando a posteriori, l’evacuazione dei civili italiani dall’Etiopia ci tenne lontani da peggiori guai futuri.
saluti
niemand