CITAZIONE (Radagast_ @ 10/1/2023, 21:23)
due considerazioni.
prima considerazione
perchè Francia e Inghilterra hanno dichiarato guerra alla sola Germania quando la Polonia è stata invasa sia dai tedeschi che dai russi?
non possiamo pensare per una volta che l'intenzione di una guerra, sicuramente non di liberazione da una dittatura, ma di volontà di smaltellamento di un potere economico in ascesa in Europa alternativo e antagonista fosse tra le priorità delle vecchie potenze colonialiste (Francia e Inghilterra) e che gli Stati Uniti abbiano come fanno tutt'oggi inizialmente annusato il business degli aiuti militari per poi partecipare al conflitto quando hanno capito che i loro alleati occidentali sarebbero usciti ridimensionati dalla guerra e si sarebbe trattato di spartirsi il mondo con l'altra unica superpotenza rappresentata dall'URSS? Che Hitler abbia fatto il loro gioco cercandosela è assodato, che poi abbia fatto poker con i campi di sterminio dando anche agli alleati la possibilità di ammantare il loro intervento "da liberatori" contro il nazismo, anche. E che infine sia andata davvero bene così, e ne siamo tutti ben contenti pure.
seconda considerazione
quando si parla di Mussolini sembra che sia stato solo al mondo. ha deciso, ha pensato, ha fatto. per quanto il suo pensiero e la sua azione avessero un peso considerevole non dimentichiamo che il fascismo aveva un Gran Consiglio e soprattutto un Re che la sua la faceva pesare anche perchè aveva il supporto di buona parte dell'esercito. Nessuno sarebbe entrato in guerra senza il suo avallo e senza l'avallo dei generali, gli stessi che poi, in tempi assolutamente sospetti, si sono affannati a trovare documenti e testimonianze di quanto avrebbero fatto per evitare l'entrata in guerra e il disastro conseguente (da loro stessi creato per tradimento e ancor più gravemente per incompetenza). Ho sempre l'impressione che, ponendo Mussolini al centro di tutte le scelte (e di conseguenza gli errori) automaticamente si assolva un intera nazione. E questo accade anche nel bene. Le bonifiche, le organizzazioni giovanili, le innovazioni relative alle coperture assicurative e pensionistiche, pare le abbia fatte Mussolini con il suo pensiero e la sua azione. Non è così. Errori e "non errori" sono frutto di un sistema nazione, del lavoro e del pensiero di migliaia se non milioni di italiani, costruito sulla spinta di una "idea" non certo di un solo uomo, benchè, nel bene e nel male, Mussolini sia stato di questa "idea" guida e ispiratore.
Le tue considerazioni, Radagast, sono corrette e pertinenti, ma permettimi di fare un paio di osservazioni.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale, gli stati Uniti e l'Unione Sovietica non avevano alcuna previsione di assurgere al ruolo di superpotenze mondiali. Al contrario: negli USA il sentimento isolazionista aveva delle basi solidissime, sia a livello politico-istituzionale, sia a livello di opinione pubblica; sappiamo quanti sforzi dovette sostenere il presidente Roosevelt per superare le resistenze del Congresso ad un progressivo coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra in corso in Europa anche perché, non dimentichiamolo mai, nel 1939 le forze armate statunitensi (con l'esclusione della marina) erano largamente impreparate, sia qualitativamente che quantitativamente, ad un intervento armato di qualsivoglia genere che non fosse su base strettamente "regionale". Il dibattito politico tra neutralisti e interventisti (questi ultimi in netta minoranza) assunse negli Stati Uniti toni asperrimi e spaccò profondamente il paese almeno sino alla fatidica data di Pearl Harbor. L'Unione Sovietica non aveva mai nascosto le sue mire "imperiali" sull'Europa orientale, a maggior ragione dopo la mortificante sottoscrizione del patto di Brest-Litovsk avvenuta nel 1918, ma le sue ambizioni in politica estera erano perennemente compromesse dal clima di terrore e dall'instabilità politica interna dovuta in larga parte alla paranoie personali di Stalin, nonché dalle acerrime lotte di potere in seno alla nomenclatura del partito. L'illusione della "rivoluzione socialista mondiale", d'altronde, era morta sul nascere già da tempo, lasciando l'URSS completamente sola a compiere un esperimento socio-politico che causò al popolo russo una serie di immani tragedie e di atroci sofferenze.
La realtà, a mio parere, è che i vecchi assetti coloniali globali stavano oramai avviandosi, per una lunga serie di motivi, lungo il viale del tramonto. Già prima dello scoppio del conflitto, tutta l'Asia e parte del Medio Oriente, ad esempio, erano in fermento per scuotersi di dosso il fardello della dominazione straniera, fosse essa Inglese, Francese, Olandese o Portoghese, mentre l'ascesa impetuosa del Giappone, cominciata nei primi anni del '900, aveva gettato le basi per la nascita di un impero di matrice esclusivamente orientale che mirava addirittura a inglobare buona parte della Cina (una situazione del tutto inedita dal punto di vista storico che allarmava moltissimo gli Stati Uniti ma che non veniva considerata in tutta la sua gravità a Londra o a Parigi). Le vicende seguite allo svolgimento della seconda guerra mondiale non fecero altro che accelerare tali processi portandoli sino alle loro estreme conseguenze. A differenza di quanto avvenuto nel corso della guerra precedente, l'ennesimo suicidio intestino dell'Europa, e l'annientamento del Giappone, lasciò campo libero agli Stati Uniti e all'URSS per diventare i protagonisti principali di un nuovo assetto planetario improntato a una tesissima rivalità geo-strategica a sua volta alimentata da un inconciliabile conflitto ideologico, con tutte le conseguenze che ben conosciamo.
Quanto alle "colpe" di Mussolini, sappiamo bene che egli non fu lasciato solo ad assumere le decisioni che determinarono i destini del Paese, ma sappiamo anche come gli organi istituzionali del fascismo, come appunto il Gran Consiglio, non esercitarono quasi mai una vera funzione consultiva, limitandosi nella stragrande maggioranza dei casi a ratificare passivamente le decisioni di un uomo, il Duce appunto, la cui persona aveva finito per identificarsi completamente con lo Stato. Se vi fu opposizione, si trattò quasi sempre di un'opposizione strisciante, fatta di mugugni, polemiche e pettegolezzi di palazzo, a parte il caso Balbo (spedito, infatti, subitaneamente in Libia). Quanto a Ciano, De Bono o Grandi, nessuno di loro avrebbe voluto rinunciare alle rendite di posizione garantite dal loro insediamento ai vertici del regime, mentre le figure minori del partito, non sempre allineate alle scelte di Mussolini, furono di volta in volta silurate o liquidate, spesso con sistemi alquanto disgustosi (pensiamo alla triste vicenda di Augusto Turati). Vittorio Emanuele III e gli ambienti monarchici in genere sdegnavano e probabilmente nel loro intimo detestavano Benito Mussolini ma, fin tanto che il regime fascista svolgeva il ruolo di primo garante della sovranità di Casa Savoia sul Paese, nessuno al Quirinale aveva interesse di provocare qualsivoglia tipo di sconvolgimento istituzionale o politico. Il fascismo, com'è noto, nel bene o nel male, faceva comodo a a tutti, come un abito adatto a tutte le stagioni, almeno fin tanto che esso non finì in pezzi sotto il cumulo delle proprie stesse menzogne: solo allora tutti furono pronti a rinnegarlo, fascisti per primi.
RIP-STOP
Edited by rip-stop - 11/1/2023, 10:39