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view post Posted: 23/11/2023, 08:44 Cassetta munizioni MG42? - VARIE DA IDENTIFICARE
Secondo alcuni siti si tratterebbe di una cassetta metallica destinata agli attrezzi e agli accessori per la manutenzione del cannoncino antiaereo 2cm. FlaK 30/38 (vedi link), probabilmente sottoposta poi a un successivo riutilizzo. Sarebbe in questo modo giustificata l'aggiunta delle due alette per un eventuale lucchetto. Ieri, sfogliando un vecchio libro ho trovato anche una foto che avvalorerebbe tale ipotesi, questa sera se ho tempo la posto.

www.44thcollectorsavenue.com/Milit...2-M-000027.html

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view post Posted: 22/11/2023, 15:56 Dallas, 22 novembre 1963... - OFF TOPIC
Molto interessante il video di Harris, grazie della segnalazione.

Non volevo in questo sede sollevare la questione della cospirazione... Probabilmente la verità sull'assassinio Kennedy la conosceranno i nostri nipoti, o forse non la si conoscerà mai, ciò in fondo non ha grande rilevanza sul percorso seguito dalla Storia da quel lontano 22 novembre di 60 anni fa...

La mia "curiosità", se tale si può chiamare, riguardava più che altro l'arma del delitto.

Restano a mio parere due questioni che mi appaiono tutt'ora alquanto difficili da comprendere:

1) la teoria del "magic bullet", ovvero del "proiettile magico" che avrebbe colpito sia il presidente Kennedy che il governatore Connolly provocando a quest'ultimo una serie di ferite multiple: è possibile, dal punto di vista balistico, che un proiettile cal 6,5mm di quel tipo, sparato da quell'arma, a quella distanza, sia dotato di un simile potere vulnerante e di penetrazione per poi conservarsi praticamente intatto pur avendo attraversato ossa e tessuti di due diversi individui?

2) subito dopo l'attentato il corpo del presidente fu trasportato al Parkland Hospital di Dallas al quale, secondo le leggi vigenti nello stato del Texas, sarebbe ufficialmente spettato il compito di effettuare l'autopsia sul corpo della vittima; ciò ovviamente non avvenne. Anzi, vi fu un durissimo scontro tra il dottor Earl Rose, che era il medico anatomo-patologo (medical examiner) responsabile in quel momento del servizio di medicina legale dell'ospedale, e i servizi di sicurezza della presidenza che, scavalcando la legge, ottennero con la forza che il cadavere del presidente Kennedy venisse trasportato immediatamente all'ospedale navale di Bethesda, nel Maryland. Il famoso "proiettile magico" (catalogato come reperto CE 399) venne ritrovato nei corridoi del Parkland Hospital dopo che uno dei dipendenti dell'ospedale, spostando una lettiga, aveva udito un oggetto metallico cadere sul pavimento. Come ci era arrivato su quella lettiga quel proiettile? Possibile che un reperto di così inestimabile importanza fosse stato "dimenticato" nel corso dei drammatici momenti seguiti alle primissime cure d'urgenza prestate dai sanitari al corpo oramai già senza vita del presidente?

