Notizia grossa! L'US ARMY sperimenta una nuova ordinaria.

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view post Posted on 30/11/2017, 09:29


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CITAZIONE (magnus @ 30/11/2017, 08:55) 
Ma, la cosa che più mi impressiona è la nostra capacità di emulare ogni stupidaggine che venga da lì.

A me appunto pare che la pacchianità sia abbondantemente arrivata anche da noi, soprattutto sui cappelli di alcuni alti ufficiali che poco hanno da invidiare a quelli dei nord coreani. Idem la sempre più rara perizia sartoriale che, come molte altre arti da noi, sta morendo assieme agli anziani artigiani (i quali però - checché ne dicano i telegiornali che ogni giorno ci sciorinano servizi sui giovani che non vogliono più fare il calzolaio o il vetraio - sono spesso molto restii nel voler insegnare il mestiere anche a ragazzi volenterosi; e lo dico con cognizione di causa perché l'ho provato sulla mia pelle).
Quindi, di cosa stiamo parlando? Le uniformi ordinarie italiane ormai fanno abbastanza schifo come materiali e taglio, a meno che uno davvero non se le faccia confezionare da capo a piedi con tessuti buoni e da mani esperte. Già da queste foto, la nuova sperimentale americana sembra già più bella delle nostre attuali.

Ultima cosa, sono d'accordo sulla valorizzazione delle nostre tradizioni e delle nostre eccellenze, ma ricordiamoci che anche le tradizioni nascono da qualcosa, vengono mutuate da qualcosa, imitate, ispirate... Non si formano come la polvere sulle mensole.
Con che criterio decidiamo da dove parte una tradizione? Il fez dei Bersaglieri è una tradizione o andrebbe abolito perché derivato da quello degli Zuavi francesi? E il cappello di pelo d'orso delle Queen's Guards? E via dicendo...
 
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view post Posted on 30/11/2017, 09:50


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CITAZIONE (rip-stop @ 30/11/2017, 09:15) 
Sono d'accordo con Carpu che per quanto riguarda lo stile americano, gli anni '30 e '40 siano stati probabilmente i più felici, sia nella moda che nel design, ivi compreso l'industrial design applicato in campo automobilistico. Parte di questo riuscito connubio tra sobrieta, praticità, modernità ed eleganza ha contraddistinto lo stile del Made in USA anche negli anni '50, poi le cose sono sicuramente cambiate in peggio. Io adoro anche le grandi automobili americani degli anni '60, le colossali Cadillac, le Chevrolet, le Lincoln, ma si trattò di un'epoca contraddistinta dalla ricerca esasperata dell'opulenza, della potenza e del gigantismo che poi scivolò in un pacchiano anonimato di brutte automobili tutte uguali. E' vero poi che il mercato automobilistico americano era ossessionato dalla ricerca della novità, e che i centri studi delle grandi case automobilistiche sfornavano nuovi modelli a getto continuo, rendendo vecchio e sorpassato (e quindi non più attraente dal punto di vista del mercato) ciò che era stato un'assoluta novità pochi mesi prima. E' stato forse proprio nel corso di quel periodo che negli States è nato il "mito" per le automobili europee (basti pensare il successo che ebbe negli Stati Uniti un modello semplice e addirittura umile come il Volkswagen Maggiolino): tale mito appare ancora oggi inscalfibile, come testimoniano appunto le quotazioni di certe auto d'epoca italiane, inglesi o tedesche che continuano a conquistare il cuore e il portafogli dei più ricchi collezionisti d'oltreoceano.

RIP-STOP

Che poi quella yankee era una innovazione versata soprattutto sul fatto estetico, evidentemente per ragioni commerciali, di consumo; che in meccanica erano molto meno innovatori.
Mentre eravamo noi europei ad introdurre importanti innovazioni tecniche. Pensiamo a quanto deve l'automobile ad un "umile" e glorioso marchio italiano: la Lancia. Ormai scomparsa in un mondo che ha sempre meno spazio per il bello e per l'autentico.

