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| ho aspettato vigliaccamente ad intervenire che lo facesse prima Ruggero per evitare di dire cazzate. Ho avuto la ventura di crescere venatoriamente in una delle zone d'Italia più famigerate in questo settore e cioè Terni e dintorni. I Nembrotte della mia età o giù di lì sanno bene quanto fosse tradizione di quei cacciatori sparare a qualsiasi cosa dalle dimensioni di una libellula fino a quelle di un Dakota che solcasse il bel cielo dell'Umbria e non solo. A questo fine ogni oggetto munito di un tubo che fosse atto a proiettare corpi contundenti di varie dimensioni, dal sale fino per arrivare alle breccole di fiume, era considerato adatto ed impiegato senz'altro, e questo dava luogo alla produzione dei più considerati e talvolta sconsiderati ordigni atti allo sparo. Ciononostante, nella mia assidua frequenza di armaioli, compresi quelli veri con lima, sega e trapano a mano, capaci di costruire con le proprie mani doppiette e sovrapposti di gran classe, non mi è mai capitato un cal.8 flobert con le caratteristiche sopra descritte e cioè che si ricaricasse con capsule 6 flobert. Ma, con tutte le cautele dovute alla lontananza temporale ormai abissale, mi pare di averne sentito parlare. E di aver sentito dire che si trattava di arrangiamenti artigianali dovuti alla facilità di reperimento e al costo irrisorio delle capsule, allora usate in quelle orrende scacciacani simili alle tante 6,35 del tempo, che sfogavano il loro gran botto verso l'alto. Perciò pare che più di qualcuno, avesse pensato bene di adattare chissà che all'uso di queste capsule costruendosi i bossoli e ricaricandoli per insidiare calabroni, scarabei volanti e magari anche qualche fringuello. Così mi pare, ma per le ragioni mnemoniche sopra esposte, qui lo dico e qui lo nego.
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