Ssh40 post con tracce di mimetismo!

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view post Posted on 22/7/2013, 16:43
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Ciao a tutti, mi è da poco arrivato un elmetto che ho preso proprio qui su Miles, per informazione dal gentilissimo utente itaca84.
Lui aveva già postato qui sul forum alcune foto, che però non sono state discusse, e poichè per me è un elmetto molto particolare provo ad inserirne altre dedicando un topic apposta per questo elmetto, chissà che piaccia anche a qualche altro oltre a me! :lol:
L'elemtto ha chiari segni di una seconda pittura marrone che è stata passata su quella originale che forma delle colature, con chiare intenzioni mimetiche, ha la stella rossa che è stata nascosta grattando via la parte interessata( ne rimane solo uno spicchietto molto piccolo) e riporta sulla falda anteriore il numero 312 in rosso, ad indicare sicuramente l'unità di appartenenza del soldato.
Che mi dite del codice del produttore che c'è all'interno...e dell'elmetto in generale? ^_^ ^_^

Una considerazione...l'elmetto si presenta in uno stato molto vissuto, e il sottogola prima che gli passassi un po' di crema era secchissimo e sporchissimo, la stella rossa cancellata, le tracce di mimetismo...mi sembrano tutte caratteristiche che non si trovano solitamente sugli elmetti dati in dotazione ai ragazzi della leva o delle esercitazioni...non è che è stato utilizzato in qualcuna delle moltepilici campagne che l'URSS ha affrontato dopo la guerra??

Grazie a tutti! ;)
Grazie a Drugo per aver spostato la discussione nella sezione giusta! :)

P.S: Alcune foto potrebbero sembrare senza senso...in realtà le ho fatte per evidenziare maggiormente le colature di marrone! ;)

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Edited by WW2 - 23/7/2013, 14:24
 
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view post Posted on 23/7/2013, 18:48
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Nessuno mi puó aiutare?? :(
 
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view post Posted on 14/2/2020, 15:55
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Avendo anni fa già aperto una discussione dedicata a questo elmetto, per non iniziarne inutilmente un’altra la rispolvero per inserire delle nuove immagini e vedere se questa volta si riesce a ricavare qualcosa di più.
Sostanzialmente le notizie a nostra disposizione sono sempre le stesse. Quello che ho in collezione dovrebbe essere un Ssh40 Post WW2 ma con caratteristiche di produzione molto prossime all’immediato dopoguerra.

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Questo elmetto ha diverse particolarità che mi hanno sempre spinto a pensare che possa essere stato utilizzato in qualche contesto “operativo” a differenza dei milioni di suoi colleghi che venivano invece semplicemente distribuiti nelle caserme per i militari durante gli anni di leva nei paesi dell’ex repubblica sovietica.
Dovrebbe essere stato prodotto dalla ZKO nel biennio 1950-1952, ditta che operava nella città di Stalingrado nella Red October Factory e che continuó incessante il suo lavoro anche durante i terribili mesi dell’occupazione tedesca.
È difficile riconoscere quanti strati di colore ci siano, ma è evidente dal vivo un verdone base del periodo bellico e un mimetismo artigianale di colore marrone, applicato con la particolare e ben individuabile tecnica della colatura.
Sul davanti, l’avvenuta abrasione della stella rossa e un “312” scritto in rosso ( forse l’unità). Infine, passando all’interno, le sospensioni sono in cerata è il sottogola è in quoio, caratteristica questa che non mi sembra standard degli elmetti post che invece ho visto quasi sempre in canapa.
Qualcuno se la sente di ipotizzare precisamente un suo probabile utilizzo o perlomeno di aiutarmi a contestualizzare meglio il periodo in cui può essere stato prodotto e adoperato? ;)
 
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view post Posted on 2/1/2021, 13:29
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Ciao,
mi spiace non poterti aiutare a proposito del possibile utilizzo. Secondo me gli elmetti venivano ricondizionati all'infinito, per non so fino a che punto colorazione potrebbe indicarne la destinazione.
Posso confermare che il modello bellico aveva il soggolo in canapa e solo nel dopoguerra venne introdotto il soggolo in cuoio (che divenne definitivo con il modello SSh60). Mi interessava sapere quali siano le "caratteristiche produttive" che consentirebbero di individuare un modello post da un modello bellico. E, che tu sappia, esiste una tabella o un database consultabile, che permetta di individuare il produttore/periodo a partire dal numero di serie?

grazie!
 