CITAZIONE
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CITAZIONE (Vertov @ 30/11/2017, 09:29) 
CITAZIONE (magnus @ 30/11/2017, 08:55) 
Ma, la cosa che più mi impressiona è la nostra capacità di emulare ogni stupidaggine che venga da lì.

A me appunto pare che la pacchianità sia abbondantemente arrivata anche da noi, soprattutto sui cappelli di alcuni alti ufficiali che poco hanno da invidiare a quelli dei nord coreani. Idem la sempre più rara perizia sartoriale che, come molte altre arti da noi, sta morendo assieme agli anziani artigiani (i quali però - checché ne dicano i telegiornali che ogni giorno ci sciorinano servizi sui giovani che non vogliono più fare il calzolaio o il vetraio - sono spesso molto restii nel voler insegnare il mestiere anche a ragazzi volenterosi; e lo dico con cognizione di causa perché l'ho provato sulla mia pelle).
Quindi, di cosa stiamo parlando? Le uniformi ordinarie italiane ormai fanno abbastanza schifo come materiali e taglio, a meno che uno davvero non se le faccia confezionare da capo a piedi con tessuti buoni e da mani esperte. Già da queste foto, la nuova sperimentale americana sembra già più bella delle nostre attuali.

Ultima cosa, sono d'accordo sulla valorizzazione delle nostre tradizioni e delle nostre eccellenze, ma ricordiamoci che anche le tradizioni nascono da qualcosa, vengono mutuate da qualcosa, imitate, ispirate... Non si formano come la polvere sulle mensole.
Con che criterio decidiamo da dove parte una tradizione? Il fez dei Bersaglieri è una tradizione o andrebbe abolito perché derivato da quello degli Zuavi francesi? E il cappello di pelo d'orso delle Queen's Guards? E via dicendo...

Sì, anche una tradizione ha un'origine; più o meno esogena, più o meno endogena. Ma è un fatto corale, che si sedimenta nel tempo. E mai fisso, muta, certo.
Ma, una volta consolidata è nostra, fa parte del nostro modo di essere, con essa veniamo riconosciuti, e in essa ci riconosciamo.
Va solo lasciata a chi viene dopo, nella forma più genuina possibile. Come suggerisce la stessa radice verbale del sostantivo: da tradĕre, tramandare, trasmettere.
E' ovvio che tutto può essere modificato, o cadere in desuetudine, ma sempre in maniera quasi impercettibile, non traumatica. Noi siamo passati, da un giorno all'altro, e non per volontà corale, dal fez al basco con piumetto. Trovo naturale, comprensibile, che le sensibilità si irritino.
 
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view post Posted on 30/11/2017, 17:30
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CITAZIONE (magnus @ 30/11/2017, 08:55) 
CITAZIONE (carpu @ 30/11/2017, 00:37) 
Un tempo hanno detto la loro.
L'estetica made in USA degli anni 20,30 e 40 rimane tra le più belle del XX secolo (basti vedere i vecchi film di Hollywood).
A ben vedere anche questa divisa appartiene a quel periodo magico.
Personalmente tutto ciò che adoro dell'America non esiste più da almeno sessant'anni.
Il grande problema degli Americani è una spasmodica ricerca del nuovo,per cui vengono rottamati degli stili validi in cambio anche di schifezze purchè nuove.

