"glossario" lame coloniali, Autore mufasa

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view post Posted on 23/9/2007, 11:35
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mufasa




I souvenir più ricorrenti dei nostri reduci (probabilmente perché meno soggetti a deteriorarsi o perché nell’immaginario di allora più identificativi dell’esotico, o perché nel senso esteso del termine veri e propri trofei) sono gli scudi di pelle di ippopotamo o giraffa e poi coltelli, pugnali, lance, sciabole, spade locali o prodotte in Europa per l’esportazione in quelle terre. E per lo più dimenticati nelle case dei reduci, tranne qualche esemplare di fattura particolare o prezioso, solo di recente l’interesse (e ahimè il valore) di questi oggetti è cominciato a salire. Ma non è mai stato fatto e non esiste uno studio, un testo, o un museo dove si mostra o si racconta un po’ di queste armi, al punto che la stessa denominazione (spesso anche nei testi d’epoca) è confusa o errata. Abbiamo combattuto vittoriosamente contro dervisci, galla, dancali, tigrini, eritrei, somali, etiopi, azebò, e altri, e ognuno di loro aveva la sua arma caratteristica. Molte armi erano prodotte localmente, poi esisteva un fiorente commercio di lame europee (soprattutto tedesche e inglesi, ma anche belghe e persino italiane) , spesso di pessima qualità, incise in modo dozzinale, ma talvolta dei veri e propri gioielli, per lo più fornite in “bianco” dove venivano montate impugnature in corno, in bufalo o rinoceronte, o ebano o quello che passava il convento. Oltre le incisioni ad acido floreali sono abbastanza, il Leone di Guida e il volto dei vari negus, e su quelle straniere raramente compare il marchio del fabbricante. Mi sono perso perché volevo semplicemente provare a stendere una specie di glossario:

SEIF : spada con lama dritta, a due fili, impugnatura cilindrica e sempre terminata da un anello più grande, dello stesso materiale dell’impugnatura o in ferro. E’ simile (seif in arabo significa sciabola) alla sudanese kaskara (usata anche dai dervisci) che a sua volta (per l’impugnatura a croce) ricorda la classica spada tuareg (takouba) insomma tre spade cugine.

CHOTEL: la classica scimitarra a falce accentuata a due fili, con impugnatura in corno, legno, raramente in avorio, sempre terminante con una sezione più grande.

GURADE’: sciabola con lama con il solo lato convesso affilato (e curva molo meno accennata del chotel)

I foderi del seif, del chotel, e del guradè, erano di solito di cuoio grezzo non conciato rivestito di pelle rossa, più di rado verde, e talvolta, sulle armi più curate con finimenti in argento, ottone, e più raramente lavorati. Le lame erano ribattute su un codolo a cupola, o spesso su una moneta (il classico tallero d’argento di Maria Teresa, o anche delle monete italiane).

BILLAO E’ il classico pugnale somalo, con lama larga, piatta, asimetrica, impugnatura in corno o in avorio in un solo pezzo o più pezzi o lamine sovrapposte, terminante con una cuspide, in metallo, su quelli in avorio spesso in argento, o con tre punte.

SOTET (ma anche gierdet) è il classico coltello con l’impugnatura a X in ebano, con la lama classica, o terminante a C (il terribile “eviratore”)

Poi non ho mai trovato una dizione specifica del pugnale da braccio sudanese, quello con la lama a triangolo isoscele e il fodero con l’anello appunto per fissalo sopra il gomito. Mentre gli abissini chiamavano lo stesso coltello (da fissare alla cintura) TCIUNBE’



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Fante

Beh, Oriano, che dire, un argomento veramente interessante e uno spaccato "tecnico" di indubbia utilità.
Confesso di essere anch'io uno dei tanti che non ha mai prestato particolare attenzione a questa originale tematica, dedicando poco più di uno sguardo curioso a quanto spesso presentato, come correttamente osservi, come un souvenir....
Il punto probabilmente è proprio questo, il fatto cioè di non avere mai appreso la storia, l'origine e l'utilizzo bellico di queste armi, il non aver mai potuto o voluto approfondire un argomento che in qualche modo esulava dalla stessa tematica "coloniale".
Ecco perchè il tuo intervento giunge particolarmente gradito e utile ed ecco perchè ti invito fin d'ora a volerlo approfondire e arricchire con nuovi dettagli e nuove imagini.
Un ottimo lavoro davvero e una gran bella collezione! Max.