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view post Posted on 21/11/2021, 11:09
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Dovresti per favore postare un paio di dettagli del marchio del produttore (io non riesco a vederne nessuno) e della trama dell'oilcloth usato per i pads. Sebbene possa anche trattarsi di un guscio Ssh40 prodotto in Unione Sovietica, il soggolo in cuoio sarebbe assolutamente fuori ordinanza, per cui opterei per una sostituzione ad uso civile o per un utilizzo da parte di altri stati del patto di Varsavia. Tuttavia il telo nero dei pads deve essere verificato: puoi darci un'indicazione anche qualitativa sullo spessore?
 
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view post Posted on 21/11/2021, 16:06
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Ti ringrazio Rustys per l’interessamento. Un elmetto questo il cui fascino, ai miei occhi, è uguale purtroppo alla lunga ricerca senza risultato che nel corso di quasi 10 anni ho condotto in lungo e in largo senza mai approdare a nulla di certo. Passando dalle più disparate ipotesi operative, Afganistan, utilizzo nei Balcani tra i vari riutilizzi adottati durante il recente conflitto, fino alle più varie riarsenalizzazioni tra gli eserciti del blocco.
Come se non bastasse è pure difficile da fotografare, perciò spero mi perdonerai il massiccio uso di flash che rende inevitabilmente i colori più accesi. In ogni caso, sostanzialmente nessuna nuova foto può aggiungere dettagli a quelli che già traspaiono dalla precedenti. Ci riprovo, magari giusto con qualche foto più dettagliata, in particolare degli elementi che mi hai chiesto.

Esternamente, uniche tracce aldilà dei vari strati di colore, una “Stella Rossa” abrasa sul frontale, e un numero.268DD5EE-0574-4DA8-B1CB-4CC5ABAECE20

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Internamente, confermo l’assenza di alcun tipo di marcatura, timbri o altro. L’unica cosa presente, sulla falda posteriore, è il codice di produzione credo del guscio: il codice è 1-5539, e a dire il vero credo sia del tipo (almeno per le modalità di carattere) visto su tutti i modelli di Ssh40 regolamentari.

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Qualche foto dell’interno, con dettaglio su uno dei cuscinetti. Sono in tela cerata se così si possono definire, e sono lisci. Ho fatto anche qualche foto all’attaccatura dei ganci del sottogola.

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Internamente ho alzato i tre cuscinetti, e nessuno riporta dei timbri. Ho cercato di mettere a confronto un particolare tipo di “feltro” che caratterizza uno dei tre cuscinetti. Sto parlando della sezione che si incastra al cerchio metallico del guscio e che tiene ferma e separata l’imbottitura.

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view post Posted on 21/11/2021, 20:08
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Grazie per le foto. Resto della mia opinione che si possa trattare di un elmo prodotto fuori dai confini dell'URSS o utilizzato e trasformato in uno dei paesi del Patto di Varsavia. In rete ho trovato un esempio di trasferimenti di questo tipo.

Elmetto Ungherese

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Edited by rustys - 21/11/2021, 20:30
 
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view post Posted on 21/11/2021, 20:33
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Ciao WW2
putroppo senza i timbri ad inchiostro é impossibile risalire all'anno di produzione dell'elmetto. Quello che vedi stampigliato sul guscio é la taglia (1) e un numero di lotto, che pero' differiva da fabbrica a fabbrica e non seguiva necessariamente un ordine logico (almeno cosí ho letto).

A me sembra un Ssh40 (impossibile sapere se produzione bellica o meno) poi ricondizionato con sottogola di cuoio (mancando la fibbia mi e' difficile dire se si tratti dello stesso modello del Ssh60 - e poi Ssh68 - o meno) e con cuscinetti nuovi, sebbene non dello stesso materiale di quelli originali, cosa che non desta preoccupazioni particolari perché non sappiamo da chi e come sia stato fatto.

Ora, se questo ricondizionamento fosse stato eseguito in maniera "ufficiale" nell'Armata Rossa, ci dovrebbe anche essere un timbro interno al guscio che ne indichi l'anno, ma visto che di timbri non ce n'é rimasto nemmeno uno, possiamo solo tirare ad indovinare.

Come giá detto, questo elmetto potrebbe essere stato anche distribuito ad altre forze del patto di Varsavia (in particolare mi viene spontaneo pensare a Polonia e Romania).

E se poi il simbolo che e' stato rimosso dal guscio non fosse una stella? Qualunque cosa fosse, mi fa pensare ad un cambio di utilizzo, regime o paese...ma a questo punto non abbiamo ristretto il campo delle ipotesi.