Se ne può discutere. Sopra, in un post precedente, non negavo che anche da oltre oceano siano arrivate cose buone.
Probabilmente, finché hanno potuto attingere alla superba capacità sartoriale di designer e manodopera europea che lì emigrava - sfruttando un mercato ricco, vasto, e più libero da incrostazioni, ma al contempo più vicino al nostro (buon) gusto - sono riusciti anche a produrre qualcosa di interessante

Bravissimo,hai toccato un punto centrale.
Ai tempi d'oro della creatività Americana esisteva una sinergia tra Europa e Stati Uniti,ma attenzione esisteva anche in senso contrario.
Gli Americani guardavano con grande interesse al vecchio continente,importavano e rielaboravano stili e modelli culturali.
Questi venivano poi reimportati in Europa ed ulteriormente rielaborati,in uno scambio continuo e fecondo.
Grandi talenti Europei emigravano in America,ma una volta li non rimanevano identici a come erano in Europa,ma si contaminavano e nel nuovo terreno di coltura davano il via a grandi fioriture.
Si pensi ai grandi registi di Hollywood di origine Europea,alla moda,al design.
C'era anche un altro elemento: fino al 1945 il punto di riferimento era alto: ci si ispirava ad una certa cultura Europea,ad un certo mondo, ad uno stile alto.
Dopo la guerra,lentamente si è passati a guardare alle classi medie,ed ancora più in giù,ed il livello si è abbassato.
Semplificando,se negli anni 30 e 40 il modello di riferimento era l'alta società Europea,negli anni 50 era il borghese medio Americano,ed oggi cos'è? il borgataro del Bronx o il graffitaro di Detroit?
I movimenti della fine degli anni 60 hanno dato il colpo di grazia; oggi l'America per come la vedo io è divisa tra un insopportabile e totalitario politically correct di origine sessantottina ed il becerume del Paese profondo.
Eppure basta ascoltare una canzone di Frank Sinatra o mettere sul piatto il DVD di un film del periodo d'oro di Hollywood per farsi trasportare in un mondo meraviglioso che giustamente ha incantato noi Europei.

CITAZIONE
le chiamavamo "americanate".

Non esistono più le Americanate di una volta.
Purtroppo!

CITAZIONE (magnus @ 30/11/2017, 09:50) 
Sì, anche una tradizione ha un'origine; più o meno esogena, più o meno endogena. Ma è un fatto corale, che si sedimenta nel tempo. E mai fisso, muta, certo.
Ma, una volta consolidata è nostra, fa parte del nostro modo di essere, con essa veniamo riconosciuti, e in essa ci riconosciamo.
Va solo lasciata a chi viene dopo, nella forma più genuina possibile. Come suggerisce la stessa radice verbale del sostantivo: da tradĕre, tramandare, trasmettere.
E' ovvio che tutto può essere modificato, o cadere in desuetudine, ma sempre in maniera quasi impercettibile, non traumatica. Noi siamo passati, da un giorno all'altro, e non per volontà corale, dal fez al basco con piumetto. Trovo naturale, comprensibile, che le sensibilità si irritino.

Guardate che comunque spesso si sottovaluta l'immensa influenza che la cultura Americana ha avuto in Italia prima della guerra.
Io rimango sempre stupito per il fatto che l'immagine dell'Italia di allora sia modellata sempre sugli ultimi anni del regime fascista,cioè sull'involuzione totalitaria che il fascismo,infettato dalla lebbra nazista ebbe dal 1938-39 in poi.
Il bando ai film Americani è della fine del 1939 (regio decreto-legge del 4 settembre 1938, n. 1389, chiamato "legge Alfieri" ),i fumetti USA vengono banditi nel 1940 (ultimo arrivato,Superman con il nome di "Ciclone"),tutti "eccetto Topolino",adorato dai figli del Duce.
A proposito dei pargoli di Benito,Vittorio Mussolini adorava il cinema Americano,e compì un trionfale viaggio ad Hollywood (qui lo vediamo stringere la mano a Shirley Temple)

jpg

E Romano Mussolini amava a tal punto la musica made in USA da essere poi diventato uno dei più grandi Jazzisti Europei,ammirato persino dai colleghi Americani.
( ma troviamo un articolo entusiastico sul Jazz anche a firma di...Roberto Farinacci!)