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view post Posted: 22/11/2023, 11:52 Dallas, 22 novembre 1963... - OFF TOPIC
E infatti, proprio qui sta il punto. Una prova effettuata in poligono da uno specialista, in condizioni ambientali ideali, sparando contro una sagoma o un bersaglio fisso, è cosa totalmente diversa che tirare dal sesto piano di un edificio, contro un bersaglio in movimento (per quanto in quel preciso momento il corteo di autovetture sulle quali si trovava Kennedy procedesse a bassa velocità) sapendo di attentare alla vita del presidente degli Stati Uniti e che la punizione per tale crimine sarebbe stata l'ergastolo o la sedia elettrica... Qualche ora dopo, quello stesso pomeriggio, mentre sta bighellonando apparentemente senza meta non lontano dalla pensione dove occupa una camera in affitto, Oswald ucciderà a colpi di pistola un poliziotto di ronda insospettitosi del suo comportamento (il suo identikit era già stato ampiamente diffuso sui canali radio della polizia e i mezzi d'informazione locali), s'infilerà in un cinema senza pagare il biglietto allo scopo di nascondersi e, dietro segnalazione della cassiera, verrà infine catturato da una trentina di agenti accorsi sul posto. Insomma, difficile credere che Lee Harvey Oswald possedesse i requisiti psicologici del killer professionista dallo sguardo di ghiaccio e dai nervi d'acciaio, e che quindi fosse in possesso anche delle abilità di un tiratore dotato di una mira e una dimestichezza nel maneggio delle armi decisamente molto al di sopra della media. Si è parlato a lungo del periodo di servizio trascorso da Oswald nel Corpo dei Marines, durante il quale ottenne apprezzabili punteggi nelle sessioni in poligono (ottenendo la qualifica di "marksman", tiratore esperto, ma senza in ogni modo raggiungere quella di "sharpshooter", ovvero tiratore scelto), ma raramente si accenna al fatto che finì sotto corte marziale per essersi ferito accidentalmente mentre maneggiava una pistola calibro 22, venendo per tale motivo degradato da "private first class" a "private", e che qualche tempo dopo subì un nuovo processo per aver aperto il fuoco senza motivo con l'arma d'ordinanza mentre effettuava un turno notturno di sentinella. Ma anche queste considerazioni provano tutto e provano niente...

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Edited by rip-stop - 22/11/2023, 12:47
view post Posted: 22/11/2023, 09:46 Cassetta munizioni MG42? - VARIE DA IDENTIFICARE
A me sembra proprio diversa anche nelle proporzioni... E poi cosa intendi per "doppio nastro"?

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view post Posted: 22/11/2023, 09:42 Dallas, 22 novembre 1963... - OFF TOPIC
A sessant'anni esatti dalla data dell'attentato che costò la vita all'allora presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, gran parte dei misteri su quel tragico assassinio permangono, compresi quelli legati all'arma del delitto, il moschetto 91/38 Carcano, matricola C2766, che Lee Harvey Oswald comprò per corrispondenza presso un rivenditore di armi ed articoli sportivi di Chicago al prezzo di 19,95 dollari, inclusa un'ottica 4X della Ordnance Optics già montata e compresa nell'offerta. Da parte mia, avendo letto parecchi libri su quello storico attentato (compreso il famoso "rapporto Warren"), continuo a nutrire parecchie perplessità riguardo alla precisione dell'arma e alle capacità di tiratore di Oswald, ma mi piacerebbe sentire anche qualche opinione in più dagli esperti del forum rigardo a questo specifico aspetto di quella drammatica vicenda. A voi, dunque, la parola...

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view post Posted: 20/11/2023, 20:51 Il missile francese visto dal Piemonte - OFF TOPIC
Credo che se si studiasse un po' più a fondo le vicende della Francia nel corso della seconda guerra mondiale potremmo constatare che i nostri cugini d'oltralpe di "porcate" ne combinarono molte di più (senza naturalmente voler in nessun modo offendere il popolo francese, si tratta di un'osservazione la mia espressa in base a un criterio esclusivamente storico-critico). Il governo francese di Vichy costituì un vergognoso campionario di debolezza, indecisione,corruzione, arrivismo e interessi personali, per non parlare poi del collaborazionismo "attivo" con l'occupante tedesco propagandato e messo in atto soprattutto dai movimenti politici dell'estrema destra francese in funzione anti-comunista e anti-ebraica. E comunque furono numerosi, nel corso del conflitto, i paesi che scelsero o furono costretti a cambi di campo e di casacca in maniera a dir poco inelegante... Cerchiamo di guardare un po' più in là del nostro piccolo reuccio e scopriremo facilmente che c'è anche chi si è comportato in maniera peggiore.

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view post Posted: 20/11/2023, 16:00 Il missile francese visto dal Piemonte - OFF TOPIC
Beh, diciamo che anche in Francia la situazione riguardo all'ammodernamento di armi e armamenti presentava luci e ombre...