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mufasa

Non è difficile trovare, fotografare, vedere (perché no fuori delle armerie e dei negozianti di militaria anche comprare) le armi coloniali italiane. E’ che non esiste (o almeno non conosco) fuori di qualche cenno negli articoli del bravissimo Calamandrei nulla, nessuna ricerca, nessuno studio organico, nessun catalogo, come invece è stato fatto per le armi coloniali inglesi o francesi. Altresì è difficile, almeno per me, trovare e documentare fuori dei soliti cenni nei vari libri (sto leggendo l’epopea del XV coloniale e i nostri ascari sono per pagine intere coi guradè tra le mani), o delle cartoline reggimentali, il loro impiego semi ufficiale. Così ho scoperto molto poco dei billao delle guardie Vicereali, o dei coltelli da braccio del XIV coloniale, o dei chotel della cavalleria coloniale e così via. Ma sono sempre in allarme. Questo invece che manca nelle foto di questa mattina è un GILLE, dancalo, quindi dei primi tempi della nostra epopea coloniale, e orizzontale, all’araba…..






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Ghebret

E' vero, le testimonianze scritte e orali sull'uso di queste armi, anche in combattimento, non mancano, ma è inutile pensare di trovare normative che ne regolamentino l'impiego, che era senz'altro "tollerato", ma non previsto ufficialmente, se non per la cavalleria naturalmente (la dotazione prevedeva le sciabole del modello in uso in Italia, ma molte "Penne di falco" usavano comunque le loro scimitarre).
Se la trovo ti posto una testimonianza scritta relativa ad un Bulukbasci che faceva il capo-cuoco in un Battaglione Eritreo, e girava sempre con il suo gurade con il fodero pieno di chiazze, che lui asseriva essere di sangue nemico, ma che secondo gli Ufficiali, che lo canzonavano, non erano altro che macchie di sugo. Povero orgoglio ferito!


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HUSKY

questi sono dei cimeli di mio nonno soldato in AO, sono direi perfetti.


ma non ricordo il nome di questa lama




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mufasa

......... ti confesso mai visto e mai incontrato, e nessuna foto tra le foto che ho raccolto, sia nella tipologia della lama da kriss malese, sia nel fodero conciato "all'europea".........

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HUSKY

eppure è maeriale africano originale, boh???


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mufasa

.... il fatto che non l'abbia mai incontrato dice ben poco, tanto c'è ancora da incontrare, e molte volte quello che si incontra non si riesce a classificare perchè non esisteva un industria, ma tanti artigiani, che costruivano secondo le tradizioni dei modeli tradizionali. Ecco perchè la lama del nostropesudo kriss sembra molto curata per hli standard del corno d'Africa, come le lame europee, mentre l'impugnatura se è in corno con gli inserti in acciao o alluminio è comune in Somalia e in Etiopia. Ma poi non dimentichiamo che a nord c'era il Sudam ea Sud c'era il Kenia, che gli inglesi comemrciavano come dei matti con gli abissini prima che arivassimo noi e dopo che siamo andati via. E poi che i ricordi di famiglia, i ricordi di tuo nonno, non hanno proprio bisogno di stime o certificazioni. Tienili stretti. Bellissimo lo scaccamosche, col manico in avorio vero? uno status! il primo proprietario doveva essere un elegantone............


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HUSKY

la tua descrizione è perfetta in toto, però non sò sove li abbia presi o comprati mio nonno dato che comunque in africa è stato diversi anni più he altro in etiopa esomalia.
lo scacciamosche in avorio era comunque utile, il coltello sembra nuovo, lo scudiscio funziona bene anche adesso, pur se un po secco (forse dovrei ingrassarlo ?)
appena le trovo inserisco altre foto dell'epoca in sui ci sono accessori interessanti.

ma secondo te che valore possono avere questi cimeli più o meno?


