LA RESISTENZA IN PROVINCIA DI SAVONA E ZONE LIMITROFE

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ghirghi
view post Posted on 6/3/2009, 17:56 by: ghirghi





All'inizio non si trattò di verà resistenza. Mancavano l'esperienza, le armi e soprattutto l'organizzazione. Il vettovagliamento fu una delle prime grandi difficoltà che si sono dovute affrontare.
In Provincia di Savona i primi nuclei si costituirono nelle seguenti località-

- Frazione S. Giulia di Dego
- Frazione Montenotte di Cairo
- Cascina Bergamotti di Bormida
- Frazioni Montagna e Roviasca di Savona
- Alture di Albenga

Uno dei primi nuclei sorti a Montenotte, sotto l'incalzare tedesco fu costretto, a fine settembre 1943, a lasciare la zona per trasferirsi in località S.Giulia e Gottasecca, località a cavallo del confine con la Provincia di Cuneo.
Erano una quarantina di persone, armati di 91, qualche esemplare di pistola, qualche bomba a mano Balilla.

In uno scontro con un reparto tedesco il 17 novembre 1943, muore il primo partigiano. Si tratta di Fernando Siri di anni 30.

Il 7 dicembre 1943 in uno scontro sulla rotabile Cairo - Cortemilia, uccidono due soldati tedeschi del Comando di Cairo Montenotte. Per reazione viene organizzato il pimo rastrellamento in grande stile.

Il gruppo viene avvertito dei preparativi di attacco e il 10 dicembre1943 inizia un disastroso sganciamento. Un piccolo gruppo rientra in zona savonese, il resto del gruppo si sposta senza una meta precisa sulle Langhe. Quattro di loro vengono catturati e poi fucilati ad Acqui Terme il 24 gennaio 1944.

Il 17 dicembre, nei pressi di Cravanzana, fermarono una macchina con quattro carabinieri a bordo. L'intenzione era soltanto quella di disarmarli. Purtroppo dalla macchina partì un colpo che fulminò il comandante del gruppo,Tamagnone Mario. Gli altri risposero al fuoco e uccisero i quattro carabinieri.

Il comando del gruppo passò a Sambolino Mario.

All'unanimità decisero di trasferirsi in Valle Casotto, dove era presente una forte concentrazione di reparti partigiani.

Durante il tragitto, il 23 dicembre 1943, raggiunsero S. Giacomo di Roburent e si rifugiarono nell'unico albergo del paese per trascorrervi la notte. Forse su sollecitazione del proprietario, forse per non creare paura, chissà!, depositarono tutte le loro armi in uno sgabuzzino.

Nel pieno della notte, furono sorpresi nel sonno, senza le armi, da un forte contingente di partigiani di una formazione autonoma al comado di Italo Cordero e Folco Lulli (quello che divenne poi un noto attore cinematografico). L'ordine di catturarli era però partito dal Colonello Paolo Ceschi).
A nulla servirono le parole di Sambolino che cercava di spiegare la loro situazione. Non capirono, o non vollero capire, che erano partigiani garibaldini in fuga da un rastrellamento tedesco.

Sotto la minaccia delle armi furono fatti salire su due camion, 17 nel primo e 12 nel secondo,
dirigendosi poi verso Mondovì.

I 17 del primo camion giunti a destinazione vennero consegnati ai carabinieri del luogo e da questi consegnati poi ai tedeschi nel carcere di Cuneo.
I 12 del secondo camion. invece, dopo un tardivo ripensamento di Italo Cordero, furono fermati in tempo e liberati.

Dei partigiani catturati, quattro:
- Sambolino Mario
- Graziano Luciano
- Bottaro Andrea
- Rizzoglio Giuseppe

ritenuti i capi del gruppo, vennero fucilati a Cairo Montenotte il 16 gennaio 1944.

Gli altri furono deportati a Mathausen.

La maggior parte dei componenti il secondo gruppo cadde in successivi scontri con forze tedeche e R.S.I.

La vicenda di San Giacomo di Roburent lasciò strascici enormi nei rapporti fra Formazione Autonome e Formazioni Garibaldine, raggiungendo momennti di tensione tanto alta da rasentare più di una volta lo scontro armato.


...........continua ..........
 
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