La costruzione della linea Maginot avveva praticamente dissanguato il bilancio della difesa francese a scapito soprattutto del riequipaggiamento dei reparti dell'esercito: il programma relativo allo sviluppo di mezzi blindati e corazzati aveva subito una serie di lunghissimi ritardi (l'impostazione del progetto del Char B1, ad esempio, risaliva al 1921 ma i primi carri vennero completati solo nel 1935 e inizialmente la produzione si limitò a poche decine di esemplari) tant'è che all'epoca della invasione tedesca l'esercito francese annoverava tra i mezzi blindati in servizio oltre un migliaio di vecchi Renault FT17 risalenti alla prima guerra mondiale. L'arma di fanteria e quella di cavalleria si disputavano di fatto l'una con l'altra il controllo sui programmi relativi alla componente corazzata dell'esercito e ciò dava adito a sprechi e duplicazioni di vario genere a fronte di disponibilità finanziarie e di bilancio costantemente risicate: solo con grandissimi sforzi si riuscì a creare un'arma corazzata autonoma che però nel maggio del 1940 si trovava ancora in fase di formazione. L'artiglieria campale era ancora in gran parte basata sul glorioso pezzo da 75mm M.le 1897, solo parzialmente riammodernato e riadattato per il traino meccanico, e l'artiglieria anti-carro sul cannoncino Hotchkiss M.le 1934 in calibro 25mm (in Germania e in Unione Sovietica per questa tipologia di armi ci si era orientati invece su pezzi di calibro superiore, rispetivamente 37 e 45mm).

La situazione dell'aviazione era senz'altro migliore (la Francia, insieme alla Gran Bretagna, era una delle nazioni d'Europa con la più lunga e prestigiosa tradizione pionieristica in campo aviatorio) ma, come già detto, alla vigilia del conflitto l'Armeé de l'Air si trovava in una delicata fase di transizione annoverando un parco macchine piuttosto disomogeneo basato su molti differenti modelli (tra cui ben tre caccia di prima linea: Dewotine D.520, Morane-Saulnier MS.406 e Bloch MB.152). Anche in questo caso l'immissione in servizio dei nuovi apparecchi era avvenuta a rilento a causa del sovrapporsi delle specifiche e alle difficoltà legate alla riorganizzazione industriale interna che aveva avuto notevoli ripercussioni negative sui ritmi di produzione. L'emergenza bellica diede un notevole impulso alla produzione aeronautica francese ma era oramai impossibile recuperare il tempo perduto e la decisione di rivolgersi agli USA per le forniture di nuovi e più moderni apparecchi giunse troppo tardi per consentirne la consegna.

Grandi sforzi erano stati profusi invece nel potenziamento della marina, sia in funzione anti-italiana, sia perchè all'armata navale francese era affidato il compito garantire i collegamenti marittimi tra la madrepatria, i possedimenti francesi d'oltremare lungo le sponde meridionali e orientali del Mediterraneo, nonchè le varie colonie sparse in Africa Occidentale, Sud-Est Asiatico, America ed Oceania. La Marine Nationale poteva quindi schierare 5 corazzate, 14 incrociatori pesanti e leggeri, 41 cacciatorpedinieri, una portaerei (la "Bearn") e svariato altro naviglio di vario genere sia di superficie che sottomarino. Alcuni degli incrociatori pesanti francesi potevano tra l'altro vantare ottime caratteristiche sia dal punto di vista del potenziale bellico che dalle qualità marinaresche ed erano considerati tra le migliori realizzazioni di quel periodo nella loro classe. La marina militare francese disponeva inoltre di una propria aviazione navale che, per quanto riguarda il teatro operativo del Mediterraneo, era articolata su 25 squadriglie suddivise tra le specialità di caccia, bombardamento in picchiata, ricognizione e soccorso, tutte dislocate su basi a terra situate in Provenza, Algeria e Tunisia. Anche in quest'ambito, per ovviare all'invecchiamento di una parte dei velivoli, era stato proposto e approvato un vasto programma di ammodernamento e di incremento numerico mediante l'acquisto di oltre 2000 nuovi aereoplani dagli Stati Uniti, ma le vicende belliche impedirono il concretizzarsi di tale progetto.
Le forze navali francesi furono quelle che ebbero meno a soffrire dalla drammatica sconfitta del Paese ma non per questo conobbero ore meno travagliate, ritrovandosi a combattere addirittura contro l'ex-alleato britannico nel corso del tragico e controverso episodio dell'attacco inglese alla base nvale di Mers-el-Kébir.

