So resistere a tutto..., Walther P.38

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view post Posted on 2/11/2023, 08:40
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So resistere a tutto, meno che alle tentazioni (Oscar Wilde).

Quindi, per non cedere è sempre necessario un “aiutino”. Nel campo del collezionismo delle armi, per me uno di questi “freni” è stato rappresentato per decenni dalla mia scelta di acquistare solo quelle in calibro originale. Così, per tanti anni ho potuto evitare di “investire” (qualcun altro direbbe “sperperare”) i sudati risparmi in armi nel terribile calibro 9 Parabellum. Finché… il divieto è caduto. E con esso ogni remora. Così, inserire in collezione alcuni grandi classici che desideravo da tanto è stato un attimo. Ci ho messo più tempo a riordinare un po’ di materiale (che già avevo) e scrivere queste note per presentarvene una. Vediamo quale. Ecco a voi… La Walther P.38!

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All’inizio del Novecento, il neonato calibro 9x19 (Parabellum) si avviava lungo la strada che lo avrebbe portato all’enorme successo che ha ancora oggi, con un percorso che da subito si preannunciava trionfale o quasi. Abbastanza ovvio che la Walther, come molte altre Case europee, si dedicasse a studiare, produrre e commercializzare una pistola costruita attorno a questa munizione. Inizialmente, come fecero quasi tutti gli altri produttori, si prese un modello già esistente in calibro 7,65 e lo si “ingrandì” in modo da portarlo alle dimensioni del nuovo calibro, aggiungendo anche un prolungamento della canna, ottenendo così una 9 mm a chiusura labile. L’arma scelta fu la Modello 4, allora in produzione, e al nuovo prodotto fu attribuito il nome di Modello 6, adottata dall’esercito tedesco nel 1915. È possibile vederle entrambe qui sotto:

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La pistola non era una meraviglia, l’idea di una 9 Parabellum senza chiusura stabile ancora peggio… se si aggiunge che la produzione iniziò praticamente a Grande Guerra iniziata si comprende come l’esperimento sia finito presto in un totale insuccesso, nonostante l’adozione militare. La produzione del Modello 6 cessò nel 1917.
Nei primi 18 mesi dopo la fine delle ostilità la fabbricazione di armi in Germania fu praticamente azzerata per effetto del Trattato di Versailles, poi riprese lentamente. Prima che in Casa Walther si tornasse a presentare una pistola di grosso calibro però passarono anni, caratterizzati dal trionfo delle “piccole” PP e PPK, fino al periodo a cavallo fra la fine dei Venti e l’inizio dei Trenta. A quel punto uscì un modello, denominato MP (Militar Pistole), a chiusura labile (perseverare è diabolico). Si trattava praticamente di una copia ingrandita della PP (con un sistema di scatto irrobustito rispetto all’arma originale per adattarlo al calibro più potente) che venne giudicata troppo debole e scomparve rapidamente dalla scena. Dato che la produzione di quest’arma era in aperta violazione delle condizioni imposte dal Trattato di Versailles, la pistola e le sue successive varianti non furono mai pubblicizzate né messe a listino e rimasero a lungo sconosciute ai servizi di intelligence degli alleati. In tutto, gli esemplari prodotti furono probabilmente pochissimi, forse non più di 25.

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Si ebbe poi (o contemporaneamente) un’altra versione della MP, che potremmo chiamare MP II, basata su un sistema di chiusura labile ad apertura ritardata, studiata per sparare il 9 Steyr e il 9 Parabellum. Anche questa versione venne respinta drasticamente dalle autorità militari a cui era stata presentata, perché queste ultime escludevano a priori ogni tipo di chiusura labile. Anche in questo caso le armi realizzate furono pochissime, è possibile che il numero di 25 citato in precedenza comprendesse in realtà entrambe le varianti, MP ed MP II. Il fatto che tutti o quasi i nuovi modelli/prototipi della Walther realizzati in questo periodo, e anche dopo, venissero indicati con la stessa sigla (MP) non aiuta certo a fare chiarezza.

MP ed MP II uscirono nel periodo 1930/31. Nel 1936 seguì un altro modello, sempre chiamato MP (ah, la fantasia!) e disegnato direttamente da Fritz Walther e il suo capo-ingegnere Fritz Barthelmes che, sebbene sottoposto in seguito a molte modifiche, fu il vero capostipite della linea delle armi che portarono alla nostra P.38. In questa arma, che potremmo chiamare MP III, comparve una chiusura stabile assicurata da due blocchetti scorrevoli verticalmente, situati ai lati della canna e destinati ad un certo punto ad abbassarsi, svincolando il carrello e permettendone l’ulteriore arretramento dopo l’arresto della canna stessa.