Fino al 1939 tutta l'Italia impazziva per gli attori Americani,come Clark Gable,William Powell,Fred Astaire,Robert Taylor,Robert Young,Errol Flynn,e per le attrici come Myrna Loy,Carol Lombard,Ginger Rogers,Jean Harlow (a Mussolini piaceva molto Katherine Hepburn),per i romanzi Americani ,per la moda Americana (che era una rielaborazione più colorata di quella Inglese).
Gli snob ed i gagà compravano "Esquire magazine" e bevevano cocktails.

le_grandi_firme_nov1937

Poi c'erano le reciproche simpatie tra il regime fascista corporativo ed il New Deal di Roosevelt,l'amicizia di grossi calibri del partito come Italo Balbo per personaggi Americani e per il modello di organizzazione del lavoro Americano (Balbo riorganizzò il Ministero dell'Areonautica su quei parametri).
Insomma,prima che il maledetto uomo coi baffetti ed il suo popolo di cupi fanatici venissero ad appestarci con il loro miserabile esempio,esisteva un Italia molto Americaneggiante,pur nelle maglie del regime fascista.
Ovviamente si trattava di un altra America,l'America migliore che oggi non esiste più.
 
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view post Posted on 30/11/2017, 20:42


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Sì, caro Carpu, siamo stati ignobilmente ingannati nei nostri sogni di bambini. Dimostri plasticamente la verità di ciò che scrivevo qualche post fa, riguardo la capacità critica dei ragazzi.
L'America di Hollywood non è mai esistita, è una fictio, una fiaba, senza morale finale. Quell'America sta alla realtà né più e né meno di come "Le mille e una notte" stanno alla vita quotidiana nel califfato Abbaside, o Zorro al sistema giudiziario nella California del primo ottocento.
E il regime fascista (eresia politica della sinistra), con le solide radici del suo fondatore nel socialismo, non aveva ragioni di contrarietà politica verso una nazione plebea, che non era ancora impero e nessun interesse mostrava per il Mediterraneo; e anzi, era quella che aveva cacciato gli inglesi e il loro re (ma poi conferito al suo presidente i poteri di un re), come forse sperava un giorno di fare il Duce a Malta e con i Savoia.
Vuoi un esempio della malafede Hollywodiana? Guarda come fino agli anni sessanta (proprio il tempo che più ti ha affascinato) Hollywood raccontava degli indiani d'America: non le vittime di un genocidio a stelle e strisce, ma peggio che selvaggi, dei non umani: sparare a un indiano era meno che sparare a un bisonte (portando questi e quelli quasi all'estinzione).
E i giapponesi? Erano i brutti musi gialli. I due confetti atomici, il democratico e liberale regalo americano a quella grande (moralmente), antica, affascinante nazione. Vuoi che continui?
Mentre Sinatra si faceva strada nel mondo canoro (non disdegnando amicizie di tutti i tipi, anche mafiose), e il Jazz usciva dai ghetti negri, l'America vera, quella "becera", subiva la grande depressione, senza assistenza sanitaria e umanitaria (e oggi? forse non molto è cambiato).
Era l'America delle ville regali per magnati liberali e speculatori di ogni tipo e delle casette di legno per tutti gli altri; del linciaggio degli italiani; dell'apartheid degli afroamericani; di cento operai sfruttati nelle catene di montaggio (così bene descritti da Chaplin) per ogni povero che realizzava il sogno americano. Di un presidente eletto per quattro mandati che, infischiandosene della democrazia, maneggia per trascinare una nazione recalcitrante e isolazionista nel calderone di una guerra terribile.
Sì, credo che basti.
Le ombre, le contraddizioni c'erano (e ci sono) ed erano (sono) terribili.
Può essere duro ammetterlo: ma siamo stati ingannati. Hollywood vale quanto le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein; la realtà è Abu Ghraib.
Professionali a Los Angeles, per carità. Ma senza anima e qualità d'autore. Pastoni per ragazzi ingenui.