Insomma, non sempre l'erba del vicino è sempre più verde...

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Edited by rip-stop - 20/11/2023, 20:27
view post Posted: 20/11/2023, 11:04 Il missile francese visto dal Piemonte - OFF TOPIC
CITAZIONE (lupo volante @ 19/11/2023, 21:23) 
In altri tempi, mentre noi costruivamo i CR42 loro costruivano i Dewoitine D.520

In realtà lo sviluppo dei caccia monomotori monoplani della Regia Aeronautica e dell'Armee De l'Air francese procedette più o meno parallelamente: il Dewotine D.520 effettuò il suo primo volo nell'ottobre del 1938, all'incirca un anno dopo quello dei nostri Fiat G.50 e Macchi MC.200. L'ingresso in servizio del D.520 fu ritardato dalla volontà dei francesi di dare la precedenza al Morane-Saulnier MS.406, il cui progetto risaliva addirittura al 1934-1935, macchina dalle prestazioni tutto sommato modeste e largamente inferiori a quelle del Me.109 tedesco, ma che nel maggio del 1940 costituiva in pratica l'ossatura dei reparti da caccia francesi con un migliaio di esemplari assegnati a una dozzina di diversi Groupes de Chasse (formazioni grosso modo equivalenti ai nostri stormi da caccia). C'è inoltre da tener presente che nel settembre del 1939, alla data dello scoppio della seconda guerra mondiale, l'aviazione francese era in piena fase di riequipaggiamento: oltre al D.520 e all'MS.406 erano da poco o da pochissimo entrati in servizio l'ottimo bombardiere medio Lioré et Oliver LeO. 451 e i caccia/assalto bimotori Potez 630 e Breguet 690/695, aerei validi e moderni ma la cui entrata in produzione aveva subito numerosi intralci e rallentamenti dovuti a una serie di diversi fattori, non ultimo la volontà del governo di procedere al completo riassetto dell'industria aeronautica tramite un processo di nazionalizzazione e di accorpamento delle principali aziende del settore. Anche per questa ragione, tra il settembre del 1939 e il maggio del 1940, vistasi alle strette, la Francia si rivolse agli Stati Uniti stipulando numerosi contratti per l'acquisto di grossi quantitativi di aerei da caccia e da bombardamento (Curtiss P-40, Bell P-39 Airacobra, Douglas A-20 Havoc, etc.) ma a causa del crollo repentino delle armate francesi nessun di tali velivoli riuscì ad essere consegnato e la maggior parte di essi venne "dirottato" alla R.A.F. inglese.

