CITAZIONE (niemand @ 20/6/2023, 10:34)
Quello che mi indigna non e' tanto (o solo) che i politici di allora non conoscessero la situazione delle nostre FFAA, quanto il fatto che i nostri generaloni pieni di nastrini e ammenicoli, che per ruolo e stipendio non potevano non conoscerle, siano stati zitti, senza avere il decoro di dare almeno le dimissioni quando certe scelte apparivano chiare: ma tutti tenevano famiglia..
Ai piani alti di Palazzo Venezia tutti, da Mussolini in giù, sapevano esattamente come stavano le cose... Gli "otto milioni di baionette" erano tutto un bluff, uno slogan di regime inventato di sana pianta nel vano tentativo di impressionare gli avversari e di auto-convincere gli italiani di essersi trasformati, dalla sera alla mattina, in un popolo di guerrieri pronto a marciare sulle orme dei propri avi latini. Tutti sapevano, non tutti in realtà tacevano, ma se anche la scrivania del Duce fosse stata sepolta sotto montagne di memorandum e di dimissioni eccellenti, ben poco, a mio parere, sarebbe cambiato, perché la strada verso la guerra era ormai stata tracciata e Mussolini accettava consigli solo dal proprio intuito e da nessun altro.
La campagna sul fronte alpino Occidentale fu da questo punto di vista emblematica delle contraddizioni di un regime che oscillava tra l'attendismo opportunistico e la necessità invece di mostrarsi forti e decisi per non smentire i parossismi bellicistici di cui il fascismo era imbevuto sin dalle sue origini.
Non essendo comunque l'Italia in grado di esercitare il ruolo di grande potenza per una lunga e articolata serie di fattori di ordine storico ed economico, il segreto del successo consisteva nell'ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, ovvero vibrare la zampata fatale che atterrasse la preda scegliendo con attenzione il momento e le circostanze opportune, per poi portarne successivamente in trionfo le esanimi spoglie a riprova dell'audacia e dell'astuzia del predatore. Per condurre un combattimento del genere non servivano nè grandi eserciti, nè armamenti sofisticati: il colpo d'occhio, il gesto risolutore, l'impeto dell'assalto e il balenare della lama della baionetta sarebbero stati più che sufficienti a conseguire la vittoria... Lo spirito avrebbe vinto comunque e dovunque sulla materia.
Fu in gran parte in base a questa specie di leggenda guerriera che il fascismo bene o male, più bene che male, condusse le proprie campagne militari. Poi, certamente, vi era anche la necessità di mostrarsi moderni, al passo dei tempi, passando ad esempio in rassegna le artiglierie perfettamente allineate sul Campo di Marte (ma si trattava in gran parte residuati bellici del precedente conflitto), raddoppiando magicamente il numero delle divisioni (riducendone però i reggimenti), oscurando il cielo con le acrobazie degli aerei da caccia (cosa a cui i nostri antiquati biplani si prestavano per altro benissimo)... Piccoli e innocenti giochi di prestigio, coup de theatre ad uso e consumo della stampa nazionale ed estera, pratiche di auto-ipnosi per cancellare dai recessi della psiche l'atavico complesso di inferiorità che ogni italiano nutre nei confronti dello straniero.
Fu fin troppo facile, per qualche chasseur des alpes, ben asserragliato nel suo fortino di cemento a 2500 metri di quota, smontare con poche granata ben piazzate l'ingenua sicumera del giocatore d'azzardo.
RIP-STOP
Edited by rip-stop - 20/6/2023, 17:03