Edited by magnus - 30/11/2017, 21:33
 
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view post Posted on 30/11/2017, 21:04


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Quanto al gusto, tanto per fare esempio, il Regno Unito (che in Europa non è certo punto di riferimento assoluto) può ancora fare lo spocchioso verso le ex colonie d'oltre oceano.
Gli Usa andavano bene nella moda quando non avevano dichiarate pretese imperiali in nessun campo, e si inserivano come paese ancora wasp, giovane, pieno di energie, che riusciva a dire la sua, senza la pretesa che questa fosse la parola definitiva.
Guarda le uniformi Usa della prima guerra mondiale, quanto assomigliano a quelle europee. Forse è per questo che ci sembrano accettabili. E l'evoluzione dei vent'anni successivi non si stacca dalla moda anglosassone. Ecco, nella competizione franca, riuscivano a dire la loro; nella pretesa di dettar legge nel mondo della cultura e del gusto, rivelano tutti i limiti congeniti.
 
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view post Posted on 30/11/2017, 21:46


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Chissà perché gli americani fanno tanto i gradassi (perlomeno nei pastoni hollywoodiani): dalla guerra di indipendenza (che più che una vittoria americana, fu una rivincita francese contro gli inglesi) alla Siria del 2017, passando per Vietnam e Afganistan (ed altro ancora), sganassoni ne hanno anche presi, oltre che darne (e sempre con danni collaterali). Sarebbe bello se Hollywood ne raccontasse un po'. Ma, non ci spero.
Indubbiamente è l'esercito più potente del mondo (e infatti gli Usa sono la nazione più indebitata), ma non il più vincente.
 
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view post Posted on 1/12/2017, 01:35
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CITAZIONE (magnus @ 30/11/2017, 20:42) 
Sì, caro Carpu, siamo stati ignobilmente ingannati nei nostri sogni di bambini. Dimostri plasticamente la verità di ciò che scrivevo qualche post fa, riguardo la capacità critica dei ragazzi.
L'America di Hollywood non è mai esistita, è una fictio, una fiaba, senza morale finale. Quell'America sta alla realtà né più e né meno di come "Le mille e una notte" stanno alla vita quotidiana nel califfato Abbaside, o Zorro al sistema giudiziario nella California del primo ottocento.
E il regime fascista (eresia politica della sinistra), con le solide radici del suo fondatore nel socialismo, non aveva ragioni di contrarietà politica verso una nazione plebea, che non era ancora impero e nessun interesse mostrava per il Mediterraneo; e anzi, era quella che aveva cacciato gli inglesi e il loro re (ma poi conferito al suo presidente i poteri di un re), come forse sperava un giorno di fare il Duce a Malta e con i Savoia.
Vuoi un esempio della malafede Hollywodiana? Guarda come fino agli anni sessanta (proprio il tempo che più ti ha affascinato) Hollywood raccontava degli indiani d'America: non le vittime di un genocidio a stelle e strisce, ma peggio che selvaggi, dei non umani: sparare a un indiano era meno che sparare a un bisonte (portando questi e quelli quasi all'estinzione).
E i giapponesi? Erano i brutti musi gialli. I due confetti atomici, il democratico e liberale regalo americano a quella grande (moralmente), antica, affascinante nazione. Vuoi che continui?
Mentre Sinatra si faceva strada nel mondo canoro (non disdegnando amicizie di tutti i tipi, anche mafiose), e il Jazz usciva dai ghetti negri, l'America vera, quella "becera", subiva la grande depressione, senza assistenza sanitaria e umanitaria (e oggi? forse non molto è cambiato).
Era l'America delle ville regali per magnati liberali e speculatori di ogni tipo e delle casette di legno per tutti gli altri; del linciaggio degli italiani; dell'apartheid degli afroamericani; di cento operai sfruttati nelle catene di montaggio (così bene descritti da Chaplin) per ogni povero che realizzava il sogno americano. Di un presidente eletto per quattro mandati che, infischiandosene della democrazia, maneggia per trascinare una nazione recalcitrante e isolazionista nel calderone di una guerra terribile.
Sì, credo che basti.
Le ombre, le contraddizioni c'erano (e ci sono) ed erano (sono) terribili.
Può essere duro ammetterlo: ma siamo stati ingannati. Hollywood vale quanto le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein; la realtà è Abu Ghraib.
Professionali a Los Angeles, per carità. Ma senza anima e qualità d'autore. Pastoni per ragazzi ingenui.

