12 Febbraio 1945 - Scontro al ponte di Perletto

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ghirghi
view post Posted on 23/11/2010, 15:12




12 Febbraio 1945- Scontro al Ponte di Perletto –

Gli Arditi del 3° Gruppo Esploratori della Divisione S. Marco non facevano prigionieri. Tutti i partigiani che venivano catturati con le armi in mano o senza armi, venivano immediatamente passati per le armi.
Questo gruppo era prevalentemente costituito da soldati provenienti dal II battaglione del X Reggimento Arditi, che avevano già combattuto contro gli Alleati durante lo sbarco in Sicilia del 10 Luglio 1943.
Comandava il 3° Gruppo Esplorante il tenente colonnello Vito Marcianò.

Dopo un primo impiego in Provincia di Imperia, dal Novembre 1944 estesero la loro attività anche alle Province di Savona e Asti.

Venivano impiegati esclusivamente nella lotta contro le formazioni partigiane. Adottando attacchi improvvisi e veloci, causarono gravi perdite con centinaia di morti. La loro ferocia era rivolta particolarmente agli ex commilitoni passati alla resistenza.

Parteciparono anche ai grandi rastrellamenti dell’autunno 1944 unitamente alle altre forze repubblicane e tedesche.

L’episodio che vi voglio raccontare è avvenuto il 12 Febbraio 1945 durante un rastrellamento nell’ambito della “Operazione Drago” effettuata dalla Divisione S: Marco.

Una volta tanto, però, lascio la parola a Sergio Lamura , ardito del 3° gruppo esplorante, che aveva partecipato all’azione e che l’aveva raccontata su un numero della rivista trimestrale “S: Marco”.