Afghanistan? Medio Oriente? non penso si possa scartare nulla a priori....

Anche i misteri sono belli...

Un saluto
Michele

QUOTE (rustys @ 21/11/2021, 20:08) 
Resto della mia opinione che si possa trattare di un tratti di un elmo prodotto fuori dai confini dell'URSS o utilizzato e trasformato in uno dei paesi del Patto di Varsavia. In rete ho trovato un esempio di trasferimenti di questo tipo.

A me pare che la stampigliatura sul guscio confermi che si tratti di una produzione Sovietica. Il Mod.50 Ungherese é quasi identico nella forma, ma i rivetti sono posizionati diversamente (di poco, ma si nota) e i cuscinetti erano in stoffa.
Per un confronto, é molto utile il sito

Brendon's Helmets

Un saluto
Michele
 
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view post Posted on 21/11/2021, 23:16
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Non e' certamente ungherese, indipendentemente dai rivetti, basta guardare l'anello a cui si aggancia il soggolo (l'Ungherese e' a forma di D). Il mio esempio vuole solo indicare come negli anni del dopoguerra ci fu un interscambio di materiale militare tra gli Stati, ognuno dei quali mise insieme pezzi di diversa provenienza per creare la propria ordinanza. Io stesso possiedo due elmi dell'Aeronautica Militare italiana ricavati da M1 americani. Uno e' un elmo Schlueter front seam ganci mobili riverniciato con soggolo sostituito, il secondo e' un rear seam a cui sono stati cambiati il soggolo e qualche particolare del liner.
Cercando su internet, ho trovato un esempio di Ssh 40 con soggolo in pelle, attribuito alla RKKA: potete trovarlo
QUI
in realta' credo si tratti di un esemplare riparato sul campo, utilizzando come soggolo una rimanenza di magazzino dei precedenti Ssh-36 o Shh-39, o chissa' cos'altro.
 
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view post Posted on 22/11/2021, 21:05
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Vi ringrazio per la discussione e il discorso che sta venendo fuori. Magari l’identificazione corretta per questo esemplare risulterà ancora incompleta, ma a volte, specie per chi pubblica all’attenzione del forum un suo pezzo, non è neanche fondamentale. Molte volte basta riconoscere che qualcuno intavoli una discussione, ne parli, argomenti, ci ragioni, per dare un senso alla propria voglia di condividere… e grazie a voi questo pezzo dalla difficile collocazione, anche così, può essere degno e meritevole delle attenzioni (come ogni nostro oggetto) che comunque merita.
Del resto, anche ragionando sull’esempio fatto da Rustys per gli M1…occorre tenere presente che proprio questi due modelli di elmetti ( così diversi, ma così simili nel rappresentare per decenni un simbolo militare a tutti gli effetti dei due rispettivi opposti Blocchi) sono stati forniti, copiati, venduti e standardizzati da un’infinità di paesi satelliti, e come a volte collezionando M1 ci si arrende alla impossibilità di definire a quale delle moltitudini esso appartenga, lo stesso discorso effettivamente può e deve essere valido anche per gli Ssh40.

Certo, da ignorante e in base ad una mia personale opinione, se dovessi ipotizzarne una produzione, perlomeno iniziale, i rivetti esterni, la forma dei ganci e la stampigliatura del guscio suggeriscono, per le modalità comuni ai modelli riconosciuti per certi, una fornitura “sovietica”. Che poi una ricondizionatura successiva sia avvenuta, sia che fosse in campo Armata Rossa sia che fosse invece in qualche altro paese della Cortina, è altrettanto probabilissimo oltre che quasi evidente. L’abrasione del simbolo ( Stella? Altro? Chissà…) potrebbe essere proprio una testimonianza di ció…quello che mi chiedo è: davvero raschiare in questo modo il fregio, piuttosto che coprirlo con la verniciatura corrispondente come la logica suggerisce, fosse un metodo possibile? Quale esercito avrebbe lasciato un elmetto così graffiato in bella mostra sul frontale, per di più dopo averlo ridipinto correttamente sulla restante superficie?


P.S: Piccolo dettaglio di cui non abbiamo parlato ma che ho sempre considerato giudicando questo elmetto. Ho sempre saputo dal precedente possessore, senza in realtà mai verificare personalmente l’informazione, che questo elmetto è stato prodotto dalla ZKO, la “Red October Factory” di Stalingrado, nei primi anni 50. Quindi, o il codice di punzonatura è effettivamente relativo a quell’arsenale (conviene indagare), o il precedente proprietario sapeva qualcosa che non è giunta a noi, o magari anche lui aveva informazioni errate a riguardo.