Temo di essere molto più indulgente verso gli Americani (specie quelli di un tempo) ,di quanto sia tu.
Ma in parte c'è del vero in ciò che dici.
Non solo l'America dei film di Hollywood era certamente una versione idealizzata della realtà (anche se fior di realismo rispetto ai nostri "telefoni bianchi"),ma aggiungi anche che quei film che arrivavano nelle nostre sale erano ancora più affascinanti grazie al doppiaggio.
Le voci dei doppiatori di una volta erano straordinarie (Emilio Cigoli,Gualtiero De Angelis,Stefano Sibaldi,Carletto Romano,Tina Lattanzi),e contribuivano a creare una magia senza pari.

Che però quell'America non fosse solo una favola da mille e una notte se ne accorsero i nostri soldati prigionieri negli USA quando entrarono in contatto con un mondo di un opulenza quasi impensabile per un Italiano di allora.
A questo proposito invito a leggere il bel libro "I prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti" di Fausto Giovanni Conti.

Tutto le altre considerazioni,anche se interessantissime, ci porterebbero lontano,e decisamente fuori tema da questa conversazione che riguarda la possibile adozione di nuove "class A uniforms" per l'Esercito Americano.
Forse è meglio rientrare in argomento.
 
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view post Posted on 1/12/2017, 12:43


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Sì, in effetti abbiamo divagato a sufficienza.
Sulla nuova Class A Uniform ho già detto la mia: non mi entusiasma. Si attendono sviluppi.

E magari anche da noi si riaprirà il dossier, avendo come rigoroso limite il non travalicare il buon gusto, e virando verso un maggiore rispetto delle nostre tradizioni cromatiche; per me, esse sono legate al blu o al grigio-verde (almeno per la OI). Tertium non datur.
L'esigenza di sostituire il blu con il grigio-verde discese dalla necessità di una uniforme da campagna meno visibile. Oggi, per l'ordinaria (e derivate), tale esigenza non sussiste più.
Comunque, il grigio(-verde) è tornato disponibile, dopo che la GdF è stata costretta a differenziarlo, e la Forestale assorbita dall'Arma.

E giacché ci siamo, SME potrebbe anche richiamare energicamente all'ordine e al rispetto del regolamento sulle uniformi, per quanto concerne l'abuso dell'uniforme di combattimento e servizio, pratica quanto si vuole, ma inadeguata e perfino brutta in occasioni che non siano da fatica.
E' come se un civile indossasse sempre la tuta ginnica (e neanche di buon taglio): in ufficio, in tribunale, in ospedale, ad una festa (vedi 2 giugno) o a passeggio. Nemmeno Marchionne ha osato tanto, fermandosi al maglioncino.

Edited by magnus - 1/12/2017, 13:01
 
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view post Posted on 1/12/2017, 16:17
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Tornando in argomento,la discussione sui vari forum Americani è molto interessante.
Si tratta di forum professionali,dell'US ARMY e di altri in cui scrivono parecchi militari.