“…….Il plotone del gruppo esplorante della Divisione San marco di cui faccio parte, acquartierato a Manastero Bormida a 42 chilometri da Asti, ricevette in quei giorni, l’ordine di partecipare ad una operazione a vasto raggio, destinata a garantire la sicurezza delle retrovie della Divisione.
Passando da Bubbio ci avviammo verso Canelli. Qui avvenne l’incontro con gli altri due squadroni del Battaglione ‘Arditi’ per un’azione congiunta. Quindi il mio plotone scese verso Vesime, in direzione di Cortemilia, zona di notevole importanza per i partigiani perché anche sede di una pista di atterraggio di fortuna di piccoli aerei, utilizzata per ricevere rifornimenti di armi, munizioni, generi di conforto e per l’invio di ufficiali istruttori, per lo più inglesi, con il compito di organizzare, assistere e – se occorre - guidare le bande. Il nostro plotone, guidato dal tenente Pasquini in questa azione, procede verso questa posizione, lo segue a breve distanza il 1° plotone che, occasionalmente è comandato dal sergente Manfredini, mentre il tenente Luini è al Comando dello Squadrone. I due plotoni procedono sempre distanziati a protezione del lato destro di una colonna di marcia in spostamento sulla rotabile.
Questa nostra marcia, a protezione del lato destro della colonna, avviene totalmente in collina, su dossi e su costoni che più o meno seguono il percorso stradale, siamo quindi, ogni tanto, obbligati a qualche giro vizioso, in un terreno fatto di saliscendi dove la terra è bagnata e scivolosa, chiazzata qua e là da zone di neve non ancora disciolta.”……..”Il nostro plotone giunto all’altezza del paese di Perletto, che è la nostra meta, deve procedere sempre in costa sulla collina per cercare un varco per potersi portare sulla strada; questo ci obbliga, non potendo scendere subito, ad oltrepassare, sia pure di poco, il nostro obiettivo. Trovato poco dopo un varco che ci permette di scendere sulla strada provinciale, siamo logicamente costretti ad invertire il senso di marcia. Ora finalmente possiamo procedere su una strada pianeggiante e asfaltata”………”Percorsi pochi metri, ci troviamo di fronte ad una curva per noi sinistrorsa che continua con un rettilineo non molto lungo, terminante in un’altra curva per noi destrorsa da dove spunterà una banda partigiana. A pochi metri da questa curva è l’ingresso del ponte.
Trascorse pochissimo tempo, direi roba di attimi, quando imboccato il rettilineo, vediamo comparire una formazione partigiana che avanza verso di noi e marcia piuttosto disordinatamente occupando gran parte della carreggiata. Percorriamo ancora un piccolo spazio poi il tenente Pasquini, tramite due portaordini ci comunica: ‘Attenzione solo loro, continuate a camminare così, non vi sbandate, preparatevi al combattimento’.”……………..”veniamo avvistati dalla colonna nemica che ci viene incontro ed accolti con un grido corale di saluto e di richiamo con un festoso agitare di armi. E’ credibile che, tornando dall’aver attaccato la nostra colonna,” …………”pensassero di effettuare il ricongiungimento con un’altra delle loro bande che avevano partecipato alla stessa azione, altrimenti è difficile comprendere l’errore del mancato riconoscimento…..anche se, per amore della verità debbo dire di aver visto, dalla nostra parte, in risposta al saluto, sventolare uno dei fazzoletti rossi conquistati nell’attacco di Roccaverano.” …………….”Sia noi che loro continuiamo intanto ad avanzare………….poi coloro che sono nelle prime file partigiane capiscono, si bloccano, si girano di colpo, cercano un qualsiasi riparo. ……partono le prime raffiche………….noi che eravamo pronti al combattimento, partiamo alla carica di corsa tutti insieme, verso la formazione nemica; il camerata che in quel momento porta la mitraglia già se la è posta a tracolla e prende a maneggiarla sventagliando come un mitra...” …….”me lo trovo davanti ……con il volto contratto, lo sguardo atterrito di chi, spaurito, non sa cosa fare. Alza istintivamente le mani stringendo nella destra il suo Sten quasi restasse aggrappato a quell’arma come ancora di salvezza…. lo colpisco di piatto con la carabina, spingendolo contro la roccia…….sento alle spalle una sventagliata di mitra certamente destinata a quel ragazzone, perché è regola di guerra non lasciarsi mai un nemico armato alle spalle.”…………”Intanto nel prosieguo di questa azione di combattimento, che ormai volge verso l’epilogo, siamo raggiunti e superati dal I plotone che ci seguiva da vicino”…….”Terminato lo scontro constatammo che mentre le nostre perdite erano consistite in un solo ardito (caporal m. Grato Negro) i partigiani avevano lasciato sul terreno ben 16 uomini……”

Lo stesso episodio venne raccontato anche da Sergio Cinari, anch’egli presente.
“Dovevamo attraversare il ponte di ferro e raggiungere il paese di Perletto: arrivati a 250 metri dal ponte, il tenente prende il binocolo guarda e dice: Ragazzi questi sono ribelli, fate finta di niente. Noi guardiamo con bramosia davanti a noi e vediamo a 300 metri di distanza 25 ribelli che avanzavano in gruppo, senza essersi accorti di niente perché il sole che avevamo alle spalle batteva sui loro occhi impedendogli di vederci. Intanto tutti noi prepariamo le armi. In quel momento i ribelli si fermano indecisi, Ci hanno visti. Ma poi continuano a venire avanti. Anzi aumentano l’andatura. Noi ci fermiamo; Piero e Maceroni si gettano a terra togliendo la sicura alla MLI.. I ribelli ancora avanzano agitando Sten e fucili. Debbono averci preso per loro compagni. Continuiamo a camminare ed i primi sono arrivati a circa 40 metri di distanza da noi. Io e il tenente gli gridiamo: Venite, venite avanti. Ad un tratto i primi si fermano indecisi. Ci debbono aver riconosciuti. Stanno un poco fermi, poi girano le spalle e stanno per darsi alla fuga. Allora il tenente grida: fuoco ragazzi.
Noi non ci facciamo ripetere l’ordine due volte ed una raffica di 300 colpi si abbatte sui fuggiaschi…….. vediamo cinque di loro girare su se stessi e stramazzare a terra. Gli altri ribellucci corrono come pazzi abbandonando le armi, noi li inseguiamo e gli spariamo Addosso a bruciapelo fulminandolo tutti quelli che capitano a tiro.
Cinque o sei ribelli si gettano giù dalla riva attraversando il Bormida per poi passare sull’altra riva. Noi pur di non lasciarceli fuggire gli scarichiamo tutte le armi addosso uccidendoli ad uno a uno. Le acque sono rosse del sangue ribelle. Ritorniamo trionfanti esultanti dalla vittoria. Il tenente Luini si congratula con noi del II plotone.”

