Eritrea, Etiopia e Somalia, insomma i territori dell’ex AOI, conservano ancora oggi moltissimi esempi del passaggio dei nostri connazionali durante il periodo coloniale. Strade, ponti, edifici, piazze, statue, ex strutture amministrative, sono solo la parte più “in vista” dell’influenza della cultura italiana sul territorio. Leggevo ultimamente anche se non ricordo dove che in alcuni vecchi mercati, nelle botteghe dei vari artigiani e nelle case specie dei più anziani, ancora una moltitudine di oggetti e arnesi più disparati di nostro utilizzo e produzione vengono sistematicamente utilizzati nella vita quotidiana in vari ambiti. Tanto per fare un esempio banale, molti calzolai ancora risuolano calzari vari con i chiodini degli scarponi originariamente inviati lì per il nostro Regio Esercito.
È indubbio che poter visitare questi luoghi potrebbe regalare un’atmosfera unica oltre che un viaggio nel tempo davvero affascinante.
Un piccolo OT. Paradossalmente, passatemi il concetto che non vuole sminuire l’operato ben più duro di un semplice tour turistico, chi è riuscito a concedersi davvero una full-immersion in quest’aria coloniale dal gusto esotico è stato il nostro contingente militare che nei primi anni 90’ ha operato in Somalia durante l’UNISOM II vivendo anche drammatici momenti. Girando per il Paese, i nostri soldati in più d’un occasione hanno tastato con mano, anche solo appoggiandosi su un muretto per riposare, segni ancora indelebili del passaggio dei loro nonni in divisa.
Lupo, non voglio dileguarmi qui nel risponderti ma... dovresti proprio aprire una discussione a parte.