Manoscritti, che passione! Quando la carta chiama, non esistono promesse che si riescano a mantenere.
“Lucius era attaccato alla sua piccola collezione di manoscritti così come un tempo ci si affezionava alle reliquie. Nel libro stampato egli vedeva la conversazione dell'autore con il lettore e con la società del suo tempo; nel manoscritto invece, egli vedeva il dialogo con se stesso, anzi ancora di più: il suo dialogo con Dio. In ogni autore viveva, infatti, una volontà che mirava al Tutto, una scintilla di forza creatrice. Nel suo slancio verso il Tutto, egli compariva completamente libero dinanzi al suo terribile giudice, prima di essere giudicato. Il manoscritto era la scoria deliziosa lasciata da quegli incendi, da quelle devastazioni, da quelle depurazioni dello spirito.”
Jünger, Hernst , Heliopolis. Rückblick auf eine Stadt , 1949.
Mi sono sempre promesso che mai avrei raccolto documenti al di fuori della mia area tematica d’interesse, la Grande Guerra sul fronte Italiano, ma quando trovai in vendita questo piccolo libricino azzurro sentii il desiderio accendersi in me.
C’era un qualcosa nella sua copertina macchiata di caffé, in quella calligrafia minuta e ordinata, che mi attirava come l’oro per Hernán Cortés.
Un nome appare ben visibile sul frontespizio: maggiore Barbitta Alfredo, matricola 240298, 1941 Cheren.
Una rapida ricerca sul sito “Nastro Azzurro” mi ha permesso in breve di ricostruire le imprese di questo ufficiale italiano, decorato con tre Medaglie di bronzo al valor militare e una d’argento.
Nato nel 1895 a Novara, nel ‘17 risultata schierato come tenente del 24 reggimento di Fanteria.
Qui sotto, riporto le motivazioni della medaglia di bronzo al valore.
Segue la motivazione per la medaglia d’argento, concessa nello stesso anno, a meno di un mese dalla prima!
Alla fine della Grande Guerra rimane nei ranghi dell’esercito, tanto che partecipa alla campagna in Africa Orientale meritandosi una terza medaglia al valore. Questa volta lo troviamo come capitano alla testa di una battaglione di camicie nere.
L’Africa gli piacque così tanto (si fa per dire eh), che lo ritroviamo nuovamente nel 1941 con il grado di maggiore, a capo del CXII battaglione coloniale della 44° brigata.
Anche questa volta, come nelle guerre precedenti, non mancò di aggiungere al suo petto un nastrino azzurro con la seguente motivazione:
“ Comandante di un battaglione coloniale muoveva ripetutamente all’attacco di posizioni dominanti tenute da forze superiori per numero e mezzi, impegnando con il nemico una cruenta e impari lotta di più giorni. Ferito da schegge di granata rimaneva al suo posto di combattimento fino a che il battaglione non veniva sostituito. - Dongolorodoc, 16/7 Marzo - Falestoch (A.O.), 18-26 Marzo 1941”.
Quasi sicuramente venne fatto prigioniero poco dopo per poi venir trasferito in India, più precisamente a Yol (
www.difesaonline.it/racconti-di-vi...ta-dellhimalaya qui è presente un interessante approfondimento su Yol), nel campo numero 26 riservato agli ufficiali superiori.
A pagina 46 di questo piccolo libricino azzurro è presente una fotografia scattata proprio a Yol, ove sono ritratti 10 ufficiali tra cui, presumo, il maggiore Barbitta ( seconda persona seduta da sinistra, l’unica che sul petto sfoggia ben 3 nastrini al valore).
Come si presenta la “sudata” copertina.
Ma cosa contengono questi resoconti?
Una serie di annotazioni, positive e negative, sui subalterni che il maggiore ebbe nel corso dell’ultima campagna in Africa.
Per esempio, sul conto del capitano D’Arrigo Sebastiano, il maggiore riporta:
“...Ho l’impressione che questo ufficiale non abbia esplicito tutto quell’interessamento e quella fermezza che la particolare contingenza richiedeva, a ciò portato, in parte, dalla sua eccessiva preoccupazione per le sue personali necessità…”
Sul tenente di complemento Zanone Dino scrive:
“Ho avuto alle mie dipendenze quale comandante di compagnia del 112° battaglione coloniale il tenente Zanone dal 26 febbraio al 27 marzo 1941…carattere aperto e leale, generoso compagno. Molto corretto e disciplinato, affezionato ai superiori pur senza ostentazione. Di temperamento calmo e sereno, inalterato di fronte al pericolo…Buon animatore e discreto organizzatore”
Sul conto del sergente Bozza Enrico si esprime invece con parole molto dure:
“In tale periodo è riuscito a farsi notare come pessimo sottufficiale, indisciplinato, abulico, preoccupato solo del proprio benessere”.
Le parole che scrive sui suoi sottoposti sono veramente tantissime; qui sotto vi riporto una lista dei nominativi presenti cosicché, qualora qualcuno fosse interessato, potrò riportarvi per iscritto le parole del maggiore.
Capitano di complemento Perini Giuseppe
“...” D’Arrigo Sebastiano
Tenente i.g.s in s.p.e Garbino Giovanni (...in combattimento è stato esempio di coraggio e spirito di sacrificio…)
Tenente di complemento Giordani Gaetano (...intelligenza vivace, buona memoria e rapidità di percezione sorreggono in lui una cultura generale che, senza essere vasta e profonda, si può adeguare alla sua posizione…)
“...” Zanone Dino
“...” (cognome che inizia per “M” e finisce per “FA”, il resto incomprensibile per me) Francesco (...leale, sincero, di temperamento gioviale, generoso e benvoluto…)
sottotenente di complemento Tozzi Rodolfo
“...” Pinto Giulio
“...” Iacovitti Corrado
“...” Argiroppi Giovanni
“...” Beretta Luigi
“...” Trittoni Rino
“...” Ricca Baldassare
“...” Aglione Tommaso
Sergente Domizi Pietro (...lento, pigro e di scarsa iniziativa, ma valoroso combattente…)
“...” Chiofalo
Maresciallo Maggiore Migliorini
Serg. Attisoni Antonio
Aiutante di battaglia Ronchetti Giacomo
sergente Gilbertini Ermanno
“...” Fossati Pietro
“...” Bozza Enrico
Da pagina 18 alla 34 segue la parte più interessante del reseconto, cosi intitolata
“ Proposte di ricompensa al V.M. inoltrate al comando della 44° brigata coloniale”.
Oltre a una decina di proposte veramente interessanti di cui in futuro vi fornirò un elenco, spiccano quelle inoltrate per decorazioni da concedere agli ascari, quasi tutte alla memoria…