Il processo, celebrato ad Asti nel 1947, dimostrò che furono trucidati tutti quelli che si erano arresi compresi i feriti giacenti a terra.
Fioccarono le condanne, che nessuno scontò. Lo stesso tenente colonnello Vito Marcianò venne condannato a morte per crimini di guerra, pena commutata in 20 anni di reclusione, che non scontò mai.

Fra i pochi superstiti di quello scontro, due amici cairesi Lidio Milanese e Barbieri Sergio.

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sonsincero
view post Posted on 23/11/2010, 16:34




Grazie Ghirghi per aver condiviso questo interessante ma, almeno per me, spaventoso racconto.
Mi colpisce sempre molto, in queste occasioni, percepire il pochissimo valore che viene dato alla vita umana anche una volta passato il momento in cui la violenza è l'unica parola possibile.
L'altra riflessione riguarda la preparazione militare dei ribelli, tema dibattuto anche in altre occasioni su questo forum: in questo caso emerge chiara una condizione di impreparazione e scarsa cautela, sebbene sia certamente stata agevolata da una coincidenza di condizioni...

Sonsincero
 
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view post Posted on 23/11/2010, 17:12


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questo è un classico caso di errore tattico, causato dalla mancanza di almeno due pattuglie esploranti avanzate, almeno stando alla immagine satellitare, se i partigiani, come viene raccontato, avanzavano in un gruppo compatto, dovevano farsi precedere da almeno 6/8 uomini, divisi in 2/3 coppie, distanziati l'una dall'altra da almeno 20/40 metri, x coprirsi i fianchi e sopratutto x evitare "sorprese" come quella che è avvenuta il 12/02/1945
 
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view post Posted on 23/11/2010, 17:33


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ghirghi sto guardando google earth ma c'è qualcosa che non mi torna, se come dice il racconto i partigiani avevano il sole di fronte, è importante sapere se lo scontro si svolse nella mattinata o nel pomeriggio, visto che la cronaca non lo dice, dal racconto fatto dal marò della S. Marco ho dedotto che i partigiani venivano dal ponte, è così o mi sbaglio?
ps
ad ovest del ponte cosa c'è una galleria /tunnel stradale, almeno così mi sembra, c'era già allora o no?

Edited by alexfaro - 23/11/2010, 19:10
 
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view post Posted on 23/11/2010, 18:35
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Grazie ghirghi di averci fatto partecipe di un così triste episodio..... (errori tattici o no) che inutile spreco di giovani vite in questa maledetta guerra fratricida, il mio pensiero va a quei poveri ragazzi e alle loro famiglie. A loro la mia umile preghiera.
Ciao
Roberto
 
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ghirghi
view post Posted on 23/11/2010, 19:29




Ciao Sonsincero. Condivido senza riserve le tue impressioni.
Molti episodi si sono verificati proprio per una prevalente mancanza di preparazione tattica. Incidenti del genere sono capitati a tutti, in minor numero alle formazioni garibaldine stante la loro più rigorosa e rigida disciplina.
In ogni modo il maggior numero di questi casi si è verificato dopo la ripresa post invernale delle attività, con l’apice proprio negli ultimi giorni di lotta. Vuoi per quella rilassatezza che subentra quando ti accorgi di essere in prossimità della meta, vuoi anche, e soprattutto, per l’acquisita capacità da parte delle forze repressive di adottare le stesse tattiche usate dai partigiani. Azioni rapide, spregiudicate, compiute da uomini che non avevano più nulla da perdere, che presagivano la fine vicina e che per questo s’incattivivano sempre più.
Sono convinto che certe nostre azioni durante e nell’immediatezza del dopo battaglia finale, siano la per me logica e legittima conseguenza delle atrocità fasciste commesse nell’ultima ora della loro povera avventura.