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mufasa

.... non c'era ironia, lo scacciamosche è per me il pezzo più interessante, col manico in avorio e le setole che sembrano in criniera di leone apparteneva di sicuro a un notabile, ed era in etiopia più che un "attrezzo" uno "status" dei notabili e la criniera di leone sui copricapi o dappertutto era una prerogativa di quelli che contavano....

... sul cuoio o la pelle io uso per le fondine un buon grasso da scarpeo da scarponi neutro, inglese perchè le vizio, ma va bene anche quello di foca tipo anfibi dell'esercito.....

.... sul prezzo è impossibile darti un riferimento, (per darti un idea ho comprato billao dalle 30 alle 50.000 lire quando non c'era ancora l'euro, poi dai 35 a 70-80 euro fino a poco giorni fa, e li ho visti vendere, provare a vendere anche a 300-350 euro....)


CITAZIONE
HUSKY

niente male i prezzi, grazie per in consigli, comunque credo, nella mia ingnoranza, che il crine dello scacciamosche sia di cavallo, ma non ne sono sicuro

CITAZIONE
mufasa



... è in teoria la parte meno interessante di un guradè abissino (allego altre due foto, una per l'insieme e una per il classico leone di Giuda della parte opposta) che ho appena "perso" in un asta ebay (450 euro e io poco più della metà e poco poco convinto perchè dagli Usa preferisco quasi perderle)... perchè come i billao della guarda Vicereale, dove non sono venuto a capo a nulla, così ho incontrato un diversi seif e guradè di qualità con lame europee come queste, col GG (alcune sotto una specie di marchio tipo termometro) che mi confonde, perchè dovrebbe o potrebbe essere un marchio di unl costruttore tedesco o inglese (ma li ho tutti e non corrisponde) oppure (ma più improbabile per l'alfabeto) qualcosa di locale...... boh.........


.... io sono un uomo dell'altro secolo, esattamente come mi raccontavono dei garibaldini quando andavo a scola tra glia nni 60 e 70, che vuol dire che sono un pasticcione col computer.... che vuol dire che chi è capace tolga pura la doppia, sistemi questa etc... etc...



... è molto difficile trovare sulle lame (anche quelle europee) marchi o riferimenti del costruttore che possano aitare a datarle. Invece molto utili talvolta è il cappellotto o sopratutto la moneta dove tradizionalmente veniva ribatutto il codolo..... alcuni esempi:

... il cappellotto a cupola, talvolta inciso




.... e se il cappellotto era su un chotel con la lama europea, questo classico Tallero di Maria Teresa chuide una splendita lama locale (sempre chotel) forgiata a mano, ed è la moneta più comune che si incontra........





... chotel dell 800 perchè sono 10 centesimi di Umberto primo........ chissà se un trofeo o fatta in Eritrea? ( e le monete italiane sono poco comuni).........



..... e questo è un Buono da due lire del 22 o del 23 ( bisognerebbe vederlo dall'altra parte) su un seif inequivocabileme abissino, con la lama europea, col leone di Giuda e l icona di Menelik........ boh!



 


.... una lama incisa inglese d'iportazione..... sono rare le lame di qualità, e nonostante tutto gli inglesi erano quelli che facevano meno distinzione tra mercato europeoo e africano.... stupende alcune penso Wilkinson che non avevano nulla da invidiare alle migliori dell'epoca....


 






..........e il solito Menelik...........


....... per Gondar segue da sotto.....




CITAZIONE
Ghebret

Dal Decreto Governatoriale del 21/XI/1910, contenente norme sulla Pubblica Sicurezza:


Applicazione dell'art. 13:




CITAZIONE
mufasa

…. Interessantissimo Gabriele…… per come i coltelli erano nel 1910 già famigliarmente “i billao”….. e la legge indigeni all’epoca era già più permissiva che per i nazionali visto che in Italia era il periodo delle “mozzette” (i coltelli senza punta)….. e allora ecco un billao “vietato” (io pensavo che era da donna!)…….

 
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