Nell'opera di Giorgio Cantelli "
Le uniformi del Regio Esercito italiano nel periodo umbertino" viene riprodotta un'uniforme, sperimentata nel 1869, che avrebbe dovuto sostituire - quanto meno per la fanteria - i modelli ereditati dal Risorgimento.
L'immagine - che riproduco qui sotto - può essere trovata anche a questo link, a pagina 32:
https://issuu.com/rivista.militare1/docs/l...o_esercito_ital.
Se adottata, una simile uniforme avrebbe rappresentato una cesura netta con la modellistica in vigore fino allora in Italia e in altri Paesi europei. Il taglio largo e il collo abbassato e ampio sembrano rivolti a una maggiore comodità; molto peculiari la bottoniera (che arriva alla fine delle falde) e la striscia di panno che avrebbe dovuto coprirla, secondo un modello parzialmente ripreso in alcune uniformi sperimentate pochi anni dopo.
Per quanto riguarda i copricapi, l'esperimento sembra lasciare aperte due strade: la conservazione del chepì già in vigore (pur con lieve modifiche); oppure l'adozione di un copricapo che riprende le linee dei quarantotteschi "cappelli alla Ernani". Si tratta di una linea che risulterà vincente negli anni successivi, ma che verrà adottata solo per le truppe alpine (con la penna nera al posto del piumetto "bersaglieresco").
Il semplice numero del reggimento avrebbe dovuto sostituire le mostrine sul colletto.
Sul sito
https://myarchiviostoricofotografico.com/2...ia-truppa-1871/ è possibile trovare la foto da cui è stata tratta l'illustrazione di Cantelli.
Rispetto al disegno, sembrerebbe che l'uniforme del soldato di sinistra abbia una sprone anteriore (con filettatura?), secondo un modello forse ripreso dalle bluse garibaldine.
Come riportato da Cantelli, una tavola di Quinto Cenni mostra come l'esperimento fosse più articolato, includendo anche l'uniforme degli ufficiali.
In questo caso, i punti di contatto tra gli esperimenti del 1869 e la riforma Ricotti sono più marcati: gli ufficiali indossano infatti una giubba corta a due petti, che anticipa la modellistica successiva. Ritorna però il cappello alla Ernani, di colore nero e con un fregio più elaborato: a prima vista, sembrerebbe un'aquila coronata.
E' interessante notare poi come Cenni abbia "asciugato" le figure, dando alla giubba un taglio molto più aderente al corpo e più tradizionale.
Sul sito che ho menzionato sopra è possibile trovare altre due foto che si riferirebbero a degli esperimenti di poco successivi (1871).
Nel primo caso, siamo di fronte a una "quasi Ricotti": la differenza principale è rappresentata dalla striscia di panno turchino scuro che copre la bottoniera. E' una particolarità segnalata anche da Cantelli nel suo librone e che rappresenta quasi un punto di contatto tra l'esperimento di due anni prima e i modelli di Ricotti.
La seconda foto invece raffigura qualcosa di veramente anomalo per un'uniforme di fine Ottocento: la giubba è corta, ma a due petti; le falde sembrano ripiegate verso l'interno per lasciar spazio alla giberna del fucile (ma è il modello adottato per il fucile Vetterli?). Stranissimi poi i pantaloni, che sembrano aver inglobato le ghette.
Nel complesso, un insieme poco aggraziato. Se non fosse per la didascalia della foto, avrei avuto molti dubbi nel considerare l'insieme come un'uniforme italiana; e se non fosse per il fucile e la giberna, avrei avuto dei dubbi anche solo a considerarla una divisa militare.
Mi domando se qualcuno qui sul forum ci sappia dire qualcosa di più di questi esperimenti della seconda metà del secolo: che cosa portò a elaborare queste soluzioni? Perché alla fine non furono adottate? L'ultima foto rappresenta effettivamente un'uniforme italiana, anche solo sperimentale?