Nello stesso anno apparve la AP (Armee Pistole): in questo modello (praticamente una quarta variante della MP), la modifica più importante (accanto ad altre di minor conto) fu quella relativa alla chiusura: i due chiavistelli furono sostituiti un unico blocchetto oscillante destinato ad essere svincolato da un pistoncino e dotato di due alette laterali. Questo fu il sistema definitivo, destinato a restare inalterato nella P.38 e nei modelli successivi. Si trattò comunque di un modello di transizione; pare che non ne siano stati costruiti più di duecento, e forse anche meno di cento, nel periodo 1936-1937.

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Seguì un nuovo modello (di nuovo chiamato MP, quindi MP V) caratterizzato inizialmente dalla comparsa di una linea che lasciava scoperto il cane (che nella AP era invece avvolto dall’estremità posteriore del carrello, una caratteristica fortemente respinta dai militari) e poi, nella sua successiva evoluzione, dall’aggiunta di una sicura automatica al percussore, una assoluta novità per l’epoca.

Il 2 aprile 1938 venne rilasciato il brevetto tedesco numero 715.716, relativo ad una pistola Walther Modello HP (Heeres Pistole, pistola dell’esercito), la cui produzione per il mercato civile iniziò a metà del 1939 e finì nel 1942, con un totale di circa 25.000 pezzi. Circa 1.500 vennero vendute all’esercito svedese, che le designò come M39.

7HP

Fu questa, che rappresentava un’ulteriore evoluzione della MP (a parte alcuni dettagli minori, MP V ed HP sono praticamente la stessa arma), a venire presentata alla gara indetta dalla Wehrmacht per una nuova arma da fianco e ad essere poi indicata come P.38 dopo l’adozione ufficiale. La pistola venne comunque costantemente modificata, aggiornata e migliorata fino al 1940 e oltre, con interventi, ad esempio, sulla linea dell’impugnatura, sull’estrattore, sull’avviso di colpo in canna, sulla sicura ecc. Allo stesso modo, a titolo sperimentale si videro armi col fusto in lega leggera, in 7,65 Parabellum, in singola azione, con mire notturne… nessuna di queste fu prodotta in serie. Si possono identificare almeno 3 sequenze di prototipi: l’ultima fu quella definitiva per l’adozione. Tuttavia, l’impianto base era già quello definitivo sin dall’inizio.

La sigla “P.38” significa pistola adottata nel 1938. Tuttavia, l’adozione formale si ebbe il 26 aprile del 1940, mentre l’inizio della produzione, in uno stabilimento costruito apposta per fabbricare le pistole per la Wehrmacht, avvenne alla fine del 1939, con la cosiddetta “Serie Zero”, per indicare che le matricole di queste armi iniziavano con il numero zero. Parallelamente, venne avviata (e mantenuta fino alla fine) la produzione della pistola per i mercati civili e quelli militari diversi da quello tedesco (la RSI, ad esempio). E qui si riscontra una cosa curiosa. La sigla “P.38” indicava, tra l’altro, che la pistola era di proprietà dell’esercito tedesco (e – quindi – non commercializzabile). Alla Walther però interessava rendere immediatamente identificabile il proprio prodotto e sfruttare la promozione dell’adozione militare, per cui si decise che l’arma destinata alle forniture private si sarebbe chiamata … “Mod. P.38”. E così fu.

Ma vediamo la storia delle P.38 Militari. Negli anni Trenta, la P.08 (la mitica Luger) era un’ottima arma… praticamente obsoleta. Quindi, già dal 1934 la Germania iniziò a pensare all’adozione di una pistola sostitutiva, e nel 1937 indisse la relativa gara d’appalto. A questa parteciparono varie ditte, come la Mauser con la HSv, la Sauer & Sohn con un prototipo derivante dalla 38(H) e la Berlin-Suhler Waffen Fahrzeugwerke con la sua BSW, ma la vincitrice assoluta fu la Walther, obiettivamente di molto superiore alle altre, per quanto interessanti potessero essere. Sin dall’inizio dei suoi studi sulla nuova arma, Fritz Walther aveva infatti avuto ben chiaro cosa voleva ottenere: una pistola che mantenesse i vantaggi della P.08 (il calibro) e al tempo stesso ne eliminasse i punti deboli, abbattendo i costi di produzione, aumentando l’affidabilità e diminuendo il numero dei pezzi da cui era costituita.

