Mostro, più che descrivo (perché ben nota), questa recente acquisizione.
L'epidemia colerica del 1884 a Napoli (ed in minor misura in altre regioni italiane) venne letta in Europa come l'ennesima riprova della fatiscenza urbanistica della città ed del suo cronico affollamento.
Elementi concausali indubbi. E' oggi acclarato tuttavia che il vibrione allora responsabile dell'epidemia apparteneva ad un ceppo indiano, ed arrivava a Napoli con navi provenienti da Regno Unito e Francia, anche se di sicuro vi trovò terreno fertile (come succederà 90 anni dopo, nel 1973).
Un quartiere popolare della Napoli post-unitaria, molto probabilmente nel Quartiere Porto (dal web)
Tumulti nei quartieri popolari, provati da carestie e decessi. Si noti una primitva barella di contenimento, la cui versione moderna abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia
di SARS-CoV-2 (dal web)
Il Corso Umberto I (il "Rettifilo" dei Napoletani) visto da Piazza della Borsa Valori, frutto dello sventramento di parte del vecchio
Quartiere Porto (dal web)L'epidemia dette la stura ad un ambizioso programma di risanamento, affidato alla Società omonima, che tuttavia, pur avendo ricostruito interi quartieri (il Corso Umberto, il Vomero, parte delle strade limitrofe a Piazza Plebiscito ed a via Partenope, si arenò nelle sabbie mobili della corruzione.
Molti Medici napoletani (Mariano Semmola, Giuseppe Buonomo e Luciano Armanni sopra a tutti), si distinsero in una vera battaglia contro il Morbo.
Tra 7000 e 9000 morti si registrarono nei quartieri popolari. Solo 1000 in quelli ricchi, che godevano di approvvigionamenti idrici dedicati.
Il popolo napoletano ne restò segnato. Ancor oggi per descrivere una persona, un oggetto o una situazione sgradevoli si usa la locuzione "E' 'nu culera".
Mariano Semmola, Medico napoletano, insignito
da Umberto I della Medaglia d'Oro per i Benemeriti
della Salute pubblica (nonché della Legion d'Onore
francese) per l'impegno profuso durante l'epidemia
colerica.Edited by Jebstuart58 - 9/6/2023, 13:25