31 Luglio 1944 – il bombardamento di Dogliani
ANTEFATTO
L’undici settembre 1943, dal carcere “Santa Caterina” di Fossano (Cuneo) dove erano detenuti per motivi politici, evasero 71 maquis francesi e 16 slavi.
Molti di questi stranieri entrarono a far parte delle formazioni partigiane in fase di organizzazione nella provincia di Cuneo.
Tra i francesi Luis Chabas, (il leggendario “Lulù”), nato a Lione nel 1924, già appartenente ai maquis del Vercors, doveva scontare una condanna inflittagli dal Tribunale Militare della IV Armata, per partecipazione a banda ribelle.
Tra gli slavi spicca la figura di Eugenio Stipcevic, che diventerà famoso con il nome di “Genio lo Slavo”. Era nato a Zara nel 1908. Partigiano della Slovenia, fu catturato dagli Italiani il 22 settembre 1942 e condannato dal Tribunale Speciale della Dalmazia a 15 anni di reclusione per lotta armata. Fu rinchiuso nel carcere di Fossano il 2 maggio 1943.
Il carcere di Fossano continuò ad essere utilizzato per la detenzione dei “politici” fino al 2 luglio del 1944. Quel giorno, informati di un imminente trasferimento in Germania dei prigionieri, per la maggior parte stranieri, i partigiani attaccarono il carcere liberandoli. Da quella data quel carcere non fu più usato per la detenzione dei perseguitati politici.
Nella primavera del 1944 nella zona di Sommano, Bonvicino e Lovera (nei dintorni di Dogliani - CN) si erano costituiti diversi gruppi di resistenti, fra i quali uno di francesi. capeggiati da Simon Samuel, un altro di slavi, capeggiati da Eugenio Stipcevic.
Nel mese di maggio del 1944 questi numerosi gruppi si riunirono in un’unica formazione, costituendo la XVI^ Brigata d’Assalto Garibaldi “ Generale Perotti”
Dato che gli stranieri erano numerosi, per loro fu creato un Distaccamento, che prese il nome ISLAFRAN (italiani, Slavi, Francesi). Ne assunse il comando lo slavo Eugenio Stipcevic, suo vice il francese Daniel Fauquier.
Questo distaccamento aumentò di mano in mano il suo organico, soprattutto, poi, con la liberazione dei detenuti dal carcere di Fossano avvenuta a luglio. Entrarono a far parte di quel distaccamento anche numerosi russi, austriaci e cechi.
Ora non voglio raccontarvi tutta la storia del Distaccamento ISLAFRAN. Dirò soltanto, prendendo a prestito una frase di Sonsincero in una precedente discussione, che
“…andavano giù di duro”
Il 16 luglio 1944, infatti, il Comando della XVI^ Brigata ritenne opportuno inviare una disposizione avente per oggetto “PROCESSI”. Il Distaccamento di “Genio lo Slavo” adottò subito le nuove regole.
Il 24 luglio 1944, dopo processo, alla Lovera di Bonvicino fu condannata a morte, per
Spionaggio, una donna torinese, sfollata a Dogliari. Era la suocera di un tenente dell’aviazione RSI.
Questo episodio scatenò la rappresaglia delle forze nazifasciste.
IL BOMBARDAMENTO
Le notizie che seguono sono tratte da un lavoro del dott. Rino Viotto “Le tragiche vicende dell’estate 44 in Dogliani”
“ Sono le 16,45 di una afosa giornata di fine luglio. Il Commissario Prefettizio generale Filippo Martinengo è appena uscito dal Comune e, conversando con il segretario comunale, rag. Vietti e il parroco del luogo, Don Pietro Delpodio sosta nei pressi del sagrato della Parrocchiale quando all’improvviso il rombo di un aereo richiama la sua attenzione.
L’apparecchio militare, di nazionalità tedesca, quasi sfiorando i tetti delle case, si porta sopra il centro storico dove lascia cadere una bomba……
L’aeroplano fugge fin sopra la regione Codevilla poi gira su se stesso e ritorna da dove è venuto; si trova così nuovamente su Dogliani e sgancia altre due bombe quasi nello stesso punto di prima.
Dogliani Borgo scompare in un gran nuvolose: le tre bombe hanno seminato la mortre e terrore!
Per la verità storica aggiungiamo che l’aereo ritorna mitragliando sul paese per altre due volte, quasi a voler completare la sua terrificante missione. L’aeroplano è di nazionalità tedesca e ciò lo si rivela dalle croci nere dipinte sotto le ali e da quella uncinata sul timone di coda…..”
L’aereo, decollato dal campo di Torino, risultò essere un Foche – Wulf FW 190- D9
Le vittime del bombardamento furono 28
All’indomani, 1 agosto 1944, fu eseguito un feroce rastrellamento durante il quale furono barbaramente trucidate altre sei persone, portando a 34 il numero delle vittime.
La pubblicazione del dott. Viotto continua dimostrando come la rappresaglia fascista sia stata causata dalla reazione del genero della donna uccisa alla Lovera di Bonvicino.
Il successivo 24 agosto 1944, al Parroco don Pietro Delpodio fu fatta pervenire una missiva a firma dell’ufficiale fascista, richiedente la restituzione della salma della suocera e la somma di lire 280.000 a titolo di risarcimento per la merce sottratta dai partigiani alla donna (che era una venditrice ambulante) e dagli stessi distribuita poi alla popolazione. Nel caso di mancata ottemperanza della richiesta, sarebbe stata nuovamente bombardata Dogliani.
Il parroco informa del fatto il suo Vescovo, che richiede l’intervento del Cardinale Fossati di Torino.
Il successivo 1° settembre giunge una nuova lettera, sempre dello stesso tenente, che aumentava a 400.000 lire la somma dell’estorsione. Termine ultimo l’otto settembre 1944.
A questo punto il Cardinale Fossati si rivolse al Comando tedesco, che bloccò la vicenda.
Ancora una volta la rappresaglia fascista colpì indiscriminatamente persone innocenti.