Il 1° aprile del 1939 l’esercito ordinò 800 pezzi della nuova pistola. Molte di queste erano realizzate con un misto di parti della HP e della P.38 e riportavano i marchi di prova commerciali. Tutte erano aggiustate a mano. Le prime P.38 autentiche sono note come “Serie Zero” perché sono ancora identificate con il banner Walther e con numeri di matricola che iniziano tutti con lo zero. Vennero prodotti circa 12.300 pezzi, con matricole comprese fra 01 e 013000, fra l’aprile del 1939 e il marzo del 1940.
I test ufficiali terminarono il 26 aprile del 1940 e l’esercito tedesco effettuò un ordine di 410.600 P.38; tuttavia, la produzione si avviò molto lentamente e la Walther, che aveva ipotizzato di realizzare 175.000 pistole entro il giugno dello stesso anno, a quella data ne aveva prodotte e consegnate solo 9.750. Il traguardo previsto dei 10.000 pezzi al mese venne raggiunto solo il 1° aprile del 1941. Alla fine della guerra, risultarono prodotte dalla Walther solo la metà circa delle P.38 realizzate per le forze armate (circa 580.000). Per questo a partire dal mese di giugno del 1940 venne chiesto alla Mauser di cessare la produzione della P.08 e iniziare quella della P.38. Tuttavia, la Direzione della casa di Obendorf non acconsentì e continuò a produrre la P.08 fino al 1942. La produzione delle P.38 iniziò solo a novembre di quell’anno (anche perché si rese necessario allestire e avviare gli impianti di produzione della nuova pistola, il che senza dubbio richiese tempo).
Dopo lo scoppio della guerra, per ragioni di occultamento delle informazioni il nome del produttore di ogni singola arma non venne espresso in chiaro, ma con una serie di codici identificativi. Le P.38 Walther successive alla “Serie Zero” furono contrassegnate con il codice 480 da luglio a settembre del 1940, poi con il codice ac (senza numeri) fino al novembre dello stesso anno e infine, a partire da dicembre, con la sigla ac seguita dalle ultime due cifre dell’anno: ac40, ac41, ac,42…
Alla Mauser venne invece assegnato il codice byf più le ultime due cifre dell’anno dal 1940 al 1944; nel 1945 il codice divenne svw. Verso la fine della guerra l’impianto di Obendorf fu occupato e la produzione venne temporaneamente sospesa. Le ultime P.38 Mauser prodotte sotto controllo tedesco arrivano alla matricola 3000 del blocco f. Però l’attività venne presto ripresa dai francesi (che occupavano la fabbrica), a corto di armi per le loro forze di polizia e di occupazione. La matricolazione “francese” ripartì dal blocco g. Inizialmente furono realizzate delle armi assemblando le parti rimaste all’interno dell’azienda, poi si passò alla produzione vera e propria. Ciò spiega l’esistenza di pistole marcate svw45 ed anche svw46, destinate ai francesi. Queste armi furono identificate con una stella a cinque punte impressa sul lato sinistro del castello. Quelle per la polizia furono brunite, mentre quelle per l’esercito furono dotate di guancette metalliche in lamiera e fosfatate in grigio, meritandosi il soprannome di “grey ghosts”. Tutte finirono la loro storia in Indocina e in Algeria. Destino analogo ebbero gli impianti e i semilavorati della Walther e della Spreewerk, che finirono per andare ad armare il “Blocco Est”.
Col progredire degli eventi bellici, alla produzione venne affiancata la Spreewerk (con sede legale a Spandau, ma impianti in Cecoslovacchia), che operava con il codice cyq, senza indicazione dell’anno. (Si trova anche un codice cvq, su armi realizzate molto tardivamente alla fine della guerra – gennaio-marzo 1945; in realtà questo codice era già stato assegnato in precedenza alla Jos. Rathgeber di Monaco, che faceva tutt’altro. Si è ipotizzato che le pistole cvq fossero assemblate a Monaco con parti di produzione Spreewerk, ma è improbabile. Sembra invece dimostrato che il codice cvq sia dovuto all’uso di un normale punzone cyq con la “coda” della y spezzata per usura.) Pare che l’incarico alla Spreewerk fosse stato affidato sin dal 1941, ma ci vollero anni perché le sue pistole venissero accettate dagli enti verificatori; le prime furono respinte. L’accettazione si ebbe a metà del 1942. In quell’anno, sembrano risultare consegnate dalla Ditta 300 P.38 ad agosto, 550 a settembre, 1.100 a ottobre, 2.000 a novembre e 3.000 a dicembre. La produzione decollò nel 1943.