Riguardo all'"anomalia" costituita dal nostro CR.42, se ne è già abbondantemente parlato su Miles. A differenza che nell'aviazione militare tedesca, inglese e francese, presso i vertici della Regia Aeronautica regnava ancora una notevole diffidenza nei confronti dei caccia monoplani monomotori, all'epoca considerate macchine insidiose e pericolose a causa dell'elevato carico alare e della eccessiva velocità in fase di atterraggio; tale diffidenza era per altro condivisa dagli stessi equipaggi dei reparti di volo, abituati da sempre alla straordinaria maneggevolezza e alle "rassicuranti" caratteristiche di volo dei nostri biplani. In attesa perciò di risolvere i problemi di messa a punto dei caccia monoplani di prima generazione e di famigliarizzare gradualmente i piloti al passaggio sui nuovi apparecchi, si decise di avviare come misura provvisoria la produzione del CR.42, anche perchè la sua costruzione tradizionale e la notevole semplicità della macchina consentiva alla Fiat di ottenere fin da subito apprezzabili ratei di produzione: alla fine del conflitto il caccia biplano della casa torinese risulterà infatti il velivolo prodotto in maggior numero esemplari tra tutti quelli fabbricati dall'industria aeronautica italiana nel corso della guerra (circa 1800 esemplari, parte dei quali prodotti per conto dei tedeschi dopo l'8 settembre 1943). Si trattò senza dubbio di una scelta piuttosto discutibile, che poteva forse avere un senso nell'ambito delle primissime fasi del conflitto (quando ad esempio anche gli inglesi erano equipaggiati con apparecchi alquanto antiquati come il Gloster Gladiator o il Fairey Swordfish) ma che alla fine si rilevò un vero e proprio anacronismo, anche a causa dell'ostinazione mostrata dalla Fiat di mantenerne aperta la linea di produzione per non cedere alla proposta, avanzata da diversi dicasteri e dal Ministero della Produzione Bellica, di impiegare i propri impianti nella fabbricazione, in veste di licenziataria, dei caccia della concorrente Macchi...

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Edited by rip-stop - 20/11/2023, 15:03
view post Posted: 20/11/2023, 09:29 Il missile francese visto dal Piemonte - OFF TOPIC
La "Force de Frappe" francese, ovvero la forza di dissuasione nucleare francese, è nata nel lontano 1958, quindi ancor prima dell'uscita della Francia dalla NATO avvenuta nel 1966, ed ha sempre costituito una notevole eccezione nell'ambito del panorama strategico della difesa europea. Essa si articolava sulla classica triade di deterrenza nucleare basata s'una componente aerea, una terrestre e una navale. Attualmente la componente terrestre sebrerebbe non essere più attiva in seguito alla dismissione, avvenuta nel 1999, dei silos per i missili IRBM S3 dislocati nel Plateau d'Albion (dipartimento di Vaucluse, Francia meridionale), e il ritiro dei missili Pluton e Hadés montati su lanciatori mobili cingolati bassati sull scafo del carro AMX-30. Rimangono invece pienamente operative le componenti aeree (missili aria-suolo a testata nucleare ASMP lanciabili da aerei tipo Mirage 2000N e Rafale N) e quella navale, quest'ultima basata sui sottomarini a proplusione nucleare "Le Terrible" e sui tre battelli della classe "Triomphant", ognuno dei quali in grado di trasportare e lanciare 16 IRBM EADS M51. Si stima che attualmente la francia dipsonga di circa 290-300 testate nucleari; in base a un sondaggio effettuato nel 2010, il 70% dell'opinione pubblica francese si espressa in maniera favorevole al mantenimento di tale arsenale considerandolo come una garanzia per la sicurezza del Paese, opinione per altro consolidata dalla già citata dichiarazione dell'attuale Ministro delle Forze Armate Sébastien Lecornu.

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view post Posted: 17/11/2023, 08:46 l'ultimo 35 tedesco - PAESI EUROPEI - BLOCCO OCCIDENTALE
Grazie per tutte le puntuali precisazioni! :b:

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view post Posted: 17/11/2023, 08:43 I soliti innominabili e l'informazione con i piedi - OFF TOPIC
Lo Sten definito un"pezzo di artiglieria automatica" è davvero il massimo... :lol: :lol: :lol:

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view post Posted: 16/11/2023, 08:39 Aiuto per identificazione berretti da ufficiali sovietici - MILITARIA URSS e di ALTRE NAZIONI
CITAZIONE (quota_periscopio @ 16/11/2023, 07:34) 
Purtroppo ho preso una cantonata, succede se non sei esperto della materia. Di positivo è che li ho pagati poco è tutto il materiale è originale...ma. C'è un ma fondamentale. Hanno usato dei cappelli da soldato o sottufficiale inserendo fregi, sempre originali, di svariate armi. Per esempio il cappello con la fascia rossa, da soldato di fanteria o truppe motorizzate ha il fergio frontale da parata della Milizia ( Polizia ) in alto il fregio dell'Aeronautica e le fronte sulla visiera della Marina. In pratica il cappello rappresenta tutte le forze armate sovietiche. :XD: :XD: La prendo a ridere perchè alla fine il danno è minimo e usero i cappelli come coreografia alla mia vetrina societica.