Edited by WW2 - 22/11/2021, 21:38
 
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view post Posted on 22/11/2021, 23:29
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Leggo che tra le differenze nella produzione зко (завод красный октябрь) e лмз (Лысьвенский металлургический завод) ci sono, oltre ad un diverso sistema di fissaggio e di imbottitura dei tre cuscinetti dell'elmo:
1) Presenza di uno stampo del controllo qualita' a forma di stella sotto la visiera frontale (presente in лмз, assente in зко)
2) Incisione del numero di lotto dell'acciaio separato dal numero di taglia con un tratto "-", a volte anche verticale, in зко
3) numerazione in linea orizzontale sul lato posteriore interno del guscio (зко), scarso allineamento delle cifre in лмз

Dai punti 2 e 3 direi anche io che il tuo elmo ha caratteristiche della produzione "Fabbrica Ottobre Rosso" зко.
 
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view post Posted on 22/11/2021, 23:41
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Ecco, questi erano dei dati per l’identificazione che mi mancavano. Grazie per averli condivisi con noi e sopratutto per avermi redarguito sulla reale appartenenza del mio esemplare a questa “Factory. A quanto pare il precedente proprietario era, correttamente, più informato di me almeno su questo punto.
 
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view post Posted on 23/11/2021, 00:45
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QUOTE (rustys @ 21/11/2021, 23:16) 
Il mio esempio vuole solo indicare come negli anni del dopoguerra ci fu un interscambio di materiale militare tra gli Stati, ognuno dei quali mise insieme pezzi di diversa provenienza per creare la propria ordinanza.

Mi pare che siamo d'accordo sul fatto che questo elmetto sia un guscio di produzione sovietica poi ricondizionato in qualche maniera. Che poi sia stata la RKKA sul campo, la Polonia, la Romania o altri ancora non possiamo saperlo finché non se ne trova qualcun altro simile con origine più certa.


QUOTE (WW2 @ 22/11/2021, 21:05) 
L’abrasione del simbolo ( Stella? Altro? Chissà…) potrebbe essere proprio una testimonianza di ció…quello che mi chiedo è: davvero raschiare in questo modo il fregio, piuttosto che coprirlo con la verniciatura corrispondente come la logica suggerisce, fosse un metodo possibile? Quale esercito avrebbe lasciato un elmetto così graffiato in bella mostra sul frontale, per di più dopo averlo ridipinto correttamente sulla restante superficie?

Giusta osservazione, ma non sappiamo quando, durante la vita di questo elmo, tale abrasione sia avvenuta né quale simbolo sia stato rimosso: Se poi l'elmetto magari aveva un telino, allora la sverniciatura non aveva grande importanza. E se invece fosse stato un collezionista che ha tentato goffamente di riportare alla luce un emblema.....senza poi trovarlo?

QUOTE (WW2 @ 22/11/2021, 21:05) 
P.S: Piccolo dettaglio di cui non abbiamo parlato ma che ho sempre considerato giudicando questo elmetto. Ho sempre saputo dal precedente possessore, senza in realtà mai verificare personalmente l’informazione, che questo elmetto è stato prodotto dalla ZKO, la “Red October Factory” di Stalingrado, nei primi anni 50. Quindi, o il codice di punzonatura è effettivamente relativo a quell’arsenale (conviene indagare), o il precedente proprietario sapeva qualcosa che non è giunta a noi, o magari anche lui aveva informazioni errate a riguardo.

Ti rispondo riassumendoti ciò che leggo sul libro di Robert W. Clawson, "RUSSIAN HELMETS: from Kaska to Stalshlyem 1916-2001" (Bender Publishing).
Generalmente é accettata la teoria che durante la guerra gli elmetti (Ssh 36, 39 e 40) siano stati prodotti da circa 20 fabbriche diverse, principalmente impegnate nella costruzione di altri materiali bellici, dai carri armati agli aerei. Bastava che fosse presente una pressa da 100 tonnellate e la fabbrica era considerata adatta.
Ogni fabbrica aveva assegnato un codice di tre lettere, l'ultima delle quali era sempre "3" ovvero la lettera "Z" per "Zavod" (fabbrica).
Non esiste documentazione completa di queste fabbriche e ne sono conosciute solo alcune (ne elenca 8).
La fabbrica produttrice era dunque identificata da un timbro ad inchiostro che riportava il codice qui sopra, la taglia e l'anno di produzione. Tale timbro, di forma rettangolare, pur non completamente standardizzato in dimensioni e carattere.
Le stampigliature sul metallo (ci potrebbe anche essere una stella sotto il bordo anteriore, che indica poi solo l'accettazione o destinazione per l'Armata Rossa) sono numeri di codice che hanno significato solo per il produttore e non esiste né una standardizzazione né un inventario di tali numeri (almeno fino alla pubblicazione del libro che sto citando).