Walther, Mauser e Spreewerke furono gli unici produttori a realizzare pistole complete, ma singole parti vennero fabbricate dalla Fabrique Nationale (codice FN, soprattutto carrelli inviati alla Walther), da CZ e Brno (indicate come Brun A.G., codice fnh, produzione di blocchetti di chiusura), Privni Severoceske (in Cecoslovacchia, guancette e altre parti, codice dov) e dalla E.N.M. di Niedereinsiedel (codice jvd). Altri produttori non marcavano i pezzi realizzati.
La produzione complessiva delle P.38 militari può essere riassunta nella seguente tabella, necessariamente incompleta per la mancanza di molti dati documentali. Gli archivi della Walther andarono in gran parte perduti per gli eventi bellici e – soprattutto – per il saccheggio a cui la ditta venne sottoposta da parte dell’URSS alla fine della guerra, tanto che quando (anni dopo, ad acque più tranquille, nel 1957) la produzione della pistola venne ripresa, in versione P1, per riarmare la Germania occidentale, fu necessaria una vera e propria operazione di reverse engineering per tornare a realizzare i disegni partendo dalle armi disponibili (anche se in casa Mauser dei disegni dovevano essere rimasti, e ciò fu sicuramente utile). I numeri della tabella sono, ovviamente, molto indicativi (soprattutto per la Walther) e le somme non quadrano, ma rendono l’idea. I dati disponibili sono incompleti e discordanti, ho cercato di prendere quelli citati dalle fonti più attendibili.

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Fra P.38 militari, Mod. P.38 e Mod. HP, gli esemplari prodotti dalle varie fabbriche fra il 1938 e il 1945 furono circa 1.300.000, per la maggior parte destinate all’esercito tedesco o agli alleati. Mercati civili o Paesi neutrali rappresentano una netta minoranza. Dopo la guerra, fra prede belliche, danni di guerra, ridistribuzioni, ecc. le P.38 finirono praticamente in tutto il mondo, comprese molte Nazioni asiatiche, africane e sudamericane, oltre ovviamente ai Paesi Europei e ai vincitori del conflitto (USA, URSS, ecc.)

La Walther cessò la produzione nel 1945 e la riprese (nella nuova sede di Ulm) solo dopo il 1957. Nel 1962 ricominciò la vendita sul mercato civile. Nel frattempo, la licenza venne concessa alla francese Manhurin e alla turca Kirikale. La produzione postbellica di quest’arma (con la relativa diffusione a eserciti, polizie e mercati civili) è però un’altra storia…


Dopo l’inquadramento storico, qualche cenno tecnico. La P.38 è “l’evoluzione della specie”; quando apparve, risultò immediatamente molto al di sopra e molto più avanti delle altre pistole precedenti o coeve. Senza entrare eccessivamente nei dettagli, è possibile evidenziare alcuni aspetti:
- è progettata fin dal principio per essere realizzata con tecniche industriali di produzione di massa, piuttosto che come opera di alto artigianato, senza che ciò vada a scapito della qualità;
- la chiusura stabile è del tutto innovativa, basata su un blocchetto oscillante posto sotto la canna, più o meno a livello della camera di cartuccia, una soluzione che verrà ripresa in seguito da altre armi di successo, prima fra tutte la Beretta, a partire dal Mod. 51 e poi con la Serie 92;
- la catena di scatto e i sistemi di sicura furono rivoluzionari: non si era mai vista una pistola militare di grosso calibro con scatto in doppia azione, sicura automatica al percussore e abbatticane, tutti presenti contemporaneamente sulla stessa arma e… tutti funzionanti perfettamente;
- sono inoltre presenti un sistema che impedisce la partenza del colpo se l’arma non è perfettamente in chiusura e un indicatore (visivo e tattile) di colpo in canna.

