Domenica scorsa è morto un uomo che conoscevo.
Lo avevo incontrato svariate volte, negli ultimi 7 anni, e fitta in certi periodi era stata la nostra corrispondenza; come con molti altri, lo avevo contattato in ragione del suo servizio in A.O.I.; ma, con il passare del tempo, a lui più che a molti altri, forse, mi ero legato.
Soldato valoroso, umanista appassionato, comunicatore entusiasta, lui, che ancora a 95 anni amava andare a raccontare le sue esperienze nelle scuole, credo che avrebbe gradito un saluto sul più potente mezzo di comunicazione che oggi esiste; anche per questo mi permetto qui di salutarlo.
Visse in Africa circa 6 anni, ed altrettanta giovinezza si bruciò poi nel campo di prigionia indiano di Yol, dopo essere stato catturato sul fronte a terra di Massaua, l’8 aprile 1941, quando, dopo il ripiegamento da Cheren, aveva volontariamente assunto il comando di un improvvisato reparto di attendenti, piantoni, scritturali e magazzinieri della Base Navale, da mandare in linea per un’ultima, vana difesa della Piazza.
Fece la campagna A.O. del 1935/36 con la Divisione “Sila”, ma quella breve esperienza venne poi sovrastata, nella sua memoria, dagli intensi anni passati con gli Ascari dal 1936 al 1941, come Sottotenente, e poi Tenente promosso per merito di guerra, nel XXXIV Battaglione Coloniale, e - nell’intermezzo 1938/39 - nella 34ª Banda Regolare di Fanteria Coloniale “Lasta”, quale comandante della Centuria operante della Banda.
Egli era, per come appare nelle fotografie dell’epoca, un ragazzo alto e magro, cui la montatura nera e robusta degli occhiali conferiva un aspetto forse poco marziale; a dispetto di quanto doveva invece esserlo nell’animo, se in quasi cinque anni di servizio con le truppe coloniali meritò la proposta per ben tre medaglie d’argento al valor militare. Poco importa che le prime due, relative ad altrettante azioni sostenute a distanza di un solo mese, vennero poi accorpate in una sola, e di bronzo, mentre la terza proposta, per un'azione sul fronte di Gallabat-Metemma nel dicembre 1940, si perse nei meandri della burocrazia postbellica.
Mi ringraziava spesso, per il lavoro di ricerca che stavo - e sto - portando avanti; ma potè fornirmi testimonianze e documenti di interesse tale, da rendere invece me suo debitore.
Grazie, Generale Guido Concini, e arriverderci.