Ricordo di aver già parlato dell’eccidio di Castelletto Uzzone, avvenuto ad una decina di chilometri di distanza dal precedente. Una spedizione punitiva dell’ultima ora, che portò al massacro di 23 partigiani. Portato a termine l’odioso eccidio, iniziarono i preparativi per la grande fuga.




Ciao alexfaro. Indubbiamente errore! Bisogna però tener conto che, stando alle testimonianze dei superstiti, i 25 partigiani del gruppo erano in sostanza a casa e che scambiarono i San Marco per un altro gruppo partigiano non solo perché avevano il sole di fronte, ma anche perché molti di loro erano travestiti da partigiani.

Ripercorrendo il tracciato della marcia effettuata da quelli del 3° gruppo, ti rendi conto che, per la strada percorsa, non poteva che essere pomeriggio.

Quel reparto era in copertura in altura sul lato destro di uno squadrone che marciava sulla strada provinciale da Vesime in direzione verso Cortemilia. La convergenza doveva avvenire al Ponte di Perletto. L’asperità del terreno li costrinse proseguire oltre per poi, scesi sulla provinciale, ritornare al ponte. A quel punto viaggiavano avendo Cortemilia alle spalle e conseguentemente anche il sole. Questo impedì ai partigiani di riconoscerli in tempo utile.

La galleria para-massi che vedi (a ovest) (*) è stata realizzata nel dopo guerra.


(*)non è ovest. La galleria para-massi si trova fra Vesime e il Ponte di Perletto

Ciao, Roberto, ti saluto. jan

Edited by ghirghi - 23/11/2010, 21:45
 
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view post Posted on 26/11/2010, 13:00
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Ciao Ghirghi, se hai avuto voglia e tempo di raccontarci quest'episodio vuol dire che è andato tutto bene.... son contento.

Questa del ponte di Perletto è uno di quegli episodi che più mi appassionano, proprio per una serie di fattori indicativi di un certo tipo di guerra.

Ricordo solo quanto racconta Mauri nelle sue memorie circa questo fatto, quando afferma che gli attaccanti hanno avuto ben quaranta morti, contro i sedici effettivi partigiani. E voci non confermabili che girano nel nostro gruppetto suggeriscono che il solo caduto della S. Marco sia stato colpito per errore da "fuoco amico". Lo aveva raccontato anni fa uno dei superstiti del gruppo esplorante durante una cerimonia presso il cimitero di Altare.

Circa il fatto che i S.Marco fossero vestiti da partigiani direi che non è del tutto corretto: ma dopo aver discusso per anni su come si vestivano i partigiani sarebbe ora di cominciare a pensare anche come si vestiva la controparte. Non credo che tutti i "puristi" che frequentano i forum capirebbero che anche i S.Marco non erano molto dissimili dai partigani, coperti come erano anche loro da tutti i capi vestiario che trovavano. Però i nostri "puristi" si basano sulle foto fatte in caserma od in studio per credere che sul campo l'abbigliamento fosse quello d'ordinanza.
 
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ghirghi
view post Posted on 26/11/2010, 14:28




Ciao, Kanister.
Sei rientrato dalla tua bella Sardegna o sei ancora extra continentale?

Sono disposto ad accettare qualsiasi “panzana” raccontata dai servizi di propaganda delle parti belligeranti.

Non posso passarci sopra, però, quando queste sono raccontate dagli alti vertici.