La descrizione dettagliata dei vari componenti, della loro forma e del modo in cui operano va oltre i limiti di questo breve scritto. Ma – dato che un’immagine vale più di mille parole – si può dare un’occhiata all’esploso…

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… mentre, per vedere come operano le varie parti, può essere utile questo video:




Dopo aver parlato a lungo “della” P.38, vediamo le immagini della “mia” P.38, approfittandone per aggiungere qualche altra informazione.

Il lato sinistro l’abbiamo già visto all’inizio, osserviamo quindi il destro:

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Un primo esame esterno permette di esaminare la linea di mira…

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…il mirino, inserito a coda di rondine e quindi regolabile…

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… la tacca di mira, l’avvisatore di colpo in canna e l’estrattore; quest’ultimo è insolitamente posizionato a sinistra, per cui i bossoli vengono espulsi verso questo lato. Una pistola per mancini. (Peraltro, è una caratteristica che si ritrova sulle Walther già a partire dalla Modello 3 del 1910; l’espulsione tornerà a destra con la Modello 6 del 1915, poi di nuovo a sinistra, poi a destra… chissà perché.)

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Sul lato sinistro del carrello, a livello dell’estremità anteriore, si trova l’indicazione del modello; la dicitura “P.38” indica che si tratta di un’arma militare, di proprietà dell’esercito. Più posteriormente, a partire da sopra la leva dell’hold open, si trovano la matricola, il codice del produttore e l’anno.

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Vale la pena di spendere qualche parola per approfondire il discorso delle matricole. La Walther utilizzava campi matricolari compresi fra 1 e 9999. Ogni volta che si raggiungevano i diecimila pezzi prodotti, si ricominciava da 1 e al numero veniva aggiunto un suffisso. All’inizio di ogni nuovo anno, sia la numerazione che le lettere impiegate ripartivano dall’inizio. Le prime 9999 pistole di ogni anno non avevano suffisso; poi si partiva da 1/a. Così, ad esempio, la 25372a pistola prodotta in un dato anno avrebbe avuto la matricola 5372 b (= 10.000+10.000+5372 del terzo campo da 10.000, indicato appunto dalla lettera b). Ogni combinazione numero-suffisso-anno è esclusiva di una singola pistola. Dato che – a regime – ci si proponeva di raggiungere una produzione di 10.000 pistole al mese, all’inizio di ogni mese si aveva il cambiamento del suffisso; quindi, con questi dati è anche abbastanza facile stabilire l’anno e il mese di produzione di ogni singola arma.
La Mauser, invece, non ricominciò la matricolazione all’inizio di ogni anno. Raggiunta la matricola 10000z alla fine del 1944 (ottobre), la casa di Obendorf ripartì da 1. Anche in questo caso, la combinazione numero-suffisso-anno è esclusiva di ogni singola pistola.
Infine, la Spreewerk iniziò la produzione nel 1942 (con il codice cyq) ed utilizzò lo stesso sistema di matricolazione della Mauser. Il numero 10000z venne raggiunto nel febbraio del 1945, dopodiché si ripartì da 1, decidendo di utilizzare non più un sistema di suffissi, ma un prefisso. La prima pistola della nuova serie fu quindi la a1. Due mesi dopo la Germania decise di passare ad un nuovo sistema, eliminando del tutto prefissi e suffissi e imprimendo uno “0” prima del numero di matricola. Questa viene chiamata la “Serie Zero Variante Spreewerk”. Ancora un mese, e i Russi conquistarono la fabbrica, producendovi ancora un centinaio di pistole prima di smantellarla. Giusto per semplificare le cose, queste armi vennero identificate inserendo due zeri invece di uno davanti al numero di matricola, ottenendo la cosiddetta “serie doppio zero”.

Dei codici utilizzati per indicare gli impianti produttivi abbiamo già parlato. Qui, si può solo evidenziare come a partire dal 1943 l’indicazione del codice e dell’anno passò da” ac/43” (su due righe) ad “ac 43” (su una riga), rimanendo tale anche negli anni successivi.

Sempre sul lato sinistro, sul castello sono impressi anche la matricola (che di regola è presente anche sulla canna e sul blocchetto oscillante) e il Waffenamt (WaA). Quest’ultimo era il punzone che certificava l’approvazione ufficiale del prodotto da parte dell’Heeres Waffenamt, un organo tecnico della Wehrmacht preposto al controllo qualitativo delle armi e delle loro parti. In questo caso di tratta del WaA 359, che si trova su tutte le Pistole Walther e su alcune Mauser. Queste ultime erano però di regola approvate con il numero 135, mentre per la Spreewerk si usava il WaA 88 (anche per le armi realizzate con pezzi fabbricati in altre sedi. Alla FN si impiegava il numero 140.)

