| Carissimo Daibanana, quel libretto mi interessa moltissimo ... beh, dopo tanti anni di Etiopia mastico qualche parola, tieni conto però che l'alfabeto (sillabico) di quel paese è composto da ben 260 segni contro i nostri 21 e le espressioni, come nella lingua araba, cambiano a seconda dell'interlocutore, del sesso, dell'età, dell'importanza, del livello sociale e religioso ed altrettanto mutano per la qualità di chi parla ... Giusto quanto riporta Gebret e lua tua osservazione: ovviamente il libretto non era indirizzato al soldato, la cui analfabetizzione raggiungeva anche il 90% e i nostri "indigeni" alfabetizzati nelle nostre scuole non apprendevano l'amarico (l'amarigna, con cui è scritto il libretto), ma il tigrino (il tigrigna) e poi occorre tener conto che, in quello che diventerà l'Impero dell'AOI, si parlavano almeno 72 lingue (non dialetti). Ancora, la produzione di quel libretto doveva essere piuttosto modesta, sia per la capacità produttiva della stamperia di Addis, sia e soprattutto per la carenza di carta, per cui, come richiama Gebret, quel libretto era un manuale d'istruzione per gli "agenti infiltrati" fra le nostre truppe, nei villaggi di confine e in quelle regioni (la buona parte dell'Impero) che mal sopportavano, ma tolleravano, l'avida dominazione esercitata da un potere feudale. Scusa la sbrodolata, ma è colpa tua: mi fai vedere una cosa interessantissima ... e io non mi fermo più! Grazie comunque di quanto potrai fare per me.
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