In più di un’occasione il Comandante Mauri non è stato troppo preciso. Perché?
Io voglio credere che abbia soltanto riferito maldestramente notizie che gli erano state male raccontate! Non voglio andare oltre.

Sul presunto “travestimento”, invece, a me sembra che la dichiarazione dell’avv. Lamura, presente alla vicenda, sia abbastanza indicativa anche se non prova nulla. Egli dice, “….anche se, per amore della verità, debbo dire di avere visto dalla nostra parte, in risposta al saluto, sventolare uno dei fazzoletti rossi conquistati a Roccaverano.”

Uno solo… piccolo, piccolo….quasi impercettibile… che, guarda caso, ricordava facesse parte di quella partita di fazzoletti rossi conquistati a Roccaverano. Ma daiiiiiii! ;)

D’altra parte è notorio che sia gli “esploratori” quanto i “cacciatori” più di una volta avevano operato travestiti da partigiani!




P.S. – :angry: L'intervento è stato rinviato alla prossima settimana.


Edited by ghirghi - 26/11/2010, 15:01
 
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view post Posted on 26/11/2010, 14:56
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episodio molto interessante, grazie per averlo condiviso.
a prescindere dalle posizioni di ciascuno, in guerra le botte si danno e si pigliano.
questa volta è andata male ai partigiani che in molti altri casi hanno invece avuto la meglio, oltretutto rimanendo padroni del campo a fine guerra... il che non è poco.
E' comunque indubbio che in campo aperto i repubblicani avessero maggiori chance di successo, a prescindere dal caso in particolare con tutta la sua tragicità.

Porto un piccolo contributo al tema travestimento.
Riguardo alle forme di lotta antiguerriglia, ricordo di aver parlato diversi anni fa con un reduce del Sicherheitsabteilung che operava a Piacenza e dintorni.
Il reparto era formato da giovani volontari cercati tra coloro che avevano particolari rancori nei confronti della resistenza, spesso familiari di trucidati. Il reduce in particolare aveva, lui sedicenne, perduto un fratello di pochi anni maggiore di lui, torturato e infine ucciso. alla madre negato il poter recuperare le spoglie occultate in un campo. Solo grazie ad un delatore il corpo era stato recuperato erano state verificate le brutalità e le sevizie e poi era stato finalmente sepolto dalla famiglia.
Il reparto, con questo tipo di motivazione, che dava ai suo componenti un motivo spietatezza in più, utilizzava metodi antiguerriglia molto efficaci.
Piccoli reparti composti da 5-6 uomini partivano in missioni che duravano anche settimane. I metodi erano quelli dei partigiani stessi. Le uniformi erano mantenute ma vista la permanenza al freddo si utilizzavano anche capi civili. Si facevano agguati e assalti di sorpresa, anche dopo lunghi appostamenti, naturalmente senza prigionieri.
E' uscito un libro interessante su questo strano reparto, ma i racconti del reduce sono stati naturalmente molto più efficaci e diretti.
Da qualche parte dovrei aver trascritto l'intervista....



 
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view post Posted on 26/11/2010, 15:02
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Ciao Ghirghi, sono a casa, tutto come preventivato.

Indubbiamente su questa vicenda possiamo basarci solo sulle testimonianze di una parte, visto che l'altra è stata eliminata completamente.

Torno comunque sulla definizione di travestimento, che non mi convince per niente.

Intanto un'osservazione che definirei "morale": perchè se a "travestirsi " erano i regolari lo dobbiamo considerare un comportamento riprovevole, mentre se a travestirsi erano i partigiani era un'azione accettabile, anzi un atto di valore?
Cito ad esempio E. Sogno che entrò vestito da uffiale tedesco in un comando tedesco per liberare dei prigionieri ( e per questo si prese pure una medaglia) e tralascio le decine di episodi in cui, approfittando di divise appena catturate, partigiani si introdussero in caserme varie per catturare armi e personale.