All’estremità posteriore del lato sinistro del carrello si trova la leva della sicura, che funge anche da abbatticane:

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Nella foto, la leva è collocata in una posizione intermedia (di nessuna utilità pratica) al solo scopo di far vedere in una sola immagine entrambe le lettere: spingendola verso l’alto si lascia scoperta la F, con la pistola pronta al Fuoco, mentre abbassandola compare la S, con arma in Sicura.

Sul lato destro, gli unici punzoni visibili compaiono sul carrello:

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Non sono facili da vedere e – soprattutto – da fotografare perché sono abbastanza superficiali e nella zona sono presenti segni di usura che creano ombre sfavorevoli. Comunque, è possibile osservare nell’ordine un Waffenamt 359, il marchio di prova a fuoco nazista (un’aquila su una svastica) e poi di nuovo il Waffenamt 359.

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Scarrellando, si rende immediatamente visibile il sistema di chiusura, basato sul blocchetto oscillante.

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Si tratta di una chiusura stabile a corto rinculo per cui canna e carrello sono vincolate anche in posizione di riposo, e così restano dopo lo sparo per un primo momento iniziale. Dopo un breve tratto di corsa retrograda insieme (circa 4 mm) il sistema si svincola perché il blocchetto oscillante presente sotto la canna che assicura l’unione delle due parti si abbassa sotto la spinta di un pistoncino alloggiato nel tenone posteriore della canna stessa e che va a contrastare la parete dell’alloggio del caricatore. Quando il blocchetto si abbassa, le sue alette escono dai rispettivi alloggiamenti nel castello e questo, libero, prosegue la corsa retrograda e compie il ciclo completo di sparo, mentre la canna si arresta.

La P.38 è stata studiata avendo come presupposto, fra gli altri, la semplicità da ogni punto di vista. Lo smontaggio, almeno quello da campagna per le ordinarie operazioni di pulizia, non fa eccezione. Le operazioni da eseguire sono:
 assicurarsi che l’arma sia scarica (compreso escludere la presenza di un eventuale colpo in canna);
 togliere il caricatore;
 arretrare il carrello e bloccarlo in apertura;
 ruotare di 180° la leva di sblocco, all’estremità anteriore del fusto sul lato sinistro;
 lasciare avanzare l’insieme canna/carrello;
 abbattere il cane;
 sfilare completamente in avanti l’insieme canna/carrello;
 separare la canna dal carrello;
 separare il blocchetto dalla canna;
 togliere la vite di fermo e separare le guancette dall’arma.

L’intera operazione è visibile in questo video (dove si usa una P1, ma è uguale):



Il risultato finale è questo (nella foto, il blocchetto è ancora da rimuovere):

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L’arma smontata permette di apprezzare ancora qualche dettaglio. Sul lato sinistro dello zoccolo della canna si osservano anteriormente il Waffenamt 359 e un punto, probabilmente lasciato dalla prova di valutazione della durezza dell’acciaio, e posteriormente il marchio di prova a fuoco nazista (l’aquila su una svastica).

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I Waffenamt sono anche altrove:

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Inizialmente i tedeschi li mettevano quasi ovunque, poi, a partire dal ac42, si diradano; le uniche sedi in cui non mancano mai sono il castello, il carrello, la canna e il blocchetto.

Come abbiamo già detto, oltre che sul carrello e sul fusto la matricola si trova anche sulla canna (impressa piuttosto malamente) …

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… e sul blocchetto di chiusura (parziale).

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Togliendo la relativa vite è possibile rimuovere le due guancette in bachelite marrone; all’interno si osservano le corrette marcature con il numero 1528 su quella di destra e 1529 sulla sinistra; il numero (sempre compreso fra 1 e 9) situato al di sotto indica probabilmente la posizione in uno stampo a sedi multiple, che permetteva di produrre più guancette ad ogni fusione. Questi marchi indicano che si tratta di guancette prodotte dalla AEG, un fabbricante che le ha fornite sia alla Walther che alla Mauser, ed anche alle prime Spreewerk:

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Infine, il caricatore. Monofilare da otto colpi, reca sul lato sinistro il codice jvd (indicativo del produttore: Erste Nordboehmische Metallwarenfabrik, Adolf Roessler, Niedereinsiedel, Sudetenli) e poi la denominazione del modello, P38:

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Sulla faccia inferiore della suola c’è invece una matricola (D8667). Non corrisponde, ma è sostanzialmente normale: trovare una P.38 col caricatore con la matricola corrispondente è una vera rarità. Poi, certo, è vero che – come mi disse una volta un operatore del settore – (“oggi col laser si fa qualsiasi cosa”, ma a me non piacciono queste cose… preferisco tenerla così).

