Già tante volte su questo forum ci è successo di condividere il dolore e lo sconforto causati dalla morte dei nostri soldati caduti in Afghanistan. Già tante volte abbiamo assistito alle scene dei loro funerali, la bara avvolta nella bandiera tricolore, il feretro portato a spalla dai commilitoni, lo strazio dei famigliari. Scene a cui non vorremmo mai abituarci e che ci fanno ogni volta riflettere sul valore del sacrificio che questi nostri ragazzi in uniforme sono chiamati a pagare nell'adempimento dei propri compiti in un teatro di guerra più che mai insidioso e difficile. Ma a fianco dei soldati caduti molti altri purtroppo rimangono gravemente feriti: spenti i riflettori dell'attenzione mediatica, sfiorito il clamore della notizia di cronaca, pronunciati i soliti auguri di rito per una pronta e serena guarigione, essi finiscono quasi per essere dimenticati. In realtà per alcuni di loro comincia la parte più dura e difficile del proprio cammino.
Il Caporale Luca Barisonzi, in servizio presso l'8° Reggimento Alpino, è rimasto ferito in uno scontro a fuoco in Afghanistan il 18 gennaio scorso; le lesioni riportate erano apparse da subito molto gravi, tanto da far temere per la sua vita e da richiedere un immediato intervento presso l'unità chirurgica di un ospedale militare americano sul campo. Tornato in Italia, Luca è stato ricoverato nel reparto di neurorianimazione presso l'Ospedale Maggiore di Niguarda a Milano dove è stato sottoposto a una serie ulteriori e delicati interventi chirurgici. Da quel maledetto giorno in Afghanistan Luca ha trascorso i suoi giorni completamente paralizzato dal collo in giù: i proiettili che l'hanno colpito hanno infatti raggiunto due vertebre, una dorsale e una cervicale, provocando una lesione spinale irreversibile. A due mesi di distanza dal recovero Luca sta lentamente e faticosamente recuperando la mobilità degli arti superiori, scongiurando in tal modo il rischio di rimanere per sempre tetraplegico, ma l'equipe dei medici che lo ha in cura si è espresso purtroppo in termini negativi riguardo alla possibilità di riacquistare l'uso di quelli inferiori. Luca, a meno di un miracolo, non camminerà mai più. I suoi vent'anni sono terminati quel 18 gennaio, in un paese ostile, polveroso e lontano. La sua vita, la sua giovinezza, i progetti, i sogni, le speranze, il suo futuro: nulla potrà più essere come prima. Luca ha ora di fronte una strada lunga e terribilmente faticosa, un complesso percorso di cura e di riabilitazione per effettuare il quale avrà bisogno di tutta la propria forza d'animo, il proprio coraggio e la propria determinazione, oltre che all'affetto e la solidarietà di chi gli starà accanto ogni giorno sostenendolo lungo questo difficile cammino.
Non dimentichiamoci di quello che Luca ha fatto per noi. Non dimentichiamoci del prezzo pagato da questo soldato nel compiere null'altro che il proprio dovere. Non dimentichiamoci del calvario che questo ragazzo è chiamato ad affrontare. E, per favore, per questa volta, non chiamiamolo "eroe". Chiamiamolo soltanto Luca: come se fosse nostro amico, come se fosse nostro fratello. Come se fosse nostro figlio.
RIP-STOP