Succede più spesso di quanto si pensi, non ti crucciare, specialmente quando veniamo attratti da qualche pezzo, che sia una divisa, una medaglia, un berretto, di cui non sappiamo praticamente nulla ma che attira per il suo aspetto particolarmente vistoso o per il prezzo particolarmente conveniente... :P
Sfortunatamente buona parte della militaria ex-URSS in vendita ultimamente è frutto di scombinati e improbabili rimontaggi quindi anche in questo settore ogni acquisto andrebbe valutato attentamente, senza poi tralsciare il fatto che il valore del materiale originale sta via via aumentando e in conseguenza di ciò il fenomento dei falsi e delle riproduzioni è in progressiva aumento, specialmente nel settore della faleristica... La documentazione cartacea o sul web fortunatamente non manca, quindi buona caccia!

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view post Posted: 15/11/2023, 09:19 Aiuto per identificazione berretti da ufficiali sovietici - MILITARIA URSS e di ALTRE NAZIONI
Prova eventualmente a guardare qui:

www.undertheredstar.com/index.htm

Comunque il primo berretto dovrebbe essere da ufficiale del corpo di artiglieria o carristi, il secondo da fanteria o truppe motorizzate. Sarebbe interessante una foto delle etichette all'interno per un'eventuale datazione ma mi sembrano entrambi post-bellici. Quello che però non mi torna è il distintivo da aviatore appuntato sulla calotta che sarebbe riservato solo al personale dell'aviazione, i cui berretti sono contraddistinti dal colore azzurro della fascia e della filettatura. Francamente però non sono addentro la materia, bisognerebbe chiedere lumi agli "Ost-experten" del forum... :D

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view post Posted: 14/11/2023, 10:42 I soliti innominabili e l'informazione con i piedi - OFF TOPIC
Il lessico uniformologico e oplologico è ovviamente alquanto particolare e richiede da parte di un eventuale traduttore delle conoscenze specifiche che pochi possiedono. Per questo una volta gli editori più seri provvedevano ad affiancare all'opera del traduttore quello di un esperto in storia militare, il quale effettuava una revisione "tecnica" del testo prima della bozza definitiva di stampa. Ovviamente in questo modo i tempi di pubblicazione si allungavano (i costi forse meno...) ma per lo meno ne usciva un'opera ben fatta. Oggi il mondo fa dannatamente di fretta e impera un pauroso pressapochismo. Ho letto proprio di recente alcuni libri scritti da autori noti e importanti (Ambrose, Hastings, Atkinson) i cui volumi sono stati ripubblicati in Italia da editori di primissimo piano e il cui testo è stato letteralmente massacrato da traduzioni ridicole e approssimative... Un tempo queste cose non succedevano, o per lo meno succedevano molto più di rado, e mi chiedo cosa succederà quando i traduttori saranno sostituiti in modo definitivo dalla cosidetta "intelligenza artificiale", che mi sembra esponenzialmente più dannosa di quella naturale... In letteratura anche la traduzione è un'arte: molti sono stati gli scrittori italiani che al lavoro di autore hanno frequentemente affiancato quello di traduttore, basti pensare al grande contributo dato da Cesare Pavese nella diffusione della letteratura inglese e americana in Italia grazie ad alcune traduzioni veramente memorabili ("Moby Dick" di Herman Melville, "Dedalus" di James Joyce, "Uomini e topi" di John Steinbeck), ma si potrebbe poi citare i nomi di dozzine di altri grandi scrittori e intellettuali italiani che si sono dedicati al lavoro di traduttore con esiti altissimi: Elio Vittorini, Eugenio Montale, Natalia Ginzburg, Giovanni Raboni, Riccardo Bacchelli, Massimo Bontempelli, Umberto Eco, Fernanda Pivano...

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