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Per finire, qualche numero

Calibro: 9 Parabellum (9x19)
Numero di colpi: 8
Lunghezza canna: 125 mm (6 righe destrorse)
Lunghezza complessiva: 216 mm
Peso scarica: 958 g


E qualche indicazione per chi volesse approfondire:

Libri:
Vittorio Balzi – Walther P.38 – Supplemento a Diana Armi n° 1 – 1989
W. H. B. Smith – Walther Pistols and Rifles – The Stackpole Company – Harrysburg, Pennsylvania, USA, 1962
Ian V. Hogg – Pistole e Revolvers tedeschi – 1871-1945 – Ermanno Albertelli Editore – Parma, Italia, 1984
John Walter – Walther Pistols – PP, PPK and P38 – Osprey Publishing Ltd., Oxford, 2022
Loriano Franceschini – Le Pistole della Wehrmacht – 1933-1945 Volume 1 La produzione nazionale – Editoriale Olimpia, Firenze, 2008

Siti Internet:
http://pistole38.nl/
https://www.wehrmacht-awards.com/uniforms_...38/p38index.htm
https://smallarmsreview.com/surplus-review...an-p-38-pistol/
www.germandaggers.com/Gallery/GW.php
 
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view post Posted on 2/11/2023, 08:53
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E bravo Pat.
Scheda all'altezza tua solita.

Ed ora la P08.
 
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view post Posted on 2/11/2023, 09:00
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Complimenti!

... Però neanche una broad-arrow, neanche una coroncina.... :B):

:D
 
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view post Posted on 2/11/2023, 09:03
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bellissima lezione, grazie :)
 
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view post Posted on 2/11/2023, 09:34
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bellissimo e dotto "ripasso"..... e mi piace molto anche la "ac 45", "late war" spartana e efficiente e di grande firma.....
 
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view post Posted on 2/11/2023, 09:44


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In una sola presentazione hai messo "vita morte e miracoli" di questa splendida creatura....BRAVO!
 
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Grazie a te ho imparato molto.
Splendida esposizione.
Pino
 
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view post Posted on 2/11/2023, 10:08
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Ho limpressione che a parte Tappo nessuno degli altri novelli estimatori abbia mai visto una delle tue schede sull'altro pianerottolo.
Forse sarà il caso di pubblicizzarle un po'.

PS: per Tappo, non si vive di sole Broad arrow ...
 
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view post Posted on 2/11/2023, 11:05


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[QUOTE=kanister,2/11/2023, 10:08 ?t=62904643&st=0#entry463204999]
Ho limpressione che a parte Tappo nessuno degli altri novelli estimatori abbia mai visto una delle tue schede sull'altro pianerottolo.
Forse sarà il caso di pubblicizzarle un po'.


......ho imparato molto dalle sue schede, ed è stato anche fonte di suggerimenti collezionistici ;)
 
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view post Posted on 2/11/2023, 15:06
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Prima di tutto, grazie a tutti per i complimenti. Sono contento che vi sia piaciuta.

CITAZIONE (kanister @ 2/11/2023, 08:53) 
Ed ora la P08.

Non ti sfugge niente, eh? :D

Ma ci vorrà un po' di pazienza

CITAZIONE (TappoA @ 2/11/2023, 09:00) 
... Però neanche una broad-arrow, neanche una coroncina.... :B):

:D

Resisti!

Sai che quando ci sono non mi sfuggono... ;)

CITAZIONE (Mufasa3 @ 2/11/2023, 09:34) 
mi piace molto anche la "ac 45", "late war" spartana e efficiente e di grande firma.....

Anche a me è piaciuta "vissuta".

Ce n'erano altre, che però mi "parlavano" meno...