Detto questo torno anche sul tema divise: ma come facevate a distinguervi tra di voi? Negli ultimi giorni avevate forse divise alleate, magari bucate come dicevi tempo fa, magari male assortite tra capi inglesi ed americani, però esaminando un bel po' di foto posso notare che non c'era una grande differenza tra voi e loro. Non parliamo poi delle armi, che era praticamente le stesse sui due fronti. Come si fa a parlare di travestimento?

 
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view post Posted on 26/11/2010, 15:33


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CITAZIONE (sonsincero @ 23/11/2010, 16:34) 
Mi colpisce sempre molto, in queste occasioni, percepire il pochissimo valore che viene dato alla vita umana anche una volta passato il momento in cui la violenza è l'unica parola possibile.
Sonsincero

Potrei azzardare l'ipotesi che Ti colpisca perchè non hai, per Tua fortuna, mai dovuto subire una guerra (perdipiù una guerra civile, fratricida)

Io invece credo che sia " naturale " così ... ci si fà l'abitudine (ad uccidere, alla morte , a rischiare di essere uccisi) ... ci si fà l'abitudine o si crolla, si impazzisce .... in definitiva " farci l'abitudine " è una inconscia, naturale, forma di autodifesa...

Per altro , che la cosa peggiore fosse abituarsi, non lo scrisse un famoso reduce di un campo di sterminio ?

buona giornata

axel 1899

CITAZIONE (ghirghi @ 23/11/2010, 19:29) 
Sono convinto che certe nostre azioni durante e nell’immediatezza del dopo battaglia finale, siano la per me logica e legittima conseguenza delle atrocità fasciste commesse nell’ultima ora della loro povera avventura.

è certo una spiegazione , ma non credo l'unica ....

a prescindere credo anche che la cosa possa aver valore in entrambi i sensi .... anche certe (molte ? ) rappresaglie ( etc ) compiute da appartenenti alla RSI ed al Terzo Reich sono probabilmente logica e legittima conseguenza ...

ed è un po' come la storia dell uovo e della gallina .......

axel 1899

CITAZIONE (kanister @ 26/11/2010, 13:00) 
Circa il fatto che i S.Marco fossero vestiti da partigiani direi che non è del tutto corretto: ma dopo aver discusso per anni su come si vestivano i partigiani sarebbe ora di cominciare a pensare anche come si vestiva la controparte. Non credo che tutti i "puristi" che frequentano i forum capirebbero che anche i S.Marco non erano molto dissimili dai partigani, coperti come erano anche loro da tutti i capi vestiario che trovavano. Però i nostri "puristi" si basano sulle foto fatte in caserma od in studio per credere che sul campo l'abbigliamento fosse quello d'ordinanza.

si certo

purtroppo ancora oggi , Io che non " faccio " reenacting vedo invece come la maggior parte di quanti lo praticano siano " puristi " al 100 % ... IMHO appiattendosi su certi stereotipi ....

axel 1899

CITAZIONE (kanister @ 26/11/2010, 15:02) 
Intanto un'osservazione che definirei "morale": perchè se a "travestirsi " erano i regolari lo dobbiamo considerare un comportamento riprovevole, mentre se a travestirsi erano i partigiani era un'azione accettabile, anzi un atto di valore?

quoto

axel 1899

P.s. quoto senza tra l'altro entrare nel merito delle Leggi, convenzioni (etc) in merito all'uniforme ed ai segni distintivi che dovrebbero indossare i membri di una forza belligerante ...... e con le " conseguenze " previste dalle stesse Leggi (etc) per chi non la indossava...
 
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view post Posted on 26/11/2010, 15:43
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CITAZIONE (ghirghi @ 23/11/2010, 19:29) 
Ricordo di aver già parlato dell’eccidio di Castelletto Uzzone, avvenuto ad una decina di chilometri di distanza dal precedente. Una spedizione punitiva dell’ultima ora, che portò al massacro di 23 partigiani. Portato a termine l’odioso eccidio, iniziarono i preparativi per la grande fuga.