Venendo alla 3KO (ZKO): le osservazioni di Rustys sulla presenza o meno della stella e sulla separazione di taglia e codice tramite trattino sono interessanti e per curiositá ne vorrei conoscere la fonte (sempre utile) dato che l'unico modo a me conosciuto fino adesso e' quello dei timbri.

Concludo buttando altra carne al fuoco: Sempre secondo Clawson la 3KO ha prodotto la quasi totalitá dei Ssh60 e Ssh68, ma sebbene la Ottobre Rosso esistesse giá da decenni mi pare di capire che il codice 3KO possa essere attribuito solo alla produzione di Ssh60 e modelli posteriori e dunque non al Ssh40, che invece venivano prodotti a Stalingrado dalla Fabbrica di Trattori (codice "CT" -ST) almeno fino al 1958 (da alcuni indicati come gli "ultimi" prodotti dalla fabbrica.)

Cio' potrebbe essere solo una mia deduzione errata, ma il codice 3KO non appare nella prima lista di fabbriche conosciute che ho citato sopra e la "Ottobre Rosso" riforniva invece di acciaio la Fabbrica di Trattori di Stalingrado.
Da notare che nel 1961 Stalingrado divenne Volgograd e la fabbrica di trattori cambio' di conseguenza il nome; avrá dunque anche cambiato la sigla identificativa (VT?) ma forse a quel tempo la produzione era giá passata alla 3KO?
Forse vi fu un'ottimizzazione o cambio della produzione e tutto cio' che prima faceva la CT passo' poi alla 3KO? Oppure esistono elmetti timbrati 3KO con date anteriori agli anni '60? Io non ne ho mai viste, ma ovviamente non significa che non ci siano.

Se qualcuno avesse notizie (con fonti) al riguardo sarebbe molto interessante...

Un saluto
Michele
 
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view post Posted on 23/11/2021, 22:58
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CITAZIONE (Ossidabile @ 23/11/2021, 00:45) 
Venendo alla 3KO (ZKO): le osservazioni di Rustys sulla presenza o meno della stella e sulla separazione di taglia e codice tramite trattino sono interessanti e per curiositá ne vorrei conoscere la fonte (sempre utile) dato che l'unico modo a me conosciuto fino adesso e' quello dei timbri.

www.world-war-helmets.com/ - sezione "Russia"

La fonte non e' un segreto. Inizialmente queste pagine erano sul sito "familiare" di un collezionista francese, negli anni si e' di molto evoluto e per accedere a tutte le informazioni occorre registrarsi. E' in francese ed e' purtroppo impermeabile al traduttore di chrome.
 
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view post Posted on 23/11/2021, 23:52
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QUOTE (rustys @ 23/11/2021, 22:58) 
www.world-war-helmets.com/ - sezione "Russia"

La fonte non e' un segreto. Inizialmente queste pagine erano sul sito "familiare" di un collezionista francese, negli anni si e' di molto evoluto e per accedere a tutte le informazioni occorre registrarsi. E' in francese ed e' purtroppo impermeabile al traduttore di chrome.

Aaahhh, magnifico, grazie mille! Conoscevo il sito ma non lo visitavo da tantissimo tempo. Le informazioni in parte completano ciò che dice Clawson nel suo libro, e anche quanto si trova sul sito "Soviet Helmets" che avevi giá indicato.
In parte però anche le contraddicono quando sostiene che la 3KO cambiò la sigla in CT dal 1954 per poi tornare 3KO per la produzione di Ssh60, confutando dunque la tesi che la sigla CT si riferisca alla Fabbrica di Trattori di Stalingrado, come invece affermano Clawson e altri, e affermando addirittura che questa non avrebbe mai prodotto elmetti. A questo punto bisognerebbe vedere se esistono timbri CT con data precedente al 1954...

Un saluto
Michele
 
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