Oggi condivido con voi questa non comune medaglia commemorativa del 7° Battaglione della Regia Guardia di Finanza, coniata per ricordare l'eroico contributo offerto dal Battaglione nella Grande Guerra, culminato negli eventi bellici della c.d. "Battaglia del Solstizio", fra il Sile ed il Piave, la cui ricorrenza coincide infatti con la festa del Corpo della Guardia di Finanza, il 21 giugno.
A memoria, dovrebbero esistere due modelli, quello già mostrato, per la truppa, ed un modello in oro per gli Ufficiali.
A seguito, un breve sunto di quegli specifici eventi.
Alle 3 del mattino del 15 giugno 1918 gli austro-ungarici sferrano l’attacco lungo il Piave, l’artiglieria italiana è pronta al contrattacco. Il VII Battaglione delle Fiamme Gialle è schierato da Cava Zuccherina a Capo Sile. Un tratto di fronte molto ampio, ma i finanzieri non arretrano.
Quando il 21 giugno 1918 giunge l’ordine di attaccare gli austro-ungarici ai nuclei d’assalto del 7° Battaglione viene chiesto di effettuare un’azione difficile: tentare uno sbarco sulla sinistra del fiume Sile e attaccare il nemico forzando le linee austro-ungariche. L’obiettivo è di costituire due piccole teste di ponte, sgomberare il terreno circostante dalle truppe avversarie e prendere collegamento con una colonna di Bersaglieri. Con sei barchini fluviali, dette “zemole” i finanzieri attraversano il fiume. Sulle prime tre 40 uomini al comando del tenente Francesco Clericuzio, sulle altre tre 50 uomini guidati dal tenente Carlo Fornaca.
Alle 19,12 avviene lo sbarco del primo nucleo, quello del tenente Fornaca. Si tratta di otto uomini che arrivano sull’argine sinistro del fiume con gli ultimi colpi di bombarde. Annientati, a pugnalate, i primi bosniaci che incontrano, costituiscono rapidamente la prima minuscola testa di ponte nei pressi di Cà Rossi per dar tempo agli altri 35 uomini delle fiamme gialle di traghettare il fiume. Meno fortunato del nucleo Fornaca, che è il primo a mettere piede sul terreno riconquistato alla Patria, è il plotone Clericuzio. “Infatti – come viene raccontato dal colonnello Severino Vercelli – non riuscì a forzare il fiume nei pressi del Molino Comello: perché come la zemola, con una decina di uomini della 20a Compagnia, si staccò dall’argine destro del Sile, fu accolta da una tremenda raffica di mitragliatrici ed affondata. Gli uomini che erano dentro morirono quasi tutti. I Finanzieri della 20a, però, non si perdettero d’animo. Saputo che Fornaca era passato, si presentarono al Comandante della 53a e passarono anche loro con la zemola sconquassata del primo nucleo, galleggiante ancora per miracolo, ma facente acqua da tutte le parti. Giunti di là diventarono furie contro il nemico. Il prezioso, per quanto pericoloso, galleggiante non traghettò soltanto gli ottanta uomini del 7° Battaglione: esso quasi subito incominciò a ritornare pieno di austriaci e di trofei, ed in meno di un’ora si ammassarono sulla nostra sponda 136 bosniaci, quattro mitragliatrici, tre cannoncini e fucili, baionette, bombe a mano, cartucce in grandissima quantità. Furono momenti di indimenticabile soddisfazione per le Guardie del 7° Battaglione: a distanza di pochissimi mesi dacché stavano sul Sile erano riusciti a scrivere una fulgidissima pagina di gloria”
Questo atto eroico del 7° Battaglione fece meritare la Medaglia di bronzo al valor Militare alla Bandiera di Guerra del Corpo.