CITAZIONE (Ghebret_ @ 12/6/2016, 10:00)
... ai CCRR, peraltro, nel 1944/46, in India era stata affidata la sorveglianza dei campi dei cobelligeranti, al posto delle sentinelle indiane.
Vero: l'Arma, in qualità di funzione priorità di polizia militare era stata incaricata dell'ordine e della sicurezza interna di alcuni campi di prigionia inerente la polizia militare in senso stretto (segretezza e riservatezza delle disposizioni, informazioni delle dislocazioni, modalità di mobilitazione, etc.), rispetto dell'ordine e della consistenza dei reparti, ostacolo al vilipendio della Nazione, della Famiglia Reale e delle istituzioni nazionali, controspionaggio e lotta contro elementi simpatizzanti della RSI nell'ipotesi di apologia e ricostituzione, etc.
La vigilanza esterna del campo contro evasioni e sommosse invece rimaneva sempre ai precipui reparti alleati o del Commonwealth.
E' veritiero che in alcuni campi di prigionia le Autorità alleate pretesero dagli ufficiali il mantenimento rigoroso dell'ordine e della disciplina militare e, per tale motivo, agli internati furono periodicamente distribuite tenute tipo lavoro come da sempre in uso in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Tali tenute portavano imprezzo una grande stampa "POW" o anche vari timbri in varie parti dell'indumento.
Per rispetto alle disposizioni, esistevano le rituali modalità di caserma (adunata dell'appello e alzabandiera, adunata del prelievo rancio, adunata dell'ammainabandiera e contrappello) e numerose esercitazione ad "ordine chiuso" e su prigionieri vigeva il Regolamento di disciplina militare prima della segnalazione alle Autorità del campo per fatti gravi.
Circa l'eventuale tenuta di Carabinieri quali organi di vigilanza interna però non mi risulta ci siano testimonianze particolarmente chiare e l'utilizzo di fregi e alamari precipui sembra sia più frutto di abilità personali e di un modo per passare il tempo oltre che all'orgoglio di ostentare qualcosa della propria appartenenza.
Al di là di generiche fasce da braccio (magari anche con specifiche indicazioni del ruolo), non ho scienza di tenute particolari ad indicare militari con incarichi specifici nei campi di prigionia.
Comunque, oltre a tutte queste supposizioni, il casco è interessante da vedersi e personalmente mi piace.
Mi piace anche il secondo casco illustrato ma su questo farei le considerazioni completamente al contrario del primo a cominciare dalla coccarda che sembra uscita un attimo prima dal cassetto del magazzino al fregio anch'esso intonso e, nella realtà, visto in rarissime circostanze in abbinamento ad un copricapo ma il più delle volte nuovo e ancora da cucire al berretto.
Entrambi non mostrano la patina coeva al casco che invece appare integro ma già vissuto.
La tipologia del casco poi è riscontrabile nel secondo dopoguerra piuttosto che negli anni '30 quando le fattezze erano confacenti a falde più ampie e più spioventi, materiali di minor spessore e maggior consistenza e aerazione collocata nella zona cupolare piuttosto che a fori laterali.