La nuova Class A uniform piace alla maggior parte degli intervenuti (e secondo un sondaggio alla maggior parte degli appartenenti all'US ARMY).
Le considerazioni più frequenti a favore sono il richiamo ad un epoca gloriosa,alla "greatest generation" dei nonni.
Altre considerazioni più pratiche riguardano il fatto che l'attuale Class A non è amata,ed è considerata troppo formale per essere indossata ogni giorno ( è stato rilevato argutamente che è come se un civile avesse nel suo armadio solo una tuta da meccanico,ossia la BDU,e lo smoking).
Inoltre molti lamentano che con la divisa blù si rischia spesso di essere scambiati per "Troopers",ossia per Agenti della polizia dei vari Stati dell'unione.

Le critiche al cambiamento di uniforme sono invece prevalentemente economiche.
Molti lamentano che saranno costretti ad acquistare una nuova Class A a distanza di pochi anni dal precedente cambio di divisa.
Costoro sono stati parzialmente rassicurati dal fatto che la divisa blù non sarà abolita,ma tornerà ad essere un uniforme da cerimonia.

In conclusione le critiche sembrano molto minori dei giudizi positivi.

La nuova "pink & green" procede la sua sperimentazione con nuovi prototipi.
Il prossimo dovrebbe avere un cinturino (invocato da molti) e presentare la modifica delle tasche.
Si parla anche della reintroduzione dei soffietti laterali al dorso della giubba,aboliti alla fine degli anni 40.
Questi sono molto comodi,perchè consentono un ampia capacità di movimento delle braccia.

Secondo alcune voci potrebbe essere sperimentato anche un giubbetto ("Ike jacket") da indossare in alternativa alla giubba lunga.

Sembra confermata la reintroduzione della bustina,che rispetto agli ultimi modelli molto squadrati adoperati con la Green uniform, dovrebbe presentare gli angoli arrotondati.
 
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view post Posted on 1/12/2017, 17:10

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Una vera rivoluzione copernicana allora... Sono favorevole alla reintroduzione della bustina a posto di quell'orribile basco portato ripiegato s'un occhio, vada anche per la modifica delle tasche e per i soffietti laterali. La cintura la vedrei adatta all'uniforme degli ufficiali (almeno per introdurre un elemento distintivo rispetto a quella inodssata dai graduati), mentre sono assai meno favorevole alla resurrezione della "Ike" che, per quanto elegante, mi sembra un capo eccessivamente datato e farebbe un po' troppo "reenactor". Vedremo...

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view post Posted on 1/12/2017, 17:58
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CITAZIONE (rip-stop @ 1/12/2017, 17:10) 
sono assai meno favorevole alla resurrezione della "Ike" che, per quanto elegante, mi sembra un capo eccessivamente datato e farebbe un po' troppo "reenactor". Vedremo...

RIP-STOP

E' probabile che questa nuova Ike Jacket sarebbe in realtà un giubbotto in tessuto tecnico,nello stesso colore della giubba lunga, il cui taglio ricordi quello della vecchia Ike jacket originale.

Per capirci,qualcosa del genere:

il_570x_N.640681733_et22

Insomma,un capo comodo e pratico da indossare all'occorrenza al posto della giubba,e che ricordi il vecchio giubbetto.
 
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view post Posted on 2/12/2017, 09:11
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Non saprei, la patta squadrata delle tasche pettorali di questa Ike blu, mi fa troppo stile "elettrauto"..
 
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view post Posted on 2/12/2017, 13:53
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Ovviamente non è questo il battle dress proposto.
E' solo un esempio per dire che sarà più simile a un giacchino a vento che alla vecchia Ike jacket.
 
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saigon70
view post Posted on 2/12/2017, 16:31




Mi ricorda abbastanza nella forma il giubbetto color nero in uso presso il nostro esercito anche se il nostro non e provvisto di tasche pettorali e a mio parere e anche più bello.

Saigon70
 
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view post Posted on 4/12/2017, 12:24

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In pratica andrebbe a sostituire il "windbreaker" nero attualmente in dotazione (quello in uso presso il nostro esercito non è altro che una copia del giubbino dell'US Army). Francamente la nuova proposta non mi convince molto, comunque è presto per pronunciarsi in via definitiva.

windbreaker

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