Già, è nato prima l'uovo o la gallina?

Mi raccontava il nostro comune amico Fulvio di aver intervistato uno dei protagonisti della spedizione di Castelletto. Alla domanda del perchè tennero quel comportamento odioso rispose che pochi giorni prima il fratello di un sottufficiale che comandava il gruppetto era stato catturato, torturato ed ucciso da un gruppo di partigiani: al che questo sottufficiale aveva assunto un comportamento diverso da quello precedente, duro ma sostanzialmento corretto ed umano.
 
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lukax94
view post Posted on 26/11/2010, 16:09




bella storia ghirghi ... grazie per averla condivisa ;)
 
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ghirghi
view post Posted on 26/11/2010, 18:03




CITAZIONE (Radagast_ @ 26/11/2010, 14:56) 
episodio molto interessante, grazie per averlo condiviso.
a prescindere dalle posizioni di ciascuno, in guerra le botte si danno e si pigliano.
questa volta è andata male ai partigiani che in molti altri casi hanno invece avuto la meglio, oltretutto rimanendo padroni del campo a fine guerra... il che non è poco.
E' comunque indubbio che in campo aperto i repubblicani avessero maggiori chance di successo, a prescindere dal caso in particolare con tutta la sua tragicità.

.....................................

Ciao, Radagast.

Si è vero. Lo ripeto sempre anch’io. “le abbiamo prese, ho se le abbiamo prese, ma le abbiamo anche date, ho se le abbiamo date” Erano momenti terribili.

L’esempio che tu porti è altamente dimostrativo.

Molte efferatezze sono maturate proprio dall’odio montante di persone assetate di vendetta. Qualche volta, invece, un briciolo di senso critico non avrebbe guastato.

Vale per tutti, sia inteso.


CITAZIONE (kanister @ 26/11/2010, 15:02) 
...........................

Torno comunque sulla definizione di travestimento, che non mi convince per niente.

Intanto un'osservazione che definirei "morale": perchè se a "travestirsi " erano i regolari lo dobbiamo considerare un comportamento riprovevole, mentre se a travestirsi erano i partigiani era un'azione accettabile, anzi un atto di valore?
.....................................

Non credo di avere mai sostenuto che quello che era immorale per gli altri, diventava morale per noi. Il “caso Lulù” fa testo! Io no, ma quante volte abbiamo usato le divise di quelli che passavano alla Resistenza!

Ti chiedi, poi, come facevamo a distinguerci? Semplicissimo! Loro portavano l’elmetto, noi no! ;)
 
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ghirghi
view post Posted on 26/11/2010, 18:33




CITAZIONE (kanister @ 26/11/2010, 15:43) 
Mi raccontava il nostro comune amico Fulvio di aver intervistato uno dei protagonisti della spedizione di Castelletto. Alla domanda del perchè tennero quel comportamento odioso rispose che pochi giorni prima il fratello di un sottufficiale che comandava il gruppetto era stato catturato, torturato ed ucciso da un gruppo di partigiani: al che questo sottufficiale aveva assunto un comportamento diverso da quello precedente, duro ma sostanzialmento corretto ed umano.

Ho l'impresssione che tu stia confondendo due diversi episodi.

Il sottufficiale che tu citi si chiamava Zapella (o Zappella) e il di lui fratello venne ucciso dalla reazione dei partigiani, proprio in quella spedizione. Vi fu anche un ferito che morì pochi giorni dopo.
In quella spedizione i partigiani non torturano nessuno! Anzi, furono loro ad essere barbaramente massacrati, compresi i feriti a terra. Le notizie sono ricavate dagli atti del processo celebrato a Cuneo. Se non ricordo male il Zapella (o Zappella) fu condannato a 25 anni di carcere, che, naturalmente, non scontò mai.
 
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20 replies since 23/11/2010, 15:12   2577 views
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