| Le foto erano presenti su Diana Armi di Aprile 2005. riporto sotto uno stralcio dal testo, che aggiunge solo pochi particolari. Giuliano
Da Diana Armi 04/2005 "... Vediamo in dettaglio i vari interventi cui è stata sottoposta l’arma. Si dovrebbe essere partiti da una normale Brevetto 1915 in calibro 9 Glisenti e i “lavori”, probabilmente sono successivi alla Prima Guerra Mondiale, riteniamo comunque antecedenti all’uscita della Modello 1922-23, diremo poi perché. La matricola dell’esemplare è superiore al numero 6.000 ed il carrello è quello normale di una Mod. 15, cui è stata abrasa la seconda riga della scritta sul lato sinistro, quella che appunto faceva riferimento al calibro 9: il lavoro è stato fatto con molta cura e solo con luce radente si vede il segno dell’intervento. Sulla 15 il bordo inferiore sinistro del carrello presenta due intagli a forma di quarto di cerchio, deputati ad ospitare l’”uncino” della leva di sicura e smontaggio: quello anteriore quando l’arma è chiusa e la sicura inserita, quello posteriore per tenere il carrello in posizione aperta e permettere di smontare la canna. Sul “nostro” esemplare la forma di quest’ultima fresatura è stata modificata, per ospitare il dente della leva dell’hold open, ed è ora di forma trapezoidale. La leva di sicura è stata poi privata del braccio anteriore, quello che ospitava il gancio, per cui non interferisce più con il carrello; nonostante questo, però, la fresatura anteriore è rimasta al suo posto e tutto il resto del carrello è identico a tutti gli altri. Delle modifiche della canna abbiamo già detto. Rimane da puntualizzare che, da un esame approfondito, la canna non è stata ritubata in 7,65 dal 9, ma sembra essere costruita ex novo. Nella parte inferiore e posteriore è stato ricavato un piano sporgente dalla porzione cilindrica superiore, che si estende per un paio di centimetri. Su di esso è ricavato una specie di dente ortogonale sporgente, che va ad incastrarsi nella relativa fresatura sul castello. Riteniamo che tale modifica sia tesa a rinforzare l’accoppiamento della canna al castello, in modo che il perno posteriore non debba sopportare, da solo, le forze cui è sottoposta la canna al momento dello sparo, che potrebbero portare a deformarlo o comunque a fargli assumere giochi indesiderati. Sinceramente, è la prima volta che incontriamo un simile espediente, ed anche i numerosi appassionati cui l’abbiamo mostrato non hanno saputo trovare altri esempi: evidentemente, il sistema “normale” era più che sufficiente a reggere l’uso prolungato del 9 Glisenti, ma forse, e qui iniziano le ipotesi, si potrebbe proprio trattare di un tentativo di camerare la pistola per qualcosa di più energetico (il 7,65 Parabellum?). Un aspetto che sembra datare l’esemplare prima del 1922 riguarda la sicura. Nelle 15 la sicura era doppia: una anteriore a leva, che ritroveremo fino alla Mod. 34, ed una costituita da una levetta posta sul lato posteriore del castello a somiglianza della “farfalla” della Mod. 10 Glisenti, sicura poi scomparsa, per la sua scomodità, proprio dal Mod.1922 in poi. Sull’esemplare in esame tale seconda sicura è disattivata permanentemente, mediante una vite di fermo la cui testa si vede sul lato superiore del castello, e questo potrebbe essere un primo tentativo di farne a meno e ci porta a datare l’esemplare all’inizio del decennio. La leva dell’hold open ha in effetti un’aria “casereccia”, e si vede chiaramente che è stata realizzata a mano, il che farebbe propendere per una modifica che riguardasse un numero molto limitato di esemplari, così come altre caratteristiche di cui diremo in seguito. È fissata al castello mediante un foro ed una vite sul lato sinistro del castello ed è resa elastica da una molla a filo molto artigianale, fissata sotto la guancetta di legno. A proposito, le guancette non presentano il bordo liscio tipico delle altre mod.15, ma sono completamente zigrinate, fino agli spigoli. Una volta rimosse, si nota come la meccanica interna, almeno quella visibile, presenti numerosi interventi manuali a lima, che hanno modificato la forma della leva di scatto e della piastrina oscillante. Lo strano è che la funzionalità è rimasta immutata, con il sistema di disconnessione “a scappamento”. Ed arriviamo alla seconda caratteristica “fondamentale” di questa arma: il sistema di svincolo del caricatore. Come noto il fusto originale del Mod. 15 presenta la classica leva che diventerà uno dei segni distintivi fino alla Mod. 34. questo comporta una fresatura longitudinale per il passaggio della leva stessa. Sull’esemplare esaminato, invece, è stata modificata tutta la struttura. Sembra che sia stato saldato un grosso “tappo” che comprende anche la protuberanza che ospita il pulsante ed ora è presente un foro sul dorso dell’impugnatura. Abbiamo preferito non smontare il meccanismo interno, nonostante la curiosità fosse notevole e l’armiere disponibile, ma anche così si nota la presenza di una molla a spirale e di altri componenti minuti, uno dei quali presenta una frattura. L’ipotesi che il pezzo sia saldato è suffragata dalla presenza di alcuni “fori a spillo” sul metallo, fori che, però, potrebbero essere anche causati dalla corrosione (però perché sono presenti solo sulla zona che dovrebbe essere stata saldata?)."
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