| | Libri su cartoline prestiti di guerra | |
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| | CITAZIONE (Absolut @ 11/10/2022, 14:36) (..) (per la prima volta fu concesso alle donne di investire nel prestito la propria dote pur in assenza del "vincolo maritale"). (..) Circa i prestiti ho trovato interessante la scheda presente qui www.storiaememoriadibologna.it/gli...rra-1009-evento tratta (così leggo) dal testo " L'oro e il piombo - I prestiti nazionali in Italia nella Grande Guerra", Bollettino del Museo del Risorgimento. Bologna, anno XXXVI, 1991. Trascrizione a cura di L. Barchetti Di quella scheda, a proposito dell' "attenzione" rivolta alle donne (che poi erano le madri e le mogli dei soldati) alle quali ci si rivolgeva facendo leva sugli affetti personali più cari, mi è rimasta impressa la prima frase (tratta da una pubblicazione dell'epoca) che mi ha colpito per il suo sottinteso fruttamento dei sentimenti più veri. (Ovviamente IMHO!) La frase è questa: "“ Per fare la guerra occorre denaro. Per finirla ne occorre il doppio. La donna che ama poco fare la guerra e che preferisce vederla finita ha l’obbligo, l’interesse di offrire al Prestito anche l’ultimo dei suoi centesimi”. E chissà quanti dei loro " ultimi centesimi" hanno offerto i grossi industriali e agrari...
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| Grazie mille per l'interessantissimo link.... grazie al quale ho scoperto che nel 1991 il Museo del Risorgimento di Bologna aveva organizzato una mostra proprio sui prestiti di guerra, della quale era stato realizzato un catalogo di 82 pagine che sto cercando di recuperare :-) Purtroppo ho scoperto anche un paio di cartoline che mi mancano, che non sono elencate nella pubblicazione dello Stato Maggiore, e delle quali a questo punto mi metterò in cerca! Riguardo al comportamento di industriali ed agrari.... vale la pena di ricordare quello che accadde alla fine della guerra, con alcune industrie talmente indebitate da essere vicine al fallimento, che acquisirono (o cercarono di farlo) delle banche per riuscire ad avere la necessaria liquidità per sopravvivere. Giova ricordare che nel primo dopoguerra la politica fu costretta a decidere se fare fallire l'Ansaldo (di Perrone, legato a filo doppio con la casa regnante) o se fare fallire quella che era allora la terza grande banca italiana, la Banca Italiana di Sconto. E fu quest'ultima a scomparire. Diversi anni fa alcune di queste considerazioni le avevo inserite in una mia pagina personale: www.rocchi.org/prestiti/prestiti.htm
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