CITAZIONE (kanister @ 2/11/2023, 10:08) 
Ho limpressione che a parte Tappo nessuno degli altri novelli estimatori abbia mai visto una delle tue schede sull'altro pianerottolo.
Forse sarà il caso di pubblicizzarle un po'.

Ho sempre qualche riserva a farmi pubblicità da solo.
Lo spirito dovrebbe essere (ed è) di collaborazione, ma in passato, in altre sedi, del tutto diverse, mi sono trovato di fronte a forme di "concorrenza" fra pianerottoli. Se qui non c'è nulla in contrario, sarò ben lieto di fare segnalazioni crociate...
 
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view post Posted on 2/11/2023, 16:12
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Bella arma ed eccellente scheda. I miei complimenti per quel che possono valere...La P38 è un evergreen e il calibro originale le conferisce quella autenticità integrale fino ad ora mancata.

Un caro saluto giacomo
 
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view post Posted on 2/11/2023, 19:57


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Grazie per la storia della pistola sono rimasto entusiasto della tua esposizione veramente interessante
 
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view post Posted on 2/11/2023, 20:07
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CITAZIONE (PatG @ 2/11/2023, 15:06) 
CITAZIONE (kanister @ 2/11/2023, 10:08) 
Ho limpressione che a parte Tappo nessuno degli altri novelli estimatori abbia mai visto una delle tue schede sull'altro pianerottolo.
Forse sarà il caso di pubblicizzarle un po'.

Ho sempre qualche riserva a farmi pubblicità da solo.
Lo spirito dovrebbe essere (ed è) di collaborazione, ma in passato, in altre sedi, del tutto diverse, mi sono trovato di fronte a forme di "concorrenza" fra pianerottoli. Se qui non c'è nulla in contrario, sarò ben lieto di fare segnalazioni crociate...

Visto che l'altro pianerottolo è composto da un sito con una serie di schede e da un forum di discussione penso che non ci sia concorrenza tra questo che è un forum e la parte delle schede sull'altro sito, in fin dei conti mandiamo continuamente rinvii a siti quali "il91".
Senza considerare che i partecipanti all'altro forum sono quasi tutti presenti anche qui.
 
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view post Posted on 3/11/2023, 14:48
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CITAZIONE (kanister @ 2/11/2023, 20:07) 
Visto che l'altro pianerottolo è composto da un sito con una serie di schede e da un forum di discussione penso che non ci sia concorrenza tra questo che è un forum e la parte delle schede sull'altro sito, in fin dei conti mandiamo continuamente rinvii a siti quali "il91".
Senza considerare che i partecipanti all'altro forum sono quasi tutti presenti anche qui.

E' quello che penso anch'io. Volevo solo essere certo di non creare problemi.

Quindi, per chi ha tempo da perd... no, scusate, per chi fosse interessato, ecco i link:

www.exordinanza.net/schede/Kongsberg1914.htm
www.exordinanza.net/schede/MauserC96.htm

www.exordinanza.net/schede/Remington-NMA.htm
www.exordinanza.net/schede/1911-2011.htm
www.exordinanza.net/schede/Colt1911a1.htm
www.exordinanza.net/schede/1911.htm
www.exordinanza.net/schede/SW17.htm
www.exordinanza.net/schede/SWBS.htm

www.exordinanza.net/schede/Roth-Steyr_1907.htm
www.exordinanza.net/schede/steyr12.htm

www.exordinanza.net/schede/nagant.htm
www.exordinanza.net/schede/T33.htm

www.exordinanza.net/schede/WebleyMkVI.htm
www.exordinanza.net/schede/Enfield%20N2%20MkI.htm

www.exordinanza.net/schede/bodeo.htm
www.exordinanza.net/schede/bodeospagnola.htm
www.exordinanza.net/schede/Tettoni.htm
www.exordinanza.net/schede/Ruby.htm
www.exordinanza.net/schede/Beretta-15.htm
www.exordinanza.net/schede/Beretta1922.htm
www.exordinanza.net/schede/beretta-31.htm
www.exordinanza.net/schede/beretta3435.htm
www.exordinanza.net/schede/418.htm
www.exordinanza.net/schede/Beretta70.htm
www.exordinanza.net/schede/Beretta51.htm
www.exordinanza.net/schede/Enfield-Terni.htm

www.exordinanza.net/schede/Husqvarna_M07.htm

www.exordinanza.net/schede/TesterEnfield.htm

Buona lettura!
 
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view post Posted on 3/11/2023, 15:23
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