Recentemente sono state pubblicate (ad opera di F. Genoud) in inglese, spagnolo e italiano (quest’ultimo dalla Mondadori come e-book col titolo
Il testamento politico di H.), una sessantina di pagine che rappresentano la prosecuzione dei
Die Bormann Vermerke (tradotte in italiano come
Hitler. Conversazioni segrete ordinate ed annotate da M. Bormann ) di cui abbiamo parlato qui
https://miles.forumcommunity.net/?t=62556666Il titolo italiano in realtà è fuorviante. Non si tratta del testamento (dettato alla sua segretaria Traudl Junge nel bunker alla vigilia della sua morte), bensì di una continuazione, in un’atmosfera ben diversa, dei sopra ricordati
Die Bormann Vermerche .Sono la “registrazione” dei soliloqui/digressioni/sfoghi di H. che caratterizzarono le sue ultime serate in cui, durante i pasti non più nella Wolfsschanze (“ tana del lupo” ), presso Rastenburg, nella Prussia orientale, o nel rifugio Werwolf ( “lupo mannaro” ), presso Wyniza, ma ormai nello squallido bunker di Berlino, mentre sopra infuriavano gli ultimi combattimenti in una città devastata, si lasciava andare a riflessioni e recriminazioni “non ufficiali”.
Questa seconda parte consiste di diciotto note. Le prime 17 coprono il periodo compreso tra il 4 e il 26 febbraio 1945 con una regolarità quasi quotidiana. La diciottesima ed ultima è datata 2 aprile 1945: mancava meno di un mese al suicidio di H.
Esse, trascritte a quanto pare direttamente dallo stesso Bormann, si differenziano dalle precedenti in quanto sono una sorta di “confessione”, un bilancio di un’intera vita politica.
Ormai il destino finale era segnato:“
Siamo giunti all'ultimo quarto d'ora. La situazione è grave, molto grave. Sembra addirittura che sia disperata”, ammette H., e non ci si poteva più fare illusioni: quindi cerca di spiegare e giustificare (agli altri o a se stesso?) il perché di certe sue scelte (e di altre, purtroppo fino all’ultimo non ripudiate).
Per questo motivo queste paginette talora scomode (qualcuno le definì
troubling finds) -sulla cui autenticità peraltro alcuni hanno avanzato dubbi- rivestono a mio avviso un’importanza notevole: leggere dalle sue parole perché furono prese certe decisioni mi sembra utile anche per una miglior comprensione della Storia. Anche perché le motivazioni con le quali si indagano e identificano le cause della II GM derivano nella maggioranza da opere di autori appartenenti ai vincitori, mentre il punto di vista degli sconfitti, e soprattutto del loro capo, è meno noto.
Anche per questo, questo libretto potrebbe essere utile a chi vuole conoscere meglio la II G.M.
Tralasciando la parte “storico/politica” (che meriterebbe ben altri approfondimenti in altre sedi) da quelle pagine ho estrapolato alcuni frammenti in cui H., ormai alla fine della sua vicenda, parla dell’Italia e del Duce.
E sono sfoghi estremamente duri ma interessanti.
Si tratta di giudizi crudi che, comunque, non riguardano tanto i soldati, quanto la gestione della guerra da parte italiana, le decisioni strategiche: in una parola i Capi (politici e militari), a partire dai sommi vertici.
A mo’ di esempio ne riporto solo una, del 17 febbraio ’45: “
(..) Il mio atteggiamento nei confronti dell'Italia fu un errore. L'alleanza con l'Italia quasi ovunque un impedimento (.. ) Devo ammettere che la mia incrollabile amicizia per L'Italia e il Duce possono ben ritenersi un errore da parte mia “ (..) la nostra alleanza con l'Italia è stata più utile ai nostri nemici che a noi stessi (..) l'alleanza con l'Italia avrà contribuito alla nostra sconfitta! (..) Il più grande servizio che l'Italia avrebbe potuto renderci sarebbe stato quello di rimanere in disparte da questo conflitto”.
E se volete leggere l’articolo completo, andate qui
http://uomini-in-guerra.blogspot.com/2023/...nelle.html#more(una delll ultime foto di H.
Evidente il deterioramento delle condizioni fisiche)