La Rocca di Montechiarugolo
Lungo il corso del fiume Enza, che oggi separa le province di Parma e Reggio Emilia, su un piccolo rilievo della riva parmigiana, si erge una massiccia rocca medievale. Pur meno famosa del vicino castello di Torrechiara resta un complesso interessante che merita una visita. Non vi annoierò con la sua lunga storia, né con troppe foto, desidero solo stimolare la curiosità: se vi va in rete sono disponibili diverse pagine sull’argomento.
Accennerò solo che l’ultimo fatto d’arme che vide coinvolta la rocca di Montechiarugolo fu uno scontro a fuoco avvenuto il 4 ottobre 1796 tra un gruppo di sbandati austriaci che vi avevano cercato rifugio e le animose ma inesperte milizie della Repubblica Reggiana inneggianti a Napoleone. Fu poco più che una scaramuccia con lo scambio di qualche decina di fucilate, ma comunque costò la vita a due militi Repubblicani e si concluse, dopo una più ragionevole trattativa, con lo sgombero degli austriaci e l’occupazione della rocca da parte dei Repubblicani. Negli scorsi anni l’episodio è stato ricordato ogni ottobre con la nutrita partecipazione di rievocatori dell’epoca napoleonica.
Vediamo il castello dall’alto, grazie a Google Earth. Il complesso assomiglia ad una D rovesciata, con il lato dritto ad Est, verso il fiume, e la parte arrotondata ad Ovest. I ponti levatoi di accesso erano ospitati in altrettanti rivellini quadrati. Di questi solo uno è oggi in uso, gli altri due si presentano semidiroccati e quasi completamente ricoperti di vegetazione.
La rocca è di proprietà privata ma visitabile con visite guidate.
Così si presenta arrivando da Nord
Visto da vicino il castello si rivela di notevole altezza e una possente macchina militare: un profondo fossato, mura verticali, compatte e senza aperture, merlature Ghibelline, beccatelli per la difesa “piombante”
Sulla sinistra, nascosto dalla vegetazione, uno dei rivellini e sul muro la porta murata che collegava il corpo principale al rivellino
Il lato Est del corpo principale è ingentilito da una loggia affacciata sull’Enza, una delle tante varianti apportate una volta che la funzione abitativa divenne predominante su quella militare.
Non lontano dal castello sorge un sobrio monumento ai caduti.
A pochi kilometri di distanza c’è un altro monumento, del tutto diverso e per me francamente bruttino, già poco gradisco le modernità collocate al centro delle rotonde, questo poi …
Due righe di spiegazione per i non-Emiliani, visto che alcuni simboli non sono immediatamente comprensibili. La fetta di formaggio, beh, penso sia chiara. Il coltellino con la lama “a mandorla” e l’impugnatura corta e tozza non è fatto per tagliare (infatti non è affilato) ma per praticare tante piccole incisioni poco profonde nella crosta, tutt’intorno alla forma di Parmigiano e infine spaccarla in due metà ruotando il coltellino stesso nella fenditura così creata. Quella specie di monolito traforato in mattoni vuole ricordare il tradizionale fabbricato a pianta ottagonale in cui anticamente si produceva il Parmigiano. Localmente venivano chiamati “caselli” e non avevano finestre bensì delle pareti di mattoni disposti in modo da lasciar passare l’aria. Più o meno erano così:
In un altro thread siamo invitati a fare outing e mostrare il nostro vero volto: eccomi qua, nell’elegante uniforme OMA (Ordinaria Motociclistica Autunnale)
Come ? Non si vede il viso ? Pazienza, non perdete nulla, ve lo assicuro …