Da “Berettaro” fin dalla nascita quale sono (essendo mio padre un Poliziotto) ed estimatore dei prodotti a marchio “PB”, non ricordo se su queste stanze se ne sia già parlato, ma come da titolo oggi intendo mostrare quella che – a mio modesto avviso – costituisce ancora oggi la “più bella”, esteticamente parlando, delle varie pistole semiautomatiche che la Casa Gardonese ha prodotto. E si tratta di una variante particolare, il c.d. “Contratto Ravizza”, che la BERETTA portò a compimento dal 1963 in avanti con la nota Armeria milanese, che aveva commissionato un certo numero di esemplari in un calibro che fosse usabile dai civili italiani. E sì, perché durerà ancora per ben oltre 50 anni da quella data l’italico divieto per il 9 mm. Parabellum, per cui ci si ingegnò a “civilizzare” un’arma originariamente destinata ai militari. Fu necessario alesare in maniera diversa la canna, perché tutto quanto il resto, scritte sul carrello a parte, è assolutamente intercambiabile fra le 2 tipologie di modelli.
La Mod. 1951 che mostro di seguito, insieme alla classica quanto ben poco ergonomica fondina di cui erano dotati alcuni Reparti della P.S., appartiene appunto a questo famoso lotto, presentando il n. di matricola punzonato sia sul carrello che sul fusto (entrambi a dx), oltre che sulla canna, cosa che non avverrà più per il resto della produzione; era inoltre assicurato un livello di finitura migliore.
Della Mod. 1951 (detta anche 951 o ’51) si è scritto molto e non sto qui a ripetermi. I “sacri testi” di Menchini e Taviani, ad esempio, ne parlano diffusamente e sulle varie testate giornalistiche di settore se ne fa ampia informazione, anche non troppo tempo addietro, per cui rimando lì per i dettagli tecnici e storici.
La mia che mostro ora fu acquistata 20 anni fa, ovviamente usata, e porta il codice BNP XIX, cioè anno 1963, del tutto coerente con la sua matricolazione che fa parte del primissimo lotto di ’51 commissionate da Ravizza. Lascio la parola alle foto, ribadendo che a mio avviso e pur con tutti i limiti tecnici di cui si può discutere, ad esempio la "scellerata" sicura a pulsante, ma somigliava a quella del MAB, quindi era più facile da memorizzare per chi aveva giàpratica col mitra, resta
il più bell’esempio di meccanica armiera, elegante e sobria nelle sue linee.
Saluti.
l'Artigliere
